La peggiore è Deutsche Bank. Ecco perché Berlino apre all’assicurazione sui depositi
Per anni ci hanno chiesto di essere più rigorosi, di rispettare le regole e di fare delle riforme per cambiare il nostro Paese. Insomma, volevano che diventassimo un po’ tedeschi. Eppure c’è qualcosa che non ci è stato detto: tra le migliori banche in Europa non ci sono quelle tedesche che, anzi, sono le meno efficienti di tutte le banche europee. Questo è il motivo per il quale Moody’s ha deciso di abbassare da “stabile” a “negativo” l’outlook (cioè le previsioni) sul sistema bancario del Paese della Cancelliera Merkel.
Quali sono le migliori banche in Europa
A pesare moltissimo nella decisione è la politica dei tassi bassi (praticamente zero) della Bce che riduce la redditività di un sistema del credito che vive problemi strutturali gravissimi e che per molto tempo sono stati o negati o sottovalutati. Ad alzare il velo ci ha pensato, qualche mese fa, con un intervento sul Financial Times, il ministro delle Finanze Olaf Scholz che ha aperto a un’ipotesi che fino a ieri era vista come fumo negli occhi a Berlino: uno schema condiviso per tutelare i conti correnti all’interno dell’Unione bancaria. Cioè una sorta di “assicurazione” sui conti correnti che gli europei hanno nelle banche europee. Come mai questa svolta a 180 gradi?
Un’assicurazione sui depositi
Per capirlo basta guardare al rapporto cost/income che indica la relazione tra i costi di gestione di un istituto finanziario e il suo margine di intermediazione, ovvero quanto guadagna in termini di margini di interesse, commissioni, dividendi, utili della propria attività. Una sorta di indice di efficienza il cui risultato è clamoroso: gli istituti tedeschi sono quelli spendono di più in proporzione ai loro guadagni. Chi è la peggiore in assoluto? Deutsche Bank, l’istituto già colpito diverse volte dall’Antitrust europeo ma che è così grande che non può fallire.
Come stanno le banche tedesche
Come si vede dalla tabella sopra, i costi di Deutsche Bank sono così alti da raggiungere il 91,6% di quanto guadagna. Ovvero il personale, le filiali, gli affitti per i locali e tutte le altre spese sono gestiti in modo poco efficiente, meno di quanto fanno, per esempio, Intesa SanPaolo e Unicredit, che sono rispettivamente 18esima e 19esima posizione, con il 69,4% e il 67,9%.
A guardare bene sono tedesche 4 banche tra le prime 10 in questa classifica di efficienza delle banche europee. Al sesto e settimo posto ci sono infatti Commerzbank e Helada, con un cost/income del 77,4% e del 75,4%. Al decimo Lbbw con il 74,5%. La peggiore banca italiana per efficienza è Monte dei Paschi di Siena (in nona posizione).
Le le migliori banche in Europa per dimensione
Nel valutare l’efficienza di una banca bisogna guardare anche alle sue dimensioni. Deutsche Bank è tra le pochissime che rientrano sia tra le prime dieci per peso dei costi sui guadagni, che tra le prime dieci per asset. Con questo termine si intende l’insieme dei crediti che la banca ha concesso, i depositi presso la Banca Centrale, i titoli posseduti, i liquidità, anche gli immobili. Ebbene, Deutsche Bank è quarta in Europa quanto a dimensioni dato che possiede asset per 1.474,7 miliardi di euro. Assieme a lei c’è la francese Societè Generale, che è ottava tra le banche più inefficienti nella gestione dei costi e settima come dimensioni con 1.275,1 miliardi di euro.
Si capisce quindi da questi numeri perché Deutsche Bank e Commerzbank, la prima e la terza banca tedesca rispettivamente per dimensione, e tra le prime 6 in Europa per peso dei costi, vogliano unirsi come nelle ultime settimane è stato annunciato negli ambienti finanziari: per guadagnare efficienza, probabilmente tagliando filiali e personale, rispetto alle altre banche d’Europa. In effetti la fusione si configura come un vero e proprio salvataggio per le regina delle banche tedesche.
I derivati di Deutsche Bank
Nel 2016, come abbiamo ricordato su Truenumbers, i derivati in seno al principale istituto di credito tedesco erano il 13% di tutti i derivati mondiali. A fine 2017 erano in tutto 48,26 trilioni, ovvero 48 mila miliardi e 260 milioni. Basti pensare che tutte le banche giapponesi insieme arrivavano solo a 32,44 trilioni. Deutsche Bank era la banca europea più esposta e più a rischio, davanti a Barclays e Credit Suisse. Tutte insieme queste tre superavano quanto a derivati le prime 14 banche americane, 113,2 trilioni contro 112,75. Dopo Lehman Brothers i governi non hanno più intenzione di lasciar fallire istituti di queste dimensioni. Diventare ancora più grandi è una garanzia in più per migliorare l’efficienza delle banche europee e anche perché, in caso di bisogno, il settore pubblico può intervenire con risorse proprie, o per meglio dire, dei contribuenti.
Come viene calcolata l’efficienza di una banca
L’efficienza di una banca è generalmente calcolata come il rapporto tra i costi operativi e il reddito totale generato dalla banca. In generale, i costi operativi includono tutte le spese sostenute dalla banca per condurre le proprie attività, tra cui i salari dei dipendenti, l’affitto degli edifici, le spese di marketing e pubblicità, le tasse e le spese legali. Il reddito totale generato dalla banca può includere gli interessi sulle attività bancarie, le commissioni di servizio, le commissioni di transazione, le commissioni di sottoscrizione e altre fonti di reddito.
Per calcolare l’efficienza di una banca, si divide il totale dei costi operativi per il reddito totale e si moltiplica il risultato per 100. Questo fornisce un’indicazione del rapporto tra i costi e i ricavi della banca. Ad esempio, se i costi operativi di una banca ammontano a 100mila euro e il reddito totale è di 1 milione di euro, l’efficienza della banca sarebbe del 10% (100.000 / 1.000.000 x 100). L’efficienza è un indicatore importante della salute finanziaria di una banca, poiché una maggiore efficienza indica che la banca sta generando maggiori profitti a fronte di minori costi operativi. Tuttavia, è importante considerare anche altri fattori, come la qualità del portafoglio crediti della banca, la solidità del suo bilancio e la sua capacità di generare entrate a lungo termine, al fine di valutare la sua solidità finanziaria complessiva.
I dati si riferiscono al: 2018
Fonte: Zeb
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