Quanto prende chi ha chiesto la pensione nel primo semestre. Ai valdostani 3.140,4 euro
Dopo quella dell’ex ministro del Lavoro Elsa Fornero, sono stati tanti gli aggiustamenti alle leggi che regolano i pensionamenti in Italia, realizzati da tutti i governi, dallo stesso governo Monti fino a quello Gentiloni. Si trattava soprattutto di modifiche fatte per categorie particolari, come gli esodati, o coloro che sono in condizioni di fragilità o fanno un lavoro usurante, come con l’Ape social. Con Quota 100 per la prima volta si ha un provvedimento rivolto a tutti, e infatti a vedere i numeri, racchiusi nelle tabelle sopra, anche i beneficiari delle pensioni Quota 100 diventano di tipologia diversa.
Cosa cambia con le pensioni Quota 100
Nel complesso in sei mesi le richieste di pensionamento anticipato con quota 100, ovvero 62 anni di età e 38 anni di contributi, sono state 154.095 (che salgono a 162mila al 22 luglio 2019 ma nei grafici in pagina ci si riferisce esclusivamente al primo semestre, conclusosi a fine giugno).
In gran parte, 113.801, si è trattato di uomini, le donne sono state 40.294, quasi un terzo, come mostrano gli istogrammi del grafico sopra. In Italia l’occupazione femminile è particolarmente bassa, ma non è un terzo di quella maschile, neanche la metà. In realtà questa proporzione nasce da un lato dal fatto che 38 anni fa, quando queste persone hanno cominciato a lavorare (e oggi, perciò, hanno accumulato, appunto, 38 anni di servizio), la sproporzione tra i sessi era decisamente superiore, e dall’altro dal fatto che le carriere femminili sono state più discontinue, anche per le gravidanze, e coeteris paribus la percentuale di lavoratrici con tutti i contributi versati (38 anni in questo caso) è inferiore a quella dei lavoratori.
I più beneficiati: i lavoratori pubblici
Non solo; i lavoratori pubblici sono stati maggiormente beneficiati, visto che sono di questa tipologia 50.329 richiedenti, mentre ammontano a 103.766 le domande dei lavoratori privati, e considerando che in Italia i dipendenti pubblici sono circa un sesto di quelli privati, non metà, è evidente che i primi sono sovrarappresentati.
Interessante è anche l’importo medio mensile della pensione che prenderebbero, decisamente superiore alla media Inps, che del resto è composta anche da pensioni di vecchiaia concesse per raggiungimento di una certa età a prescindere dai contributi versati. Ecco l’importo medio della pensione dei richiedenti di quota 100 regione per regione.
La cifra media è di 1.965,65 euro lordi che diventano 2.177,07 nel caso degli ex dipendenti pubblici, e 1.863,11 in quello degli ex dipendenti privati. Molto? Bisogna considerare, però, che una parte non piccola del calcolo degli emolumenti si rifà ancora al metodo retributivo per questi lavoratori.
Da dove vengono le domande di quota 100
A livello geografico, tornando alla prima tabella, la regione con più domande è stata la Lombardia, con 19.745. Tuttavia al secondo, terzo, quarto quinto posto vi sono regioni del Centro-Sud. Prima di tutto il Lazio, con 17.009 richieste. La differenza così piccola dalla Lombardia non rispecchia la proporzione tra gli abitanti, visto che il Lazio ne ha 5,8 milioni contro 10. Anche la Sicilia è leggermente sovrarappresentata, con 14.526, mentre è piuttosto in media la Campania, con 13.522. Viene poi la Puglia con 10.962
Se considerassimo, però, invece della popolazione il numero di lavoratori, capiremmo che il Mezzogiorno, dove ve ne sono molti meno, fa la parte del leone con così tante domande a dispetto di un’occupazione così bassa.
Più domande dalla Puglia che dal Veneto
Per esempio in Veneto vi sono state meno richieste di pensioni Quota 100 che in Puglia, nonostante il quasi milione di abitanti in più e una differenza a livello occupazionale ancora più alta. In Sicilia e Campania la differenza tra il numero di richieste di lavoratori pubblici e privati è stata decisamente minore di quella presente in Lombardia. Proprio in Sicilia, Campania e Lazio gli statali che hanno fatto domanda per quota 100 sono di più di quelli lombardi. In Calabria a fronte di 3.342 domande dal settore privato ve ne sono ben 2.485 dal settore pubblico.
Questi dati oltre a confermare la maggiore incidenza del lavoro statale al Sud e nel Lazio, ci dicono molto anche sull’età media molto più alta dei dipendenti del settore pubblico.
A livello di importi (seconda tabella), i più fortunati sono gli statali valdostani, con ben 3.140,4 euro di pensione!
A livello complessivo (considerando sia pubblici che privati) invece con 2.371,33 in testa stanno quelli del DCM (Direzione di Coordinamento Metropolitano di Milano, che rappresenta la Provincia Metropolitana di Milano trattata a parte dal resto della Lombardia, come avviene con Roma nel Lazio e Napoli in Campania). Segue il DCM di Roma con 2.252,10. Questi due sono anche gli unici casi in cui gli importi delle pensioni private superano quelle delle pensioni pubbliche. Probabilmente per la presenza di diversi dirigenti e manager di grandi aziende.
Vengono poi la Valle d’Aosta, appunto, l’Emilia Romagna, il resto della Lombardia, il Piemonte, e a sorpresa il DCM di Napoli. I pensionandi napoletani con quota 100 prenderanno più della media nazionale, a dispetto del reddito che nella loro zona è decisamente inferiore a quello italiano.
Pensioni povere al Sud
In fondo, con 1.649,53 euro, vi sono gli importi delle future pensioni lucane ottenute grazie a quota 100. Con le ultime sette posizioni occupate da regioni del Sud, soprattutto a causa delle differenze nell’ammontare degli assegni per i dipendenti privati, visto che nel comparto pubblico vi è molta più omogeneità.
Insomma, il beneficiario tipo di quota 100 è un uomo di Roma o del Sud che ha lavorato nello Stato e che prenderà un bel gruzzoletto, vicino ai 2.000 euro lordi.
I dati si riferiscono al: primo semestre 2019
Fonte: Inps
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