Fallimento della Russia, 30 giorni per evitare il crack

fallimento Russia

Ecco tutti i default degli Stati del mondo dal 1800. C’è anche la Germania (4 volte)

Oggi potremmo assistere al fallimento della Russia. Impegnata in una dispendiosissima guerra contro l’Ucraina, il Paese guidato da Vladimir Putin deve far fronte, proprio oggi (16 marzo 2022) al pagamento delle cedole sui propri titoli di Stato per 117 milioni di dollari. Il fallimento della Russia sarebbe solo “tecnico” nel senso che Mosca potrebbe decidere di ripagare i sottoscrittori dei suoi bond non in dollari (come previsto), ma in rubli, moneta di difficilissima conversione e a grande rischio di svalutazione. Putin ha 30 giorni per decidere se rispettare gli impegni oppure, appunto, ripagare gli investitori nella valuta russa.

Perché la Russia rischia il fallimento

In questo caso, comunque, potrebbe non scattare una tempesta finanziaria planetaria, ma si tratterebbe di un segnale molto grave per i mercati che da settimane continuano a inanellare ribassi su ribassi. E il fallimento della Russia sarebbe anche abbastanza “gestibile”: prima di tutto perché l’importo da pagare è molto basso, solo 117 milioni di dollari, e, in secondo luogo, perché non è l’avvisaglia (o non dovrebbe esserlo) di ulteriori decisioni in questo senso per altri bond russi in circolazione e se anche lo fosse riguarderebbe appena 40 miliardi di dollari, che è il debito estero di Mosca. Ma c’è anche un terzo motivo: il debitore, cioè la Russia, ha un mese di tempo, dopo la scadenza della cedola, per mettersi in regola e pagare seguendo le normali procedure.

Quali sono gli Stati del mondo che sono falliti

Il fallimento di uno Stato, tuttavia, non è affatto un evento raro. A parte la Russia, che andò incontro a un “vero” default del debito sovrano nel 1998, perfino gli Stati Uniti l’hanno sfiorato l’anno scorso quando il Congresso fu costretto ad alzare il tetto del debito proprio per evitare il crack. Negli Usa, infatti, esiste un limite, fissato per legge, alla quantità di debito pubblico che lo Stato federale può sopportare. Quando lo si raggiunge ci sono due opzioni: o si cambia la legge, aumentando, appunto, il tetto del debito, oppure si accetta il default con la conseguenza, per esempio, di licenziamenti di massa tra i dipendenti pubblici. Nel 2021 il debito pubblico americano è arrivato a 28 trilioni di dollari. Insomma: uno Stato può fallire e l’elenco di quelli falliti è lungo, molto lungo. Eccolo nel dettaglio.

Il 2020 è l’anno record per numero di Stati falliti

Il 2020 è stato un anno nero per i default sovrani: secondo lo studio “2020 Annual Sovereign Default And Rating Transition” di S&P Global Ratings, la pandemia e il calo del prezzo del petrolio hanno provocato un crollo verticale della qualità del credito globale facendo fallire ben 7 Stati. Prima del 2020 il numero più alto era stato di sei, nel 2017.

Chi sono? Argentina, Belize, Ecuador, Suriname (due volte), Zambia e Libano. Secondo lo stesso studio di S&P questi default sono stati conseguenza diretta degli effetti della pandemia sul credito o del crollo del prezzo del petrolio (soprattutto nei casi dell’Ecuador e del Suriname). C’è solo un’eccezione: il Libano, dove la situazione del debito era già compromessa prima dell’inizio della pandemia.

Gli Stati falliti nella storia, Paese per Paese

Sì, ogni tanto gli Stati falliscono. E alcuni, come l’Argentina, lo hanno fatto tante volte nella loro storia. Ma come vediamo nell’infografica qui sopra ci sono anche alcuni insospettabili tra gli Stati andati a gambe all’aria. Questo studio è stato pubblicato dall’Economist (ricerca dati a cura di Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff) e illustra graficamente la lista degli Stati falliti nel mondo dal 1800 al 2014. Ogni pallino indica la bancarotta di uno Stato al quale corrisponde mentre di fianco al nome dello Stato è indicato il numero complessivo dei fallimenti dal 1800 al 2014.

Record per Ecuador e Venezuela: 10 crack

Il caso dell’Argentina del 2014 è uno dei più recenti, quindi ce lo ricordiamo bene, ma nella classifica degli Stati falliti il primo posto è occupato da altri. Ecuador, Venezuela sono crollati ben 10 volte, Uruguay, Costarica, Brasile, Cile 9 seguiti, con 8 default, da Argentina, Perù, Messico e Turchia.

Gli Stati falliti in Europa e, più in generale, in occidente dal 1800 al 2014 sono pochi. Tra questi ci sono l’Austria, la Spagna, la Grecia e, a sorpresa la Germania, che ha subìto 4 fallimenti di Stato, l’ultimo dei quali negli anni ’20Solo la Grecia, tra i Paesi avanzati, è stata protagonista di un default dopo il 1950.

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Sorpresa: l’Italia non è mai fallita, la Germania sì

Ma c’è default e default. Tra quelli segnalati dall’Economist ci sono quelli clamorosi, con banche chiuse, code davanti agli sportelli, stipendi pubblici bloccati, e quelli in un certo senso pilotati, i cosiddetti haircut”, i default parziali decisi per sollevarsi dal peso di un debito diventato insostenibile.

In ogni caso nel dettagliato elenco degli Stati falliti c’è un illustre assente. L’Italia, infatti, non ha mai vissuto un fallimento del debito, perlomeno dalla sua nascita, nel 1861. I default però sono diversi anche in base all’ammontare. Secondo un report di Moody’s il maggiore crack è stato quello greco del 2012, quando lo Stato trasformò i vecchi titoli del debito in nuovi con una perdita per i sottoscrittori del 70%. In totale il debito “defaultato” è stato di 261 miliardi e 478 milioni di dollari. Nel dicembre dello stesso anno vi fu un altro default del 60% del debito per altri 42 miliardi e 76 milioni. Nel complesso parliamo, nel caso greco, di 303 miliardi e 554 milioni di dollari.

Grecia e Argentina i fallimenti degli Anni 2000

Molto più, per esempio, di uno dei default più famosi degli ultimi anni, quello argentino del 2001, il secondo per grandezza. Che fu più semplice e, in un certo senso, più netto di quello greco. Lo Stato sudamericano annunciò che non avrebbe pagato le tranche dovute sul debito esterno. Né interessi né  capitale. Partì una contrattazione, che tra l’altro ha coinvolto migliaia di risparmiatori italiani, in seguito alla quale, di fatto fu garantito ai creditori solo il 30% di quanto avrebbero avuto diritto. Un default quindi del 70% per un totale di 82 miliardi e 268 milioni di dollari.

I dati si riferiscono al: 1800-2020

Fonte: Economist, Moody’s, S&P

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