Aumentano gli italiani che hanno gli stipendi bassi

Più 6,4% nella ristorazione e più 4,3% nel commercio. “E’ anche effetto dell’immigrazione”

La tabella qui sopra rappresenta la quota di occupati con stipendi bassi, medi o alti per ogni macro-settore economico e la loro variazione tra il 2007 e il 2017. La definizione è quella Ocse: si intende basso il salario che sta al di sotto del 66,7% dello stipendio mediano. E’ alto se è invece superiore di una volta e mezzo allo stesso stipendio mediano. Quello medio è naturalmente quello compreso tra le due soglie.

Come si legge il grafico

Per una corretta lettura del grafico: le colonne da tenere presente sono quelle di colore rosso, azzurro e viola che indicano la variazione della percentuale di lavoratori che percepiscono uno stipendio basso, medio o alto. Come si vede, prima di entrare nel dettaglio, il viola, che indica la variazione della percentuale di occupati che percepiscono uno stipendi alto punta verso il basso per praticamente tutti i settori economici tranne che per i servizi. Al contrario la colonna rossa, che indica la variazione della percentuale di occupati con uno stipendio basso, punta generalmente verso l’alto tranne che nell’edilizia. Significa che tra il 2007 e il 2017 sono calati i lavoratori che percepiscono uno stipendio alto e sono aumentati quelli che percepiscono uno stipendio basso.

Aumentano gli stipendi bassi

La porzione di lavoratori con stipendi bassi è aumentato tra il 2007 e il 2017 ed è accaduto maggiormente, con un progresso del 6,4%, nel settore ristorazione e hotel. Bisogna anche ricordare, però, che le persone che lavorano in questo settore industriale sono solo l’8,3% del totale delle persone occupate. Ma anche nei servizi, che impiegano il 37,6% di chi lavora, vi è una stata una crescita della porzione di quanti guadagnano meno. +4,3%.

Giù la percentuale di quanti sono pagati bene nel settore del commercio (-5,2%) e anche in questo caso a crescere di più sono coloro con stipendi bassi, che sono il 4,3% in più rispetto al 2007. A questo settore tra l’altro appartengono il 18,9% dei lavoratori.

Più soldi ai muratori

Solo nell’edilizia diminuiscono coloro che guadagnano meno, del 3%, mentre crescono dl 4,2% quelli con stipendio minore. Ma c’è poco da festeggiare perché la proporzione totale di occupati nelle costruzioni ha subito una contrazione del 3%, dall’11,3% al 8,3% in 10 anni. Nella sostanza non è che coloro che guadagnavano meno abbiano avuto degli aumenti, hanno semplicemente perso il lavoro.

Nell’industria invece sono calati sia la percentuale di occupati nel settore sul totale (-2,6%), sia quella di lavoratori con stipendio medio, -3,1%, ed è cresciuta, anche in questo caso, quella di chi guadagna meno, del 3,6%.

Il perché degli stipendi bassi

Gli economisti della Banca d’Italia sottolineano come quanto accaduto non sia tanto il risultato del progresso tecnologico, che in Italia è stato molto minore che in altri Paesi dove invece la crescita della proporzione di coloro che sono pagati bene è stata anzi superiore a quella della percentuale di quanti sono meno pagati.

Anzi, il problema è nella bassa produttività, che ha fatto in modo che invece che essere i servizi avanzati, la ricerca o l’industria ad alto contenuto tecnologico a richiedere più lavoratori siano stati i servizi a basso valore aggiunto (per esempio nei trasporti, nella comunicazione) o la ristorazione.

Il problema degli stranieri

E’ questo fatto (la crescita di quei settori già caratterizzati da bassi stipendi) che è responsabile della gran parte del fenomeno. La disponibilità di più lavoratori stranieri a basso costo costituisce invece il 20% delle ragioni di questo fenomeno.

Al contrario l’aumento nullo o limitato della porzione di impiegati con alta paga è stato l’effetto di forze contrapposte che si sono compensate: la presenza di lavoratori a basso costo stranieri ha diminuito la proporzione di quanti vengono pagati bene. Un calo che è stato riequilibrato dalla crescita della forza lavoro laureata, pagata meglio.

I dati si riferiscono al: 2007-2017

Fonte: Banca d’Italia

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