Sanità, meno dipendenti e sempre più vecchi

Il decreto Rilancio stanzia 3,25 miliardi per potenziare le strutture. Ecco la situazione attuale

Il decreto Rilancio stanzia 3,25 miliardi di euro per potenziare la sanità pubblica italiana. E’ prevista l’assunzione di 9.600 infermieri e l’aumento del 115 per cento dei posti in terapia intensiva. Ma cos’è successo negli ultimi anni ai lavoratori della sanità e in particolare ai medici in Italia? Il loro numero è aumentato o diminuito? Adesso, sono 692mila: 650mila sono quelli a tempo indeterminato e rappresentano un quinto del personale stabilmente assunto nella pubblica amministrazione. Il sistema sanitario pubblico, complice l’emergenza del coronavirus, non è mai stato sotto esame come in questo momento: è quindi il caso di vedere come il personale è cambiato negli ultimi anni.

I dati dell’Istat si riferiscono al 2018, sono gli ultimi disponibili. Dal 2009, però, si è registrata una progressiva riduzione degli occupati a tempo indeterminato per effetto delle politiche di contenimento della spesa per il personale nel settore pubblico e, soprattutto, dell’applicazione in alcune regioni dei piani di rientro della spesa sanitaria. Come si vede nel grafico in alto il personale medico è passato da 118.655 persone del 2009 alle 111.654 del 2018.

Come cambia il personale della sanità pubblica

Come abbiamo visto in questa analisi tra il 2009 e il 2018, la diminuzione complessiva è stata di circa 44mila unità (-6,4%). Questa riduzione è stata solo parzialmente compensata dall’innalzamento dei requisiti per l’accesso alla pensione – che, trattenendo i lavoratori più anziani, ha velocizzato il processo di invecchiamento del personale – e dalla crescita del ricorso al lavoro flessibile (a tempo determinato e in somministrazione).

Secondo le rilevazioni del ministero dell’Economia e delle Finanze e dell’Istat nel 2018 gli occupati con forme di lavoro flessibile nella sanità pubblica sono circa 42mila, contro i 38 mila del 2009 e i 31 mila del 2013. E la diminuzione più marcata di personale stabile (-13,5%) ha riguardato i dirigenti non medici (con ruoli tecnici, amministrativi o professionali, inclusi i sanitari non medici). Il maggior ricorso a forme di lavoro flessibile (+64%), infatti, è riuscito a compensare solo un quarto delle cessazioni. Tra i medici in Italia (inclusi odontoiatri e veterinari) la contrazione del personale stabile è stata del 5,4%; anche in questo caso solo un quarto delle cessazioni è stato controbilanciato dall’incremento del lavoro flessibile (+26%).

Quanto guadagnano i dirigenti medici in Italia?

Ma è interessante anche vedere quali sono le retribuzioni nella sanità pubblica. La retribuzione lorda pro capite ammonta a quasi 83mila euro l’anno per i medici in Italia, a 73mila euro per i dirigenti non medici e a 31 mila euro per il personale non dirigente. Le retribuzioni medie dei dirigenti del comparto sanità risultano in linea con quelle osservate per i dirigenti dei corpi di polizia e delle forze armate, per i dirigenti scolastici e i dirigenti delle professionalità sanitarie dei ministeri. Sono invece sensibilmente più basse di quelle dei dirigenti degli enti pubblici non economici (158mila euro), della presidenza del consiglio dei ministri (150mila), delle agenzie fiscali (137 mila), del personale di magistratura (137 mila euro) e degli enti di ricerca (116 mila). La retribuzione del personale non dirigente, invece, presenta una variabilità più contenuta rispetto agli altri comparti. Il personale strettamente sanitario percepisce, in media, oltre 33 mila euro, circa 10 mila euro in più di quello amministrativo, tecnico, ausiliario della scuola (23 mila euro) e circa 23 mila euro in meno del personale non dirigente della presidenza del consiglio dei Ministri (56 mila euro).

Fonte: Istat

I dati si riferiscono al: 2018

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