Per l’istruzione italiana in arrivo 19,44 miliardi

Cosa prevede il Pnrr. Per creare 228mila posti negli asili ne saranno spesi 4,6

La porzione di Pnrr su ricerca e istruzione italiana è quella che ha visto il maggiore incremento di risorse rispetto alla bozza di gennaio sviluppata dal governo Conte. Riceverà 33 miliardi e 810 milioni, includendo, oltre agli stanziamenti europei del Recovery Plan, come sempre largamente maggioritari, anche quelli di React-Eu, 1,93 miliardi e quelli del fondo governativo complementare, un miliardo. Il Governo con questi fondi punta a innovare profondamente l’istruzione italiana puntando a un’economia ad alta intensità di conoscenza e competitività. Come? Rafforzando il capitale umano e affrontando debolezze e carenze strutturali sia a livello di competenze che di infrastrutture. Cominciando molto a monte. Persino dagli asili nido.

Istruzione italiana, agli asili 4,6 miliardi

Buona parte di questa parte di Pnrr ricade sotto la voce “Potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione dagli asili nido alle università”: sono destinati a questo capitolo 19,44 miliardi dei 30,87 miliardi provenienti da Bruxelles. Partiamo proprio dagli asili nido: sono rivolti ai più piccoli 4,6 dei 10,57 miliardi del capitolo “Miglioramento qualitativo e ampliamento quantitativo dei servizi di istruzione e formazione”. L’obiettivo è creare  228mila nuovi posti negli asili nido, riqualificando quelli già esistenti. Altri fondi vanno all’estensione del tempo pieno all’interno del sistema scolastico italiano. Anche qui con lo scopo di incrementare l’occupazione delle madri, cui oggi cade la gran parte del peso dell’accudimento dei figli.

Nell’istruzione italiana fa il suo esordio il mentoring

Invece, 1,5 miliardi saranno spesi per interventi straordinari di mentoring (affiancamento ad uno studente di una persona più esperta che lo possa aiutare) di migliaia di studenti in aree svantaggiate del Paese, quelli in cui i test Invalsi hanno i risultati peggiori. E un altro miliardo e mezzo nel potenziamento degli Its (Istituti Tecnici Superiori), di cui si parla da tempo. Ovvero di quella formazione post secondaria universitaria molto specialistica che offre in poco tempo le competenze per un’occupazione di qualità.

Un altro piccolo capitolo, da 830 milioni, riguarda il miglioramento qualitativo e ampliamento quantitativo dei servizi di istruzione e formazione, il cui obiettivo è il rafforzamento delle competenze degli insegnanti. È prevista anche l’istituzione di una Scuola di alta formazione per dirigenti scolastici.

istruzione italiana

L’edilizia scolastica nel Pnrr

Un’altra porzione importante di questa componente è quella che riguarda il sistema scolastico italiano nella sua interezza. I 7,6 miliardi dedicati alla scuola infatti dovranno servire a rafforzare il mondo dell’istruzione sia figurativamente che materialmente. Vi sono infatti anche 3,9 miliardi destinati alla messa in sicurezza e riqualificazione dell’edilizia scolastica. Lo scopo è ristrutturare 2,4 milioni di mq di edifici.

Si punta a creare una scuola 4.0

A questi si affiancano 2,1 per una Scuola 4.0, con nuove aule didattiche e laboratori, con il cablaggio di 40 mila scuole e la trasformazione di 100 mila classi tradizionali in quelli che sono chiamati connected learning environment, in cui l’insegnamento sia anche digitale. Un miliardo e 100 milioni verranno spesi per incrementare la presenza delle scienze Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics) nei curricula scolastici. Verrà reso obbligatorio un corso di coding nel percorso di apprendimento degli studenti.

Alla ricerca di base destinati 6,91 miliardi

La seconda componente della missione del Pnrr su ricerca e istruzione ha un titolo piuttosto significativo, “Dalla ricerca e l’impresa”. L’obiettivo è diffondere tecnologie e innovazione per rafforzare le competenze ed effettuare una transizione verso un’economia della conoscenza. E questo può essere conseguito solo coinvolgendo anche le imprese. Ma a monte vi deve essere un potenziamento della ricerca di base, quella senza immediate ricadute economiche e produttive, ma assolutamente necessaria. Saranno poi le aziende ad applicarla all’interno delle proprie attività.

Alla ricerca di base sono destinati 6,91 miliardi. Attraverso il rafforzamento del Programma Nazionale della Ricerca (Pnr) e il finanziamento di  Progetti di Ricerca di rilevante Interesse Nazionale (Prin) in collaborazione con università e Cnr. Entro il 2026 saranno 5.350 i progetti avviati.

Collegare il sistema scolastico italiano e l’impresa

Verranno finanziati anche progetti di giovani ricercatori per trattenerli in Italia, e la fondazione di centri di ricerca, con una procedura competitiva in settori chiave come ambiente ed energia, agritech, fintech, mobilità sostenibile, quantum computing. Saranno anche sovvenzionati 12 “campioni locali” nell’ambito della ricerca e sviluppo, scelti anche in base alla capacità di relazionarsi a startup e pmi locali, ai rapporti con le università.

Altri 2,05 miliardi serviranno a stimolare il trasferimento di tecnologie al sistema delle imprese, attraverso il finanziamento della ricerca effettuata dentro di esse, e 2,48 saranno destinati a misure che tra le altre cose dovranno creare infrastrutture con lo scopo di collegare il settore industriale in particolare a quello accademico. Nel complesso questa parte del Pnrr su ricerca e istruzione cerca di risollevare l’Italia dagli ultimi posti per spesa in ricerca e sviluppo in Europa e nel mentre rompere quella barriera divisoria che separa spesso il mondo delle imprese da quello dell’università, dell’accademia, in cui la ricerca è spesso relegata

I dati si riferiscono al 2021-2026

Fonte: Presidenza del Consiglio dei Ministri

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