Un hamburger di carne sintetica costa 10 dollari

I costi sono ancora eccessivi, ma in calo. Si ridurrebbe l’inquinamento fino al 99%

Riduzione del 96% dell’immissione di gas serra e dell’utilizzo del suolo; risparmio dei consumi energetici del 45% e minor consumo idrico del 99%. Sono questi i dati sull’impatto ambientale che, secondo uno studio delle Università di Oxford e Amsterdam, dovrebbe avere la produzione della cosiddetta “culture meat” (carne sintetica) o “clean meat”. Un’avvertenza: carne sintetica e carne vegetale non sono la stessa cosa infatti per carne vegetale si intende un’intera categoria di alimenti, ottenuti da farine di legumi o di cereali, oppure da proteine isolate degli stessi. La sua funzione è quella di sostituire interamente gli ingredienti di origine animale, secondo i criteri della filosofia vegana, apportando al tempo stesso un’alta percentuale proteica.

Come si fa una bistecca sintetica

La carne sintetica è, invece, “carne” prodotta in laboratorio: per produrla non serve uccidere un animale. La tecnica per ottenere bistecche, hamburger e polpette sintetiche, consiste nel prelevare cellule muscolari dal bestiame e nutrirle con proteine che aiutano la crescita dei tessuti. Il prodotto, sotto forma di striscia di fibra muscolare, cresce attraverso la fusione di cellule staminali embrionali e cellule staminali adulte, ovvero cellule indifferenziate che possono trasformarsi in quasi tutti i tipi di cellule. Il processo di produzione avviene in un bioreattore, ovvero in una grande macchina che riproduce le condizioni ambientali, come temperatura e percentuale di Co2, necessarie alla proliferazione e alla differenziazione delle cellule. Un’alternativa ai bioreattori è la coltivazione in vitro.

Quanto costa la carne sintetica

Un tipo di produzione che strizza l’occhio ai più convinti sostenitori ambientali, essendo la “carne pulita” ecologica ed eticamente corretta. Ulteriori vantaggi della “carne coltivata” includono la possibilità di aggiungere valore nutrizionale all’alimento. Tuttavia, malgrado il crescente interesse nei confronti della carne artificiale, sono ancora molti gli ostacoli tecnici alla sua realizzazione dovuti soprattutto agli ingenti costi per finanziare le ricerche scientifiche: nel 2008, il prezzo per ottenere circa 250 grammi di prodotto, ammontava a quasi 1 milione di dollari. Sei anni fa il costo di un hamburger staminale è sceso a 250mila dollari, mentre “oggi costa poco più di 10 dollari” secondo Carlo Alberto Redi, professore di zoologia e biologia e autore di una dettagliata analisi sulla carne sintetica.

Le aziende che producono carne sintetica

Grazie agli ultimi studi e novità in materia, i ricercatori sarebbero in grado di produrre ben 175 milioni di hamburger attraverso le cellule di una sola mucca e diverse sono le aziende che hanno in programma di entrare nel mercato (Finless, Foods, Mosa Meaths, Memphis Meat). Pertanto, quando completamente commercializzato, questo tipo di tecnologia, potrebbe avere un forte impatto sul modo sulla produzione e sul consumo di carne. Si stima che entro cinque anni potrebbe arrivare sul mercato, con effetti positivi sulla salute e sulla sicurezza alimentare, oltre che, come detto, sull’ambiente.

bistecca sintetica

Della carne sintetica in Italia se ne parla dal 2000

Il concetto di carne sintetica è stato reso popolare nei primi anni 2000 da Jason Matheny, economista e ricercatore, che curò il più importante articolo scientifico sul tema. Matheny, inoltre, è il fondatore di “New Harvest”, la prima organizzazione mondiale senza scopo di lucro dedicata al supporto della ricerca sulla carne in vitro. Bisogna aspettare il 2013 però per vedere il primo prototipo di clean meat. In quell’anno, infatti, Mark Post, professore all’Università di Maastricht, ha presentato pubblicamente il primo esemplare di carne sintetica: un hamburger. E solo 7 anni dopo, per la precisione nel dicembre 2020, alcune persone hanno potuto assaggiare per la prima volta in un ristorante di Singapore la carne sintetica.

I vantaggi per la salute della carne sintetica

Anche se non è strettamente necessario, la produzione su larga scala di carne sintetica può richiedere l’uso di ormoni della crescita. Questo è forse il principale ostacolo al successo presso i consumatori della culture meat. Anche se non bisogna dimenticare che spesso pure negli allevamenti si impiegano ormoni. Un beneficio per la salute è dato dalla possibilità di aggiungere acidi grassi omega-3. Cosa sono? I grassi che si trovano prevalentemente nel pesce azzurro e che sono utili a combattere i trigliceridi alti, l’artrite reumatoide, la depressione, l’Alzheimer e altre forme di demenza.

Un altro vantaggio della carne sintetica è la minore probabilità di contaminazione da parte di parassiti e batteri e di sviluppare infezioni virali e micosi. Inoltre, grazie all’ambiente rigorosamente controllato, la produzione di carne coltivata riduce l’impiego di sostanze chimiche come i farmaci veterinari.

La carne sintetica è buona?

Un problema per i consumatori può essere rappresentato dalla diversità delle caratteristiche organolettiche della carne sintetica rispetto a quella tradizionale. La seconda infatti, benché composta da cellule muscolari animali con tanto di grasso e vasi sanguigni, ha un gusto, un odore e una consistenza diversa rispetto alla prima. Ed è priva di ossa, fattore che ne penalizza l’utilizzo per certe ricette.

I vantaggi ecologici della carne sintetica

Sotto il profilo ecologico i vantaggi della carne sintetica appaiono indubbi. É assodato, infatti, che gli allevamenti siano tra le principali fonti di inquinamento atmosferico e idrico e una delle cause del riscaldamento globale. Tuttavia, è soprattutto in un’ottica di lungo periodo che si possono valutare i vantaggi della clean meat. Infatti, per soddisfare le necessità alimentari di una popolazione mondiale in rapida crescita bisognerebbe aumentare il numero di allevamenti, soprattutto bovini. Gli effetti per l’ecosistema sarebbero pesanti: siccome il bestiame consuma un’enorme quantità di foraggio, occorrerebbe convertire vaste superfici di colture destinate all’uomo in coltivazioni di legumi e cereali necessarie all’alimentazione animale.

I dati si riferiscono al: dicembre 2021

Fonte: Università di Oxford e Amsterdam

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