I soldi per i poveri? In Italia sono destinati ai ricchi

Rilevazione spesa sociale: Italia penultimo Paese per quota di sussidi. Solo il 7,8% ai più poveri

Il grafico in apertura rappresenta la distribuzione della spesa sociale destinata alle persone in età lavorativa: si tratta del welfare distribuito in “cash”, ovvero non tramite prestazioni (come avviene con i servizi sanitari o scolastici), ma in erogazioni monetarie, come sussidi o pensioni verso disoccupati, disabili, genitori con figli a carico e così via. In particolare, il grafico mostra la rilevazione della spesa sociale e il modo in cui essa viene distribuita sulla base del reddito dei percettori

Dove va la spesa sociale italiana

Dividendo i cittadini compresi tra i 15 e i 64 anni in cinque gruppi di uguale numero, dal 20% più povero – cioè il primo quintile – fino al 20% più ricco – il quinto quintile – è possibile rilevare quanta parte del totale della spesa sociale viene destinata a chi ha il reddito minore, quanto a chi ha il reddito medio-basso e così via fino al livello più alto.

Rilevazione spesa sociale in Italia e in Europa

Ebbene, l’Italia è il penultimo Paese per quota di sussidi destinati ai più poveri. Solo il 7,8% di queste erogazioni cash va al quintile meno abbiente. Peggio di così fa solo la “solita” Grecia, al 7,1%.

Al contrario in Nuova Zelanda la quota destinata ai più poveri è pari al 45,2% del totale della spesa sociale, in Finlandia al 43,9%, in Australia al 42,3% del totale. La media Ocse è del 23,4%.

Il nostro Paese è invece il secondo, dopo il Portogallo, a spendere di più per i “ricchi” (il 20% della popolazione con il reddito più alto): il 38,8%. Una cifra quasi pari al 39,9% corrisposto alla somma dei tre quintili più poveri (nel grafico in colore verde, rosso e giallo), ovvero per il 60% dei cittadini in età lavorativa. Basti pensare che invece il Regno Unito spende in cash solo il 5,8% per il 20% più ricco, l’Australia il 5,4%, la Danimarca il 6,7%.

Tra i nostri vicini, la Germania destina a loro solo il 13,2%, mentre per il 20% più povero il 29,7%. La Francia rispettivamente dà il 21,2% ai più ricchi e il 21,9% ai più poveri, la Spagna il 30% e il 12,2% avvicinandosi al modello italiano, ma non raggiungendolo. 

Modello mediterraneo della spesa sociale

Si distingue, quindi, da una parte un modello mediterraneo, che include Italia, Spagna, Grecia e Portogallo, in cui viene concesso molto più a chi ha un reddito alto, dall’altra quello anglosassone/nordico, con Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda, Finlandia, Paesi Bassi, Danimarca, in cui i sussidi vanno quasi solo ai più poveri. 

Come spiega l’Ocse, si tratta dell’esito di una differenza di impostazione: in quello anglosassone/nordico ci si basa sul reddito, ovvero si concedono sussidi a chi ha entrate insufficienti, a maggior ragione se con famiglie numerose o persone a carico, per pagare l’affitto, le bollette e magari gli studi. 

Questa tipologia di sussidi prevale su quelli comuni, invece, nel modello mediterraneo, che si basano su situazioni oggettive o sui guadagni passati. E’ chiaro che in questo secondo caso saranno i più ricchi a beneficiare del welfare, magari con un reddito alto per la percezione di pensioni anticipate o di anzianità cui si è arrivati dopo un lavoro remunerativo.

I dati si riferiscono al: 2016

Fonte: Ocse

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