Andamento del debito pubblico, nel 2023 è al 142,1%

Rimarrà sopra il 140% fino al 2026, oggi i miliardi da restituire sono 2.859

Nel luglio 2023 è stato toccato l’ennesimo record per il debito pubblico italiano, che è schizzato a 2.858 miliardi e 601 milioni, quasi 88 miliardi in più di un anno prima. Non è un caso che l’andamento del debito pubblico italiano sia tra i più sorvegliati della zona euro. Se lo calcoliamo in termini percentuali sul Pil, come è corretto fare per avere un’idea precisa del suo impatto, peggio di noi fa solo la Grecia, con un rapporto debito/Pil pari al 171,3%. Vi sono anche delle “buone notizie”, però: l’Italia dovrebbe chiudere il 2023 con una flessione sul rapporto debito/pil del 2,3% rispetto al 2022.

Le stime del Mef di Giorgetti per il rapporto debito/pil

Sono questi i dati aggiornati sull’andamento del debito pubblico messi a disposizione dal Mef nel Documento di Economia e Finanza (Def) del ministro Giancarlo Giorgetti, in cui sono contenute anche le previsioni per il prossimo futuro. Le potete vedere nel grafico in apertura che mostra l’andamento del debito pubblico italiano dal 1861, completo delle stime fino al 2026. Ecco, nel dettaglio, cosa bisogna sapere per essere aggiornati sul debito dell’Italia: nel 2022 le passività finanziare del nostro Paese sono state pari al 144,4% del Pil ma si prevede che diminuiscano al 142,1% nel 2023 e che nel complesso scendano del 4% entro il 2026, anno in cui il rapporto tra il debito e il prodotto interno lordo dovrebbe attestarsi al 140,4%.

Andamento debito pubblico, la vita media residua del deficit è di 7,6 anni

Tornando ai valori assoluti al luglio 2023 il debito delle amministrazioni centrali risultava essere cresciuto di 104 miliardi rispetto al dato del 2022, mentre era di 170 milioni di euro la flessione di quello delle amministrazioni locali. In calo di 20 milioni, poi, il debito degli enti di previdenza. La quota del debito detenuta dalla Banca d’Italia era pari al 25,2 per cento (0,9 punti percentuali in meno rispetto a fine 2022) e la vita media residua del debito (il calcolo di quanti anni mancano mediamente alla scadenza di tutte le emissioni) è rimasta stabile a 7,7 anni.

Leggi anche: Il debito pubblico degli altri 

L’andamento storico del debito pubblico italiano

É giusto, però, andare più indietro nel tempo per capire come si è arrivati a questo macigno che pesa sui conti pubblici italiani.

Il 1867 è l’anno della svolta, anche se quel trend di aumento durerà solo pochi anni, mentre la crescita del debito pubblico diciamo così, strutturale, è iniziata una cinquantina d’anni fa e non si è ancora interrotta: non è colpa della pandemia, quindi, le emissioni di Bot e Btp, che rappresentano il titoli del debito di Stato, sarebbero continuate a salire anche se in misura inferiore.

La crescita economica italiana con Giolitti al governo

Dicevamo del 1867. l’Italia deve affrontare la crisi economica che ha investito tutta Europa alla fine dell’800. Quell’anno il rapporto tra debito pubblico e Pil raggiunge il 117%  nonostante già allora, come oggi, il saldo primario (cioè la spesa pubblica al netto degli interessi sul debito) fosse positivo. Ciò che non fa impennare il rapporto debito/Pil è la crescita economica che l’Italia vive nel periodo giolittiano quando torna a scendere, di ben 40 punti percentuali, al 70%. Ci sono stati, però, altri due picchi del debito, in corrispondenza delle due guerre mondiali. Per partecipare al primo conflitto mondiale, per esempio, lo sforzo fu tale che il debito salì al 160% del Pil nel 1920.

andamento debito pubblico

Il debito pubblico dopo la Seconda guerra mondiale

A salvare i conti pubblici dopo la Seconda Guerra Mondiale è stata la svalutazione della lira che permise allo Stato italiano di pagare meno interessi sul debito. Il secondo motivo della relativa calma dei conti pubblici, nonostante il conflitto, è che allora la Banca d’Italia era fortemente connessa alla politica economica del Governo e, quindi, poteva permettersi quelle che allora si chiamavano “anticipazioni” che non facevano parte effettiva del debito pubblico dato che Bankitalia e Stato italiano erano, di fatto, la stessa cosa. E, in ogni casa, non erano debiti a breve scadenza.

Così, nel corso della guerra, il debito pubblico italiano sale al 106% il rapporto al Prodotto interno lordo per arrivare poi al 118% nel 1943. Appena tre anno dopo crollò al 32%.

Come si vede nel grafico in alto, è dagli anni Settanta in poi che il rapporto debito/Pil ha fatto registrare una crescita poderosa, con sporadici rallentamenti, ma i livelli da record precedenti – almeno fino alla crisi economica scatenata dalla pandemia – non erano stati più raggiunti.

Il debito pubblico italiano degli ultimi decenni

La ragione dell’aumento di quegli anni sta nell’incremento del deficit, ovvero della differenza tra entrate e uscite, causato da un intervento sempre più importante dello Stato. Per esempio tramite la realizzazione di un Sistema Sanitario Nazionale, ma anche di misure di welfare e assistenziali come gli incrementi degli stipendi dei dipendenti statali e delle pensioni. Degli stessi anni, per la precisione del 1973, è il varo delle cosiddette “baby pensioni”. Fino a un certo punto la crescita del rapporto debito/Pil è stata frenata dall’inflazione, ovvero il debito cresceva, sì, ma come i prezzi, e in termini reali si trattava di un aumento contenuto.

Il ruolo dell’inflazione e dell’euro sui conti pubblici

Con la fine del carovita in doppia cifra, negli anni ’80, è emerso il vero peso del debito, e si sono fatti sentire gli alti interessi, a volte anche superiori al 10%, che lo Stato doveva pagare su di esso. Sono stati loro, ancora più del deficit, a costringere lo Stato e emettere altri titoli per poterli ripagare.

Che cosa è successo al debito pubblico con l’euro

Si arrivò così al 120,1% del 1994. Dopo allora una politica di minore spesa, che rese le le uscite minori delle entrate (escludendo gli interessi), e il calo del tasso di interesse determinato dall’arrivo dell’euro, hanno portato a una riduzione del debito fino al 103,9% del Pil del 2007. La crisi economica successiva però lo ha riportato in breve oltre il 130%. E ogni progetto di ridimensionamento poi è stato archiviato dall’arrivo del Covid.

I dati si riferiscono al: 1861-2021

Fonte: Banca d’Italia, Istat 

Ultima modifica: 22 settembre 2023

Leggi anche: Il debito Usa con Trump è arrivato a quasi 23mila miliardi 

Ti piace citare i numeri precisi quando parli con gli amici? – La redazione di Truenumbers.it ha aperto un canale Telegram: qui potrai ricevere la tua dose quotidiana di dati, restare aggiornato sui principali dati (rigorosamente ufficiali) e fare domande. Basta un attimo per iscriversi. Un’ultima cosa: siamo anche su Instagram.