Unicredit-Mps, la classifica delle banche italiane più solide

Rotte le trattative per l’acquisto. Ecco gli istituti cresciuti di più nel Cet1 Ratio

Rotte improvvisamente le trattative tra Unicredit e Ministero dell’Economia per l’acquisto di Mps. Il motivo? Semplice: Unicredit, per accollarsi la banca senese, chiedeva che il ministero, attuale proprietario della banca al 64%, varasse un aumento di capitale, con soldi pubblici, pari a 6,3 miliardi ai quali dovevano aggiungersi 2,3 miliardi di crediti fiscali per un totale di 8,5 miliardi. Il ministero retto da Daniele Franco, ex Bankitalia, ha risposto picche anche se è ben conscio che, in base agli accordi con la Ue, deve uscire dal capitale entro la chiusura del bilancio di quest’anno, ovvero nei primi mesi del 2022 quando tutte le banche italiane dovranno presentare al mercato i loro conti 2021, sarà quello il momento in cui si potrà aggiornare la classifica banche italiane più solide.

I conti di Unicredit dei primi nove mesi del 2021

Intanto il consiglio di amministrazione di Unicredit ha approvato il bilancio dei primi 9 mesi dell’anno che si sono chiusi in utile per 3 miliardi rispetto a una perdita di 1,6 miliardi dell’anno scorso. Nel solo terzo trimestre del 2021 la banca che ha sede in piazza Gae Aulenti a Milano ha fatto registrare un dato positivo di 1,058 miliardi che rappresenta il 55,6% in più rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Dati estremamente positivi che faranno da piattaforma per la definizione del piano industriale per i prossimi anni che il board della banca discuterà il 9 dicembre. E, ovviamente, in quel piano Mps non è considerata.

Perché le trattative per Mps si sono rotte

Il motivo della rottura con il Mef per l’acquisto di Mps risiede nell’entità della ricapitalizzazione della banca senese. Le distanze tra le richieste di Unicredit e la posizione del Mef erano troppo distanti e ora la rottura potrebbe preludere sì ad un aumento di capitale con soldi pubblici, ma di importo minore, che comunque deve essere approvato dalle Autorità europee. Tra l’altro è da ricordare che Unicredit era disposta a “comprare” solo una parte delle attività di Mps, quelle migliori, lasciando in una sorta di “bad bank” le altre. Ma anche queste attività “sane” avrebbero comunque impattato sull’affidabilità e solidità della banca e, proprio per neutralizzare tale impatto l’istituto ha chiesto una ricapitalizzazione-monstre che, ovviamente, sarebbe andata tutta a vantaggio dei conti della banca acquirente. All’apertura dei mercati di lunedì 25 ottobre, il titolo Unicredit in borsa ha perso il 3,4% mentre Mps è stata sospesa per eccesso di ribasso.

E’ possibile (questa è una delle ipotesi per uscire dall’immobilismo) che Carige possa essere venduta a pezzi con una cessione di una parte degli sportelli a Mcc (Mediocredito centrale) in modo da ridurre la stazza dell’impegno richiesto al cavaliere bianco o allo Stato.

Quali sono le banche europee più sicure

Ma quali sono le banche europee più sicure? E quali le banche italiane più solide? Dipende da che parametro si prende per stabilire la solidità delle banche. Si potrebbe usare quello delle agenzie di rating. Oppure quello della grandezza in termini di capitalizzazione (che rende un istituto sottoposto alla supervisione europea e, quindi, diventa impossibile che fallisca). Oppure si può prendere il parametro ritenuto il più importante chiamato tecnicamente Cet1 ratio che sta per “Common Equity Tier 1 ratio“.

Il rischio delle banche italiane di finanziare piccole imprese

Si tratta di un numero, espresso in percentuale, che indica le risorse patrimoniali della banche, ovvero capitale versato, riserve e utili non distribuiti, divise per le attività, che sono sostanzialmente i prestiti, ponderati però per il rischio. Se una banca ha concesso molti crediti a società, per esempio, molto piccole e, quindi, poco solide, il suo Cet1 Ratio si abbasserà. Se ha prestato soldi a grandi corporation (che si suppone siano più solide), il suo Cet1 Ratio è più alto.

La classifica delle banche italiane più solide in base al Cet1

L’infografica in alto mostra la classifica dell’affidabilità delle banche del continente, o perlomeno di un campione delle più importanti, messe in ordine di Cet1 il quale, più è alto, più indica la solidità dell’istituto di credito. In questa classifica è indicato anche il Cet1 delle due principali banche italiane a fine 2020. Le italiane, come si vede dal grafico, non sono certo in testa a questa graduatoria, è vero. Tuttavia sono posizionate bene, soprattutto considerando che la crisi economica del 2020 ha colpito il nostro Paese più degli altri Paesi. 

