I fuori corso all’Università sono il 30,5% degli studenti

Ma a Giurisprudenza si arriva anche al 47%, a Medicina solo il 15,2%

Quali sono le facoltà con più laureati fuori corso all’Università? Siamo partiti da questa domanda, ma prima di tutto dobbiamo chiarire un dato: il numero di fuori corso si è ridotto in modo deciso negli ultimi anni. Basti pensare che nel 2002 finiva nei tempi solo il 12,7% degli studenti, adesso (nel 2018, ultimo dato disponibile) questa quota arriva al 53,6%. E si devono fare distinzioni tra le varie tipologie di corsi: conclude gli studi nei tempi previsti il 53,9% dei laureati di primo livello e il 60,1% dei laureati magistrali biennali.

Fuori corso all’Università, l’indice di ritardo per facoltà

Questi dati, raccolti nel rapporto “Profilo dei laureati 2018” di AlmaLaurea, non vanno confusi con quelli relativi all’indice di ritardo. Con questo indice si misura, infatti, la quantità di ritardo accumulato rispetto alla durata ordinaria del corso. Nel 2002 si raggiungeva al 70%, oggi siamo al 30,5% medio. E, come vediamo nel grafico in alto, possiamo analizzare il ritardo medio accumulato nelle varie facoltà, o meglio: nei principali gruppi disciplinari.

A Giurisprudenza il record di studenti fuori corso

Si va dal 47% della facoltà giuridiche alle lauree delle professioni sanitarie (15,2% di ritardo medio). L’indice di ritardo ha valori fortemente differenziati in base all’area geografica: chi si laurea in un ateneo al Nord impiega il 21,5% in più rispetto alla durata normale del corso per concludere gli studi; è il 32,9% per chi si laurea al Centro e il 41,8% per chi si laurea al Sud o nelle Isole.

fuori corso università

La differenza tra studente fuori corso e studente ripetente

Sono due situazioni molto diverse tra loro. Lo studente fuori corso è quello che non riesce a sostenere tutti gli esami previsti nel periodo di tempo indicato dalla facoltà. Se, per esempio, al primo anno di una qualsiasi facoltà sono previsti 7 esami e non si riescono a dare tutti, quello successivo è un anno fuori corso, durante il quale si dovranno dare, oltre a quelli del secondo anno, anche quelli rimasti del primo anno di Università.

Lo studente universitario ripetente è invece quello che non riesce ad ottenere tutti i crediti necessari per frequentare l’anno accademico successivo a quello che sta frequentando. Lo studente ripetente è anche colui che chiede di potersi iscrivere all’anno precedente a quello che dovrebbe frequentare così da poter sfruttare gli appelli destinati ai frequentanti agli esami che non ha sostenuto. C’è un terzo caso di studente ripetente: è colui che cambia il proprio piano di studi in modo da farvi rientrare esami che non sono previsti nell’anno che sta frequentando.

Gli studenti lavoratori e il ritardo nella laurea

Uno dei fattori che ha più impatto sull’accumulo del ritardo durante gli studi è lo svolgimento di un’attività lavorativa durante gli studi. I laureati che concludono l’università senza aver svolto alcuna attività lavorativa impiegano in media il 18,2% in più rispetto alla durata normale del corso; gli studenti-lavoratori il 30,5% in più mentre i gli studenti lavoratori, ossia coloro che hanno svolto attività lavorative continuative a tempo pieno per almeno la metà della durata degli studi, impiegano quasi il doppio della durata normale (l’88,7% in più). Ma l’Italia è, secondo l’indagine Eurostudent, il Paese che ha meno studenti-lavoratori in Europa.

Fonte: AlmaLaurea 

I dati si riferiscono al: 2018

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