Mercato del lavoro, 513mila nuovi occupati nel 2023

Nel primo trimestre +2,3%; è l’ottavo positivo. Le ore lavorate: +1,3%

Il mercato del lavoro in Italia continua a dare segni di robustezza e lo fa per l’ottavo trimestre consecutivo. Aiutandoci con il grafico in apertura guardiamo più da vicino i dati con i quali si chiude il bilancio del mercato del lavoro nei primi mesi del 2023.

I trimestri presi in considerazione sono il primo del 2023 rispetto al primo del 2022, parliamo quindi di variazione tendenziale ossia quella che confronta un trimestre con il medesimo dell’anno precedente. Ebbene in questo periodo gli occupati sono cresciuti di oltre mezzo milione, precisamente +513mila, pari al 2,3% in più. Ma sono tanti o pochi?

Mercato del lavoro 2023, in un solo trimestre l’intera crescita del 2019

Per capirlo è necessario un confronto, prendiamo a titolo di paragone il primo trimestre del 2019 per scoprire che qui l’aumento tendenziale è stato solo di 144mila occupati, +0,6%. Il mercato del lavoro italiano nel 2023 gode quindi di ottima salute, e le buone notizie non sono finite.

Sì, perché la crescita non è solo tendenziale ma anche congiunturale, ossia quella relativa al trimestre precedente che vede gli occupati crescere di 104mila unità +0,4%. Questo vuol dire che tra l’ultimo trimestre 2022 e il primo 2023 gli occupati sono cresciuti quasi come in un anno dal 2018 al 2019.

Ore lavorate per dipendente, un balzo del +4,6%

Fine delle buone notizie per il mercato del lavoro? No, si prosegue con un focus su aziende e imprese andando ad analizzare le ore lavorate per dipendente. Scopriamo allora che le ore lavorate per dipendente crescono e di tanto, su base annua fanno un balzo del +4,6%, non capite quanto è tanto?

Andate a vedere i dati dell’Istat del 2019 (primo trimestre), anzi Truenumbers vi facilita il compito, eccoli qua: nel 2019 le ore lavorate su base annua sono cresciute appena dello 0,5%, una bella differenza come si vede a colpo d’occhio nel grafico qui in alto. Ah, un’ultima cosa: le ore lavorate per dipendente nel primo trimestre 2023 su base breve (rispetto al trimestre precedente) crescono dell’1,9%.

L’aumento delle ore lavorate, anche se in misura minore, riguarda non solo i lavoratori dipendenti ma tutta la forza lavoro del Paese, anche quella indipendente: per la precisione qui si alzano del 1,3% rispetto al trimestre precedente e del 3,3% su base annua. Nel grafico qui sotto, il dettaglio per settore economico, come potete vedere l’unico che ha il segno meno è l’agricoltura. Il primo per variazione positiva è invece il settore dei servizi.

 

Cassa integrazione, continua la discesa: 8,7 ore ogni mille lavorate

Continuiamo a osservare il mercato del lavoro 2023 lato aziende per scoprire un altro dato positivo, il ricorso alla cassa integrazione scende nel primo trimestre a 8,7 ore ogni mille lavorate. Qui il confronto con il 2019 è positivo per quest’ultimo, infatti nel primo trimestre di quell’anno le ore di Cig erano 7,2 ogni mille ore lavorate. A titolo di paragone prendiamo allora il primo trimestre 2022, qui il dato si attestava a 12,9 ore. Ma nulla a che vedere con le ore di cassa integrazione del primo trimestre 2020 in piena pandemia, ben 75,5 ogni mille. Qui sotto un grafico riepilogativo.

Tempo pieno, nel 2023 l’aumento dei nuovi contratti supera il tempo parziale

Ma quali sono i contratti che aumentano di più nel lungo periodo? Il tempo pieno “straccia” il tempo parziale, +3,6% contro +1,7%. Interessante a questo punto vedere cosa succedeva nel 2019, ovvero l’esatto contrario: il tempo pieno cresceva di un misero 0,3% e quello parziale del 2,1%.

mercato del lavoro

Mercato del lavoro 2023, cresce il costo complessivo dell’occupazione +1,8%

Infine è importante notare come il costo complessivo dell’occupazione, misurato per ciascuna unità di lavoro dipendente (Ula) sia notevolmente cresciuto: addirittura raggiungendo livelli che si collocano tra i più elevati mai registrati. Per la precisione si osserva una crescita dell’1,8% del costo complessivo dell’occupazione, determinato  dall’aumento delle retribuzioni che crescono dell’1,2% e in misura più significativa dagli oneri sociali +3%.

E se guardiamo la variazione annuale del costo dell’occupazione l’incremento è ancora più marcato, e sfiora il 4%. Questo è attribuibile sia all’aumento della componente retributiva +3,4%, ma soprattutto è dovuto all’incremento degli oneri sociali, +5,4%.

Perché aumenta il costo del lavoro

Questo passaggio merita un focus: l’aumento delle retribuzioni è influenzato positivamente dall’erogazione di pagamenti straordinari (una tantum). Invece l’aumento degli oneri sociali è collegato alla riduzione delle agevolazioni fiscali che erano state applicate nel corso del 2021 e del 2022.

In altre parole nel tentativo di ridurre il carico finanziario sulle imprese e sui lavoratori erano state introdotte misure che alleggerivano gli oneri sociali ma tali interventi sono stati ridotti o limitati (anche per esaurimento naturale delle agevolazioni) o sono in attesa di essere prorogati, questo ha quindi portato a un aumento dei costi sociali a carico delle aziende.

I dati si riferiscono al: 2019-2023

Fonte: Istat

Leggi anche: Gli stipendi degli italiani a confronto con quelli europei

Ti piace citare i numeri precisi quando parli con gli amici? – La redazione di Truenumbers.it ha aperto un canale Telegram: qui potrai ricevere la tua dose quotidiana di numeri veri, restare aggiornato sui principali dati (rigorosamente ufficiali) e fare domande. Basta un attimo per iscriversi. Un’ultima cosa: siamo anche su Instagram