Unicredit è al quinto posto nella classifica delle banche italiane più solide

Unicredit con un Cet1 Ratio del 15,96% è al quinto posto, Intesa è al nono con il 14,7%. Erano rispettivamente al decimo e al settimo a fine 2019. Questo vuol dire che hanno più che sufficiente capitale per far fronte a una crisi finanziaria dei clienti, anche se in Europa altri istituti di credito hanno un indicatore di solidità più elevato. Il dato più rilevante è però l’ulteriore miglioramento di Unicredit che già nell’estate 2020 risultava essere la banca che aveva messo a segno la variazione migliore rispetto alla rilevazione del primo trimestre dell’anno.

Le banche straniere più solide

In base ai dati raccolti da Standard & Poor’s Unicredit, con un +1,42% è l’istituto che in sei mesi incrementa di più il proprio Cet1 Ratio dopo Lloyds, che è la quarta banca più robusta d’Europa. In testa balza l’inglese Natwest, con il 18,5%, l’1,3% in più rispetto a metà dell’anno. È seguita da Danske e Abn Amro con Cet1 Ratio del 18,3% e 17,7%. Limitati invece i progressi per Intesa, il cui indice di solidità cresce solo del 0,08%. E le altre banche italiane?

classifica banche italiane più solide

Come va il Cet1 delle banche italiane

Entrando nello specifico degli istituti del nostro Paese, e dando uno sguardo che vada oltre le due più grandi, il quadro rimane prevalentemente positivo. Bper, per esempio, dopo l’aumento di capitale realizzato l’anno scorso ha visto un incremento importante del Cet1 Ratio, passato in un anno dal 13,91% al 17,7% scalando così la classifica delle banche italiane più solide al punto che risulta essere la più robusta delle banche italiane. Anche senza aumento tuttavia sarebbe stato del 15,1%, con un incremento dell’1,23%.

Il Cet1 delle banche italiane

Dopo Unicredit anche Credem riesce a diventare più solida, con un indice di solidità del 15,59%, +0,76% sul 2019. Meno brillante ma comunque positiva la performance di Banco Bpm, con il suo 14,6%, di poco inferiore al valore dell’anno prima, 14,8%, ma comunque ben al disopra dei minimi richiesti dalla Bce.

Chi se la cava male è invece proprio il Monte dei Paschi di Siena, che vede un calo netto dal 14,7% al 12,1% del Cet 1 Ratio, risultato che segue dati di bilancio negativi, con una perdita di un miliardo e 689 milioni nel 2020, superiore sia alle attese degli analisti sia a quella (poco più di un miliardo) del 2019. Il calo del grado di solidità unito alle perdine ne fa una delle banche italiane a rischio.

Cosa rischiano i correntisti di Mps

Bisogna essere chiari: i correntisti di Mps non rischiano nulla perché i conti correnti fino a 100mila euro di liquidità sono garantiti. Il problema, semmai, è per i risparmiatori, non solo quelli che hanno in mano azioni della banca senese, ma soprattutto quelli che hanno comprato bond subordinati di Mps che, dopo l’annuncio della fine delle trattative, sono letteralmente crollati.  Si tratta di 4 emissioni di obbligazioni subordinate Mps che valgono complessivamente 1,75 miliardi di euro le cui quotazioni hanno perso tra il 13 e il 19,4%.

Quanti esuberi sono previsti a Mps

Come detto il principale azionista del Monte dei Paschi di Siena è lo Stato che dovrebbe liberarsi della sua partecipazione, in base alle direttive europee. Il fatto è che dopo la rottura delle trattative con Unicredit la probabilità di procedere in tempi brevi è davvero molto scarsa. Per questo lo Stato italiano, probabilmente, chiederà una proroga alla sua permanenza in Mps ma perché questa venga concessa Bruxelles chiede che si comporti come se fosse un azionista privato. E un azionista privato, date le difficoltà della banca senese, la prima cosa che farebbe è un robusto taglio del personale. Per questo motivo sono iniziate a circolare voci di un taglio di 4mila persone, il 20% della forza lavoro totale della banca. Proprio per poter ottenere una proroga e non “svendere” la banca. L’amministratore delegato Guido Bastianini, in audizione alla commissione d’inchiesta sulle banche presieduta da Carla Ruocco dei 5Stelle, ha però sottolineato che si tratterà di esuberi volontari e comunque concordati con i sindacati.

I dati si riferiscono al: secondo trimestre 2020

Fonte: Standard & Poor’s

Ultima modifica: 1 dicembre 2020

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