L’Ungheria alza il muro: richieste d’asilo giù dell’83%

E’ il Paese meno accogliente d’Europa. Nel 2016 approvate 500 domande su 30mila

Due anni fa l’Ungheria ha costruito un muro sul confine serbo per limitare il flusso di migranti dal Medio Oriente e le sue forze di sicurezza sono ritenute severissime. Funziona la linea dura contro i migranti in Ungheria?

Il grafico mostra le richieste di asilo dei migranti in Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria nel 2015 e nel 2016. In uno solo anno, le domande di asilo presentate dai migranti al governo di Budapest sono crollate: da 177.135 a 29.430. E’ l’83% in meno. Soddisfatta dei risultati, l’Ungheria va avanti con le restrizioni.

Niente migranti in Ungheria

Quest’anno, per esempio, il governo ungherese ha approvato una nuova e severa legge che impone a tutti i migranti in Ungheria, ovvero a tutti i richiedenti asilo, di essere confinati in appositi campi profughi gestiti dal governo per tutto il tempo necessario ad esaminare la loro richiesta.

È stato inoltre eliminato il periodo massimo di detenzione di un richiedente asilo, che era di quattro settimane: chi intende chiedere asilo, quindi, rischia di essere trattenuto anche per mesi.

Insomma, l’Ungheria è uno dei paesi dell’Unione Europea meno accoglienti nei confronti dei migranti. Per esempio approva pochissime richieste d’asilo: solo 500 l’anno scorso su 30.000 domande presentate, una percentuale ridicola, l’1,6%. Ma l’Ungheria non è l’unico Stato europeo ad aver chiuso le frontiere.

Come l’Ungheria scoraggia i  migranti

Il governo di destra guidato da Viktor Orban sta dunque gestendo l’immigrazione con il pugno di ferro (e per molti osservatori anche ai limiti del rispetto dei diritti umani) ma i risultati sono quelli sperati: il flusso è diminuito notevolmente con la chiusura della rotta balcanica e i rifugiati ammessi nel paese sono pochissimi.

E ancor meno sono i richiedenti asilo, perché prima di poter anche solo presentare domanda i migranti in Ungheria sono costretti ad aspettare per diversi mesi in campi profughi informali dai quali è impossibile uscire a meno che uno non decida di far decadere la propria richiesta e accetti di tornare da dove è venuto. Risultato: i migranti sono scoraggiati a presentare domande d’asilo o ad aspettare per mesi una risposta, che molto probabilmente sarà negativa.

I dati si riferiscono al: 2016

Fonte: Central European University

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