Un anno di pandemia e crisi economica: la conta dei danni

Cos’è successo a Pil, consumi, redditi e mercato del lavoro? Tutti i numeri

La sera del 20 febbraio 2020 viene scoperto il primo caso di contagio italiano di Covid19. Dopo una prima fase di illusione, quando si pensa che l’infezione scoperta in Cina, possa essere circoscritta con poche zone rosse in Lombardia e Veneto, il 9 marzo si ricorrere a un lockdown nazionale che ferma il Paese. Inizia così la storia degli ultimi 365 giorni italiani, quelli condizionati in tutto e per tutto dalla pandemia da coronavirus. Vediamo, dal punto di vista economico, cosa è cambiato in questo anno di dura crisi economica e cosa abbiamo perso. In altre parole: facciamo la conta dei danni. Partiamo dalle date da ricordare della crisi economica scatenata dalla pandemia in Italia:

  •  30 gennaio 2020 – L’Italia blocca tutti i voli da e per la Cina
  • 23 febbraio 2020 – Scattano le zone rosse in Lombardia
  • 4 marzo 2020 – Vengono sospese le attività scolastiche in tutta Italia
  • 9 marzo 2020 – Iniziano le misure di lockdown per tutto il Paese
  • 11 marzo 2020 – Il Ftse Mib chiude le contrattazioni con un -16,92%: è la peggiore seduta della sua storia
  • 17 marzo 2020 – Annunciato il Cura Italia, la prima misura di sostegno economico per la pandemia
  • 7 aprile 2020 – Il governo vara il Decreto liquidità
  • 4 maggio 2020 – Inizia la fase 2: l’Italia esce piano piano dal lockdown
  • 19 maggio 2020 – Pubblicato in Gazzetta ufficiale l’intervento economico più corposo: il decreto Rilancio
  • 11 giugno 2020 – Entra in vigore la fase 3
  • 13 giugno 2020 – L’app di tracciamento Immuni diventa attiva in tutta Italia
  • 14 settembre 2020 – Riaprono le scuole
  • 19 ottobre 2020 – Arriva un nuovo Dpcm con misure restrittive per bar e ristoranti in risposta alla seconda ondata
  • 27 ottobre 2020 – Il consiglio dei ministri approva il decreto ristori (il 30 novembre verrà varato il Ristori quater)
  • 4 novembre 2020 – Varato un nuovo Dpcm che suddivide l’Italia in zone a colori in base al rischio
  • 9 dicembre 2020 – Camera dei deputati e Senato approvano la risoluzione di maggioranza sul Mes
  • 18 dicembre 2020 – Entra in vigore il decreto Natale per le festività
  • 27 dicembre 2020 – Vaccinati i primi italiani all’Istituto Spallanzani di Roma
  • 30 dicembre 2020 – Il Senato approva la legge di bilancio 2020 (la Camera l’ha approvata il 23 dicembre)
  • 12 gennaio 2021 – Il consiglio dei ministri approva il Recovery plan
  • 26 gennaio 2021 – Il presidente del consiglio Giuseppe Conte si dimette
  • 13 febbraio 2020 – Il nuovo governo Draghi giura al Quirinale

 

Dopo aver ricordato le date più importanti, dobbiamo dire che la crisi economica del 2020 sarà ricordata nella storia come la peggiore dal Dopoguerra a oggi. Anche se le stime della Commissione Europea e delle istituzioni internazionali sono nel corso dei mesi migliorate, come si può vedere nel grafico in alto, parliamo di un calo del Pil dell’8,9%. A guardare l’andamento storico del prodotto interno lordo in Italia, è un crollo superiore a quello del 2009, nel pieno della crisi finanziaria mondiale. Per una volta non siamo stati i peggiori d’Europa, Malta, Grecia e Spagna, Paesi non a caso molto dipendenti dal turismo, hanno subito crolli ancora maggiori, negli ultimi due casi superiori al 10%. Ma è una magrissima consolazione.

La crisi economica del 2020 e l’andamento del Pil

La minore riduzione del Pil rispetto ad alcune aspettative ancora più tragiche è stata dovuta anche alle misure di emergenza prese per frenare la crisi. Infatti, come si vede anche nell’elenco delle date da ricordare, il 17 marzo è stato varato il Cura Italia da 25 miliardi, il 7 aprile il Decreto Liquidità per le imprese in difficoltà, il 19 maggio il Decreto Rilancio, da 55 miliardi, forse il più importante di tutti. Seguito dal Decreto Agosto e da quello sui Ristori. L’insieme di questi interventi e del crollo del Pil ha fatto decollare la spesa pubblica al 58,5% del Pil secondo le proiezioni del Nadef. Il deficit è di conseguenza cresciuto al valore record del 9,5% del prodotto interno lordo secondo le ultime previsioni, era solo dell’1,7% nel 2019. E il debito addirittura al 155,6% del Pil. Alla fine del 2020 ha raggiunto il 158%, un dato toccato solo una volta in Italia, come possiamo vedere da questa analisi dell’andamento storico di questo indicatore.

