Bankitalia, più disoccupati dove c’è la ‘ndrangheta

Le imprese infiltrate guadagnano il 23,6% in più delle altre e gli utili salgono del 192,4%

L’infiltrazione mafiosa giova solo ai mafiosi. E’ il concetto che sta alla base di un’interessante correlazione riscontrata dalla Banca d’Italia elaborando i dati della Commissione Antimafia e delle Camere di commercio sul fenomeno delle infiltrazioni mafiose. In poche parole: al Centro Nord tra il 1971 e il 2011 l’occupazione cresce mano a mano che ci si allontana da un Comune in cui c’è un ‘ndranghetista costretto alla residenza coatta. Spiegandosi meglio: andando da un comune che rientra nel 10% con minore infiltrazione a uno che appartiene invece al 10% più infiltrato, restando al Centro Nord, l’occupazione diminuisce mediamente del 28%.

Quante infiltrazioni mafiose

Il report della Banca d’Italia però, è anche un interessante viaggio nei bilanci delle aziende infiltrate e serve a comprendere meglio le dinamiche dell’economia mafiosa spesso collusa con la massoneria. Nel grafico sopra si vedono le differenze in percentuale di alcuni valori economici di un’azienda infiltrata dalla ‘ndrangheta rispetto ad una non infiltrata nell’arco di tempo che va dal 2006 al 2016. Le aziende infiltrate, ad esempio, sono riuscite ad aumentare nel periodo esaminato dal report il fatturato di ben il 23,6% in più rispetto a quanto accaduto alle altre.  Allo stesso tempo il monte salari è cresciuto del 20,6% in più, segno anche di un incremento occupazionale in linea con quello del fatturato. Un aumento che secondo gli studiosi di Bankitalia indica, però, anche la voglia di avere consenso sociale sul territorio.

Volano gli utili mafiosi

Allo stesso tempo, però, non c’è stato però un incremento consistente del valore degli asset: solo +2,6% in più rispetto alle altre imprese. Questo implica che le aziende diventano più labour-intensive, ovvero maggiormente basate sul lavoro che sul capitale. Tipicamente infatti si tratta di aziende di costruzione, o lavanderie per esempio, con margini bassi, in cui non si investe quasi per nulla (il valore degli asset infatti cresce poco), ma che servono magari a riciclare denaro. Molto simile la performance dell’indebitamento che cresce leggermente meno di quello delle altre aziende (dell’1,4%). La crescita dell’utile come conseguenza dei buoni risultati è decisamente superiore a quella dell’utile degli altri, quasi il triplo (+192,4%).

I dati si riferiscono al: 2016 

Fonte: Banca d’Italia 

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