Andamento storico del deficit in Italia: nuovo record

Draghi conferma che non si rispetterà il tetto del 3% fino al 2025

Nell’ultima conferenza stampa il primo ministro Mario Draghi conferma i numeri del Def. Oltre una nuova richiesta di scostamento al parlamento per 40 miliardi, stando alle indicazioni fornite, nel 2021 la crescita del Pil programmatico arriverà al 4,5%. Nel 2022 il Pil crescerà del 4,8%, per poi crescere del 2,6% nel 2023 e dell’1,8% nel 2024. Il rapporto deficit/Pil è stimato all’11,8% nel 2021, un livello molto elevato dovuto alle misure di sostegno all’economia e alla caduta del prodotto interno lordo. Se si guarda all’andamento storico del deficit in Italia si nota che questo indicatore non superava l’11% dal 1991. Il rapporto deficit/Pil scenderà al 5,9% nel 2022, al 4,3% nel 2023 e al 3,4% nel 2024. A partire dal 2025, il rapporto deficit/Pil tornerà a scendere sotto il 3%.

L’andamento storico del deficit in Italia

Numeri che fanno paura, ma che lasciano intravedere una bagliore di speranza. D’altronde, la complessità dell’economia consiste nel fatto che tutto è collegato, ogni movimento di un indice ha ripercussioni su un altro. E il ciclone dell’emergenza coronavirus che ha sconvolto il lavoro e i redditi degli italiani e il Pil del Paese ha un impatto rilevantissimo anche su uno degli indicatori che da decenni è al centro dell’attenzione di governanti, commissari europei, economisti e analisti dei fondi di investimenti: il deficit. Ovvero il rapporto tra entrate e uscite in un Paese. E nello specifico il rapporto tra questo deficit e il Pil del Paese.

Le stime sul deficit in Italia

Con la pandemia è saltata ogni regola. Nel 2020 il deficit in Italia è arrivato al 10,8% del Pil. Il motivo è sia nel crollo del Pil, sceso dell’8,8% (un dato che secondo alcune previsioni poteva essere anche molto peggiore) che nell’aumento delle uscite, a causa delle misure di contrasto della crisi economica. Il corrispondente calo delle entrate, dovute sia allo stop a molte attività economiche che alle dilazioni nel pagamento di alcune imposte ha fatto il resto. Per il 2021 le ultime stime del governo prevedono un deficit a doppia cifra, l’11,8% del Pil.

Le diverse componenti del deficit

Il deficit è composto da varie componenti. C’è quello primario, detto anche avanzo perché finora non era stato negativo, che riguarda la differenza tra entrate e uscite dello Stato appunto primarie, quelle depurate dagli interessi  da pagare sul debito, e poi appunto vi sono questi ultimi, per definizione negativi. A differenza di quello che è successo nell’andamento storico del deficit in Italia, entrambe le componenti hanno avuto il segno meno nel 2020. Con il saldo primario che segna un -7,8% e gli interessi che valgono un -3%. Questi ultimi a differenza di altri indicatori non si sono mossi grazie all’azione della Bce, altrimenti sarebbe stato molto peggio per le finanze pubbliche.

Quest’anno niente avanzo primario

Certamente il fatto di partire da un avanzo invece che da un disavanzo ha aiutato a contenere il peggioramento dei conti e ha consentito al governo di poter spendere un po’ di più. Del resto l’avanzo primario è sempre stato un po’ il fiore all’occhiello delle nostre finanze, esibito in sede europeo per dimostrare che l’economia era fondamentalmente sana e che solo gli interessi per il debito pregresso peggioravano il conto finale del deficit in Italia. Per fortuna poi le nostre finanze uscivano da un anno, il 2019, che non vedeva solo un saldo primario positivo, ma anche un rapporto deficit/Pil, che nonostante fosse ovviamente negativo, era il più piccolo dal 2007.

Meno spese per Quota 100 e reddito di cittadinanza

Era infatti sceso all’1,6%, un dato più positivo delle previsioni. Dovuto non tanto all’andamento del Pil, che era stato deludente (solo un +0,3%) ma soprattutto alle entrate aggiuntive provenienti dal contrasto all’evasione (per esempio tramite la fatturazione elettronica) e alle minori spese rispetto a quanto preventivato per quanto riguarda Quota 100 e il Reddito di Cittadinanza.

Deficit Italia storico

L’andamento storico del deficit in Italia

Era stato un dato decisamente migliore rispetto al 2,2% del 2018, e anche l’avanzo primario di conseguenza era migliorato, andando dall’1,4% all’1,8%. Si veniva da anni in cui a dispetto da quanto promesso nelle diverse leggi di stabilità e dagli accordi con la Commissione Europea anche in presenza di una crescita del Pil più sostenuta i governi avevano cercato di concedersi più spese e più tagli alle imposte del previsto. E non a caso il rapporto deficit/Pil dal 3% del 2014 era sceso molto lentamente andando al 2,6% nel 2015, al 2,4% nel 2016 e nel 2017.

Quando la Tasi è stata abolita

Erano stati gli anni degli sgravi per le assunzioni, dell’abolizione della Tasi (la tassa poi sostituita dall’Imu), e di diversi bonus fiscali. E infatti l’avanzo primario era diminuito, seppur di poco. Vuol dire che il deficit in Italia non era peggiorato solo grazie alla diminuzione della spesa per interessi.

Prima ancora, durante la crisi finanziaria, si era stati costretti ad incrementarlo in modo netto, passando per esempio dall’1,1% al 2,2% tra 2011 e 2012 proprio per contrastare l’aumento degli interessi sul debito dovuto alla crisi dell’euro. Era il periodo dell’austerità, che mirava a fare rimanere il deficit in Italia sotto il 3%, e a non consentire sforamenti come quelli del 2010 e 2011, quando raggiunse il 4,2% e il 3,6%.

Le previsioni sul deficit in Italia nei prossimi anni

Il rapporto deficit/Pil è stimato all’11,8% nel 2021, un livello molto elevato dovuto alle misure di sostegno all’economia e alla caduta del prodotto interno lordo. Il rapporto deficit/Pil scenderà al 5,9% nel 2022, al 4,3% nel 2023 e al 3,4% nel 2024. A partire dal 2025, il rapporto deficit/Pil tornerà a scendere sotto il 3%. Il rapporto debito/Pil è stimato al 159,8% nel 2021, per poi diminuire al 156,3% nel 2022, al 155% nel 2023 e al 152,7% nel 2024. Col nuovo scostamento di bilancio il debito pubblico italiano scala nuove vette, segnando il record da oltre 100 anni. Il rapporto tra debito pubblico e Pil stimato al 159,8% quest’anno, supera anche quello del primo dopoguerra che si attestò al 159,5%.

I dati si riferiscono al 2010-2020

Fonte: Istat

Leggi anche: Legge di Bilancio, il deficit migliorerà solo nel 2023

Ti piace citare i numeri precisi quando parli con gli amici? – La redazione di Truenumbers.it ha aperto un canale Telegram: qui potrai ricevere la tua dose quotidiana di numeri veri, restare aggiornato sui principali dati (rigorosamente ufficiali) e fare domande. Basta un attimo per iscriversi. Un’ultima cosa: siamo anche su Instagram.