In Italia immigrazione record: 3,1 milioni di ingressi in 10 anni
Negli ultimi due anni sempre più italiani hanno scelto di lasciare il Paese per vivere all’estero. Nel solo 2024 si contano 191.000 espatri, il valore più alto registrato dal 2012. Sommando anche il 2023, il totale sale a 270.000 partenze nel biennio, con un aumento del 39,3% rispetto ai due anni precedenti. Nello stesso periodo, l’Italia è diventata meta di un crescente numero di persone provenienti dall’estero: 760.443 cittadini stranieri nel 2023-2024 hanno stabilito qui la loro residenza, mettendo a referto un incremento del 31,1% rispetto al biennio 2021-2022.
Se si considerano tutti gli ingressi dall’estero – includendo sia gli stranieri sia gli italiani di ritorno – il totale arriva a 874.237 nuovi residenti nell’arco dei due anni. Questo conferma e accentua una dinamica demografica in trasformazione: da un lato aumenta la fuga di cittadini italiani, dall’altro cresce la presenza di nuovi arrivi dall’estero, con gli stranieri che rappresentano la parte preponderante di questo flusso.
Rimpatri di italiani in caduta libera
Molto diversa è la situazione per gli italiani che decidono di tornare dall’estero: nel 2023 sono stati 61.286, nel 2024 sono scesi a 52.508. Come si vede bene nel grafico, in due anni il calo è stato netto. Il risultato è chiaro: cresce il numero di persone che arrivano in Italia, ma sempre più spesso si tratta di persone che non ci sono nate. Gli italiani che rientrano sono ormai una minoranza nei movimenti migratori verso il nostro Paese.
Esodo silenzioso: in 10 anni persi 669.683 italiani
Negli ultimi dieci anni, l’Italia ha vissuto una trasformazione profonda e silenziosa nella composizione della sua popolazione. Tra il 2014 e il 2024, 1.243.010 cittadini italiani hanno lasciato il Paese per trasferirsi all’estero. Nello stesso periodo, solo 573.327 italiani sono tornati a vivere in Italia dopo un’esperienza di emigrazione. Il bilancio è quindi negativo: in dieci anni, l’Italia ha perso 669.683 cittadini italiani.
Nello stesso periodo, l’Italia ha registrato 3.145.267 ingressi di cittadini stranieri provenienti da altri Paesi. Tuttavia, non tutti sono rimasti: 506.146 stranieri si sono trasferiti altrove dopo essere entrati in Italia. Anche in questo caso, il saldo è evidente: l’Italia ha guadagnato 2.639.121 residenti stranieri in più rispetto a quelli usciti. Secondo i dati Istat, il saldo migratorio complessivo per il periodo 2014–2024 evidenzia una perdita netta di quasi 670.000 italiani e un aumento di oltre 2,6 milioni di stranieri.
Mai così tanti stranieri in Italia
Nel 2024 l’Italia ha registrato 382.071 nuovi ingressi di cittadini stranieri, raggiungendo così il livello più alto degli ultimi dieci anni e superando anche il precedente picco del 2017, quando gli ingressi furono 370.000. L’aumento più marcato riguarda i flussi provenienti dall’Africa, che rispetto al 2022 sono cresciuti del 43,9%. A trainare questo incremento sono stati in particolare tre Paesi: dalla Tunisia gli arrivi sono quasi raddoppiati, con un balzo del +95%; dall’Egitto l’aumento è stato del +60,6%; mentre dal Marocco, pur in crescita più moderata, si registra comunque un incremento significativo del +15,8%.
Un andamento simile si osserva anche in Asia, con un aumento generale del 12,5%. Qui i flussi più rilevanti arrivano da Paesi dove l’emigrazione verso l’Europa è spesso legata a difficili condizioni economiche e sociali. Dal Bangladesh, per esempio, gli ingressi in Italia sono cresciuti del 32,2%, dal Pakistan del 24,8% e dall’India del 5,4%. Anche le Americhe e l’Oceania, pur rappresentando numeri assoluti più piccoli, fanno segnare un +18,5%.
Meno arrivi dall’Europa. Tranne da un paese
A sorpresa, invece, l’Europa è l’unica area geografica in calo. Rispetto al 2022, gli ingressi sono diminuiti del 6%, e il calo è ancora più marcato se si guarda solo ai Paesi dell’Unione Europea: –12,6%. Ma c’è un’eccezione che fa la differenza, ed è l’Ucraina. Complice la guerra, è ancora oggi il primo Paese di provenienza per numero di persone arrivate in Italia: 29.000 in un solo anno. Subito dopo vengono l’Albania, con 28.000 arrivi, e la Romania, con 21.000.

Ricambio generazionale? Ci pensano gli immigrati
Chi arriva in Italia è più giovane di chi se ne va. L’età mediana degli immigrati stranieri nel 2024 è 29 anni, contro i 34 degli italiani che rientrano dall’estero. Uno scarto di 5 anni che vale quanto un intero ciclo di studi o l’inizio di una carriera. E non è un caso isolato: tra i nuovi ingressi stranieri, il 42% ha tra i 25 e i 39 anni.
Fuga dei laureati italiani, più stranieri dall’Asia
Tra il 2019 e il 2023 hanno lasciato l’Italia 192.202 giovani italiani tra i 25 e i 34 anni. Nello stesso periodo ne sono tornati solo 73.140. Il saldo è negativo per 119.062 unità. Non si tratta solo di ragazzi in cerca di esperienze all’estero, ma spesso di giovani laureati, già attivi nel mondo del lavoro, che scelgono di costruire altrove il proprio futuro. In parallelo, l’Italia ha accolto 68.261 giovani stranieri laureati, compensando sul piano numerico i 58.036 laureati italiani espatriati. Il saldo è positivo per 10.225 unità.
I giovani laureati stranieri che arrivano in Italia provengono per il 33% dall’Asia, il 17,8% dal Sud America, il 15,8% da altri Paesi europei e solo in parte dall’Africa. Chi parte, invece, sceglie Regno Unito, Germania, Francia, Svizzera, Stati Uniti.
La grande fuga dal Sud Italia
Ogni anno, centinaia di migliaia di italiani fanno le valigie. Nel 2023 sono stati 1.424.583 i cittadini che hanno trasferito la residenza da un Comune all’altro. Più della metà — 832.274 persone — ha attraversato i confini regionali. E la geografia di questi spostamenti racconta, ancora una volta, una storia già nota: l’Italia si muove da Sud verso Nord.
Il saldo migratorio interno è chiaro. Il Mezzogiorno ha perso 63.788 residenti in dodici mesi. Il Nord ne ha guadagnati 55.607, mentre il Centro è rimasto sostanzialmente stabile. In cima alla classifica delle regioni che attirano più persone ci sono la Lombardia, con +28.247 nuovi arrivi, l’Emilia-Romagna (+19.332) e il Veneto (+10.140). Sul fronte opposto, a perdere più abitanti sono la Calabria (-14.808), la Campania (-13.285), la Sicilia (-12.101) e la Puglia (-9.974).
La Lombardia è un “acchiappa laureati”
Questo spostamento coinvolge tutte le fasce d’età, ma tra chi lascia il Sud ci sono soprattutto i giovani. E tra i giovani, tanti sono laureati tra i 25 e i 34 anni. Secondo i dati raccolti tra il 2019 e il 2024, ben 132.000 giovani laureati originari del Sud hanno cambiato regione o lasciato l’Italia. Di questi, 107.000 si sono trasferiti al Centro-Nord e 25.000 sono espatriati. Un dato che significa una cosa precisa: più di un laureato su quattro formatosi al Sud oggi non vive più lì.
Chi vince, invece, sono le regioni del Nord. La Lombardia ha perso 16.000 giovani laureati diretti all’estero, ma ne ha guadagnati 51.000 da altre aree del Paese, con un saldo interno di +35.000. Anche l’Emilia-Romagna ha registrato un forte saldo positivo, con +20.000 giovani laureati arrivati da altre regioni. In pratica, il Nord riesce a tamponare la fuga all’estero drenando risorse dal resto del Paese, mentre il Sud continua a svuotarsi, alimentando una disuguaglianza strutturale che non riguarda solo la demografia, ma anche l’economia, la produttività e la qualità dei servizi.
Cittadinanza-ponte: il passaporto italiano come biglietto da viaggio
C’è un aspetto poco noto dell’emigrazione italiana che merita attenzione: tra il 2023 e il 2024, oltre 87.000 cittadini italiani che hanno lasciato il Paese erano nati all’estero. Rispetto al 2022, l’aumento è stato del +53,8%. Non si tratta di una fuga improvvisa, ma di un