È anche per alleviare questa tragica situazione che nel luglio del 2020 gli Stati Membri della Ue hanno concordato il Next Generation EU, lo storico fondo di 750 miliardi di euro, parte sotto forma di erogazioni a fondo perduta, parte di prestiti, che dovrà finanziare gli investimenti per la ripresa, e che sarà utilizzata anche per sostituire la spesa degli Stati per progetti già avviati. All’Italia come si sa è andata la fetta maggiore, 209 miliardi.

crisi economica 2020

La nuova crisi economica italiana

Come sempre tuttavia l’impatto più visibile è stato quello sulle tasche delle famiglie, sul lavoro e sui consumi. Questi ultimi sono diminuiti dell’11,7% nel 2020. Una riduzione molto superiore a quella dei redditi. Non a caso si è tradotta anche in uno straordinario incremento dei risparmi, sia di famiglie che di imprese, aiutate queste ultime anche dalla liquidità concessa dalle misure del governo. La propensione al risparmio è arrivata secondo le stime ancora provvisorie al 16,7% del reddito. E i depositi bancari, come abbiamo visto in questo articolo, sono cresciuti.

Non si tratta ovviamente di una buona notizia, perché la rinuncia ai consumi di tutte le famiglie ha significato un calo dei redditi più diseguale e concentrato, proprio in coloro che quindi si occupano di servizi di consumo, come commercio, ristorazione, turismo. Ovvero quei settori in cui già prima della pandemia vi erano i lavoratori più fragili, più giovani, più precari, con una sovra-rappresentazione delle donne.

Cos’è successo al reddito medio degli italiani?

Secondo l’Istat, inoltre, il valore aggiunto del commercio è crollato del 16% nel 2020. Quello delle attività artistiche e di intrattenimento del 14,6%, mentre quello dell’ambito dell’Ict è cresciuto dell’1,6%. Le unità di lavoro (ULA) sono infatti scese del 10,3% complessivamente ma del 16,9% nel commercio. In questo ambito i redditi sono diminuiti del 14%. Cosa inevitabile se consideriamo che nel sottogruppo della ristorazione e dell’alloggio la spesa dei consumatori è crollata del 40,5%. Mentre è per esempio aumentata del 2,5% nelle comunicazioni e dell’1,9% in quello degli alimentari.

Pandemia e disuguaglianza

La pandemia da coronavirus ha aumentato la disuguaglianza nei redditi, lo sappiamo. Ma abbiamo anche i dati. Quelli citati da Mario Draghi nel discorso al Senato per la fiducia: la disuguaglianza, misurata dall’indice Gini sul reddito da lavoro equivalente, sale da 34,8 nel 2019 a 36,5% nel primo trimestre 2020 e 41,1% nel secondo trimestre 2020. Lo dice lo studio della Banca d’Italia dal titolo “L’impatto della pandemia sui redditi da lavoro: il caso italiano” di Francesca Carta e Marta De Philippis.

Che cosa è l’indice di Gini? É l’indicatore internazionalmente riconosciuto come il più preciso per misurare la disuguaglianza nella distribuzione del reddito, perché misura quanto la curva di aumento del reddito stesso si discosta dalla perfetta uguaglianza tra poveri e ricchi.

L’impatto della crisi economica del 2020 sui gap di genere e di età

Possiamo concludere questa lunga carrellata di dati negativi dicendo che crisi economica del 2020 è stata ed è una tra le più atipiche e diseguali, da ogni punto di vista. Anche di genere. Nei primi 9 mesi del 2020 il numero di donne occupate è crollato di 275 mila, contro i -195 mila posti maschili. Se consideriamo che in partenza le donne al lavoro sono già molte meno, la differenza è notevole.

Ed è di tutta rilevanza anche se distinguiamo per età. I 15-34enni occupati sono diminuiti del 4,8%, quelli over 50 sono addirittura aumentati dell’1,1%. Gli stranieri poi hanno sofferto più degli italiani, con un -6,1% di occupati tra loro contro un -1,1% tra chi ha la cittadinanza italiana. E chi è meno istruito rispetto ai laureati. La ripresa per essere equilibrata chiaramente dovrà essere ugualmente diseguale, questa volta però a favore delle categorie che ora sono state svantaggiate in modo così sproporzionato.

I dati si riferiscono al 2020

Fonte: Commisione Europea, Istat e Banca d’Italia 

Leggi anche: La disoccupazione giovanile in Italia è al 30,9%

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