Ma il patrimonio per persona cala in modo costante dal 2007. Tutti i numeri
Negli ultimi tempi si è parlato spesso di tassazione patrimoniale come strumento per il reperimento delle risorse necessarie ad attutire i colpi della crisi legata alla pandemia. Conoscere a quanto ammonti effettivamente la ricchezza pro capite in Italia è, quindi, importantissimo. Come è importantissimo saper se siamo ancora un popolo di risparmiatori.
Quant’è la ricchezza pro capite in Italia?
E’ così? A vedere i dati ormai non più molto. Il patrimonio complessivo degli italiani è andato declinando, soprattutto se lo si misura in termini di prezzi costanti e di Purchase Power Parity (PPP), ovvero corretti per l’inflazione e i diversi poteri d’acquisto. E così anche in termini pro-capite, ovvero diviso per il numero degli abitanti, che da circa 15 anni è costante, è diminuito. Ogni italiano nel 2000 in teoria aveva un patrimonio di 156.447 euro, che era salito nel 2007 a 213.024, superando tra l’altro quello di giapponesi e inglesi, oltre che quello dei tedeschi, storicamente con uno stock di patrimonio inferiore del nostro.
La ricchezza e il Pil in Italia
Dopo quella data però è cominciato il declino, che ha portato la ricchezza pro capite a 172.503 euro ne 2017, ultimo anno per cui abbiamo i dati nel World Inequality Database. Si tratta dell’unico Paese tra i maggiori del mondo per cui è accaduto qualcosa del genere, per cui non c’è stato un rimbalzo neanche in occasione della ripresa economica. Perché ovviamente la maggiore causa di questo trend è stata la crisi del 2008-2009 che in Italia in realtà ha colpito di più tra il 2011 e il 2013. E ha colpito più forte, soprattutto perché ha impattato su un tipo di ricchezza su cui gli italiani avevano puntato più di tutti, il patrimonio immobiliare.
Il declino del mattone, che in Italia è stato più duraturo che altrove, è stato accompagnato, oltre che in parte provocato, da una stagnazione del Pil in Italia, l’unico a non avere raggiunto prima della crisi del 2020 i livelli pre-2008.
Il tasso di risparmio degli italiani
Il tasso di risparmio, una volta tra i più alti, è diminuito, e quindi il patrimonio degli italiani, contando la perdita di valore di molte abitazioni e i nuovi redditi molto ridotti, è rimasto stagnante, ma considerando l’inflazione in termini reali e di potere d’acquisto (PPP) come è stato già detto è stato addirittura declinante.
Non è accaduto lo stesso altrove. È vero, in alcuni Paesi la ricchezza pro-capite non è tornata quella del 2007 e 2008, per esempio in Usa o in Spagna, dove lo scoppio della bolla immobiliare è stata forte. Tuttavia vi è stata una risalita negli anni ’10 rispetto al momento peggiore della precedente crisi. Il patrimonio pro capite degli spagnoli era nel 2017 di 193.927 euro, quindi superiore al nostro, superato anche da quello dei francesi, tra i più stabili al mondo, di 214.590, e da quello dei tedeschi, a quota 185.359.
I Paesi più ricchi del mondo
Classicamente in Germania si è sempre guardato molto più al raggiungimento di un alto reddito che all’accumulazione, ma la crescita dei salari, dell’età media e dei risparmi ha fatto in modo che anche i tedeschi alla fine mettessero da parte sempre più denaro. Non come i norvegesi, tuttavia. Nel Paese scandinavo la ricchezza è esplosa dopo il 2012, raggiungendo il record di 386.482, anche considerando i prezzi molto alti. Si tratta di un Paese petrolifero, che invece di un debito pubblico ha un fondo sovrano enorme, del resto.
Nel caso di Regno Unito, Paesi Bassi e Corea del Sud invece l’aumento della ricchezza pro capite non è stata così esplosiva ma ha fato in modo che questa risalisse sopra i livelli pre-crisi. Persino il Giappone, tra i Paesi del G20 il più simile al nostro per tanti versi (alto debito pubblico, stagnazione del Pil, invecchiamento della popolazione) ha visto un trend positivo negli ultimi anni. Dopo la crisi del 2020 sarà interessante osservare l’impatto anche su questa variabile.
I dati si riferiscono al periodo 2000-2017
Fonte: World Inequality Ddatabase
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