Il fisco recupera solo una piccolissima parte dei soldi che mancano. Ecco perché
Il condono delle cartelle esattoriali fino a 5 anni datate 2000-2010 non è certo passato inosservato. Da un lato è stato interpretato come un modo per alleggerire un peso economico su molti cittadini e imprenditori in un momento di crisi profonda. Dall’altro però anche come un colpo di spugna da parte di uno Stato che in questo momento disincentiva il pagamento di multe o sanzioni. La realtà è che alla base di queste e altre scelte simili c’è più che altro un’inefficienza da parte dello Stato italiano nella riscossione dei crediti. Che non riesce a venire in possesso di quelli da riscuotere. Ma vediamo meglio.
Lo Stato e la riscossione dei crediti
La Corte dei Conti ha recentemente fatto alcuni calcoli ed ha trovato che ogni anno mediamente i crediti da riscuotere ammontano a una cifra che oscilla tra i 159 e i 171 miliardi. Nel 2019, l’ultimo per cui siano presenti dati, sono arrivati a 169 miliardi e 885 milioni, un numero enorme, considerando che la spesa pubblica totale dello Stato supera di poco i mille miliardi, interessi compresi. Di questi crediti nello specifico solo 61 miliardi e 409 milioni sono stati accertati proprio nel 2019, i restanti 108 miliardi e 476 milioni, la maggioranza, sono residui che derivano dagli anni precedenti. Negli anni più recenti il record era stato rappresentato dai 171 miliardi e 510 milioni del 2016, ma successivamente dopo un piccolo calo c’era stata due anni fa un’ulteriore risalita.
Quanto è difficile la riscossione dei crediti fiscali
Questi quasi 170 miliardi in realtà sono solo una parte dei crediti da riscuotere. Il loro ammontare totale cumulato, in realtà, è molto più alto. Nel 2019 ha raggiunto gli 889 miliardi e 311 milioni. A tanto arrivano, infatti, le somme che ogni anno si accumulano miliardo su miliardo a causa del non pagamento di imposte, tributi, sanzioni, da parte dei cittadini. Nel 2015 questa cifra, per quanto già enorme, era più bassa. Era di a 707 miliardi e 445 milioni. In 4 anni si sono accumulati quindi altri 172 miliardi di crediti da riscuotere.
Quando la riscossione dei crediti è impossibile
Il problema è che però la grande maggioranza di queste somme sono state giudicate dall’Agenzia delle Entrate come assolutamente inesigibili, per una serie di ragioni. La riscossione dei crediti è in questo caso giudicata impossibile. Perché? Al suo interno ci sono le imposte dovute da imprese ormai fallite o da contribuenti ormai deceduti, quelle che dovrebbero pagare soggetti che in realtà risultano nullatenenti. Ed è quest’ultimo caso quello maggioritario tra tutti.
La Corte dei Conti: lo Stato non incasserà mai tutto
La verità è che lo Stato considera l’80,9% dei crediti da riscuotere impossibili da ottenere: 719 miliardi e 426 milioni su 889 miliardi e 311 milioni. Così, tutto ciò che resta viene ritenuto di “riscossione certa”, vale a dire 169,9 miliardi. Anche se – come nota la Corte dei Conti – nemmeno questa somma entrerà mai nelle casse statali.
I crediti di “riscossione certa”
Questi crediti residui in teoria “certi” sono rimasti dunque stabili nel tempo solo perché nel frattempo ogni anno veniva aumentata la quota di quelli ritenuti inesigibili. E tra questi chiaramente vi era anche una parte di quelli che l’anno prima erano stato considerati di più facile riscossione. Solo in teoria, appunto. Perché in sostanza lo Stato non era stato capace di incassarli. Infatti, solo il 4,8% dei questi crediti “a riscossione certa” del 2018 è stato effettivamente riscosso nel 2019. Si tratta di 7 miliardi e 870 milioni, tra l’altro in calo rispetto agli anni precedenti. Nel 2018 sono stati incassati 8,4 miliardi di residui del 2017, mentre nel 2017 sono stati riscossi 9 miliardi e 993 milioni.
Perché gli italiani non pagano le tasse
La ridottissima capacità dello Stato nel campo della riscossione crediti è in parte legata al tema dell’evasione di artigiani, commercianti, imprenditori. In parte è dovuta a una fragilità economica che ha provocato moltissimi fallimenti, anche negli anni della ripresa. E sono chiaramente coloro che sono in difficoltà, che stanno per fallire, che tendono a non pagare imposte e sanzioni. E poi c’è l’aspetto tecnologico. Se non è responsabilità dell’Agenzia delle Entrate stimolare una ripresa economica più veloce e solida, sicuramente spetta a lei mettere a punto strumenti informatici che possano scovare almeno una percentuale maggiore di quella attuale di creditori.
I dati si riferiscono al 2015-2019
Fonte: Corte dei Conti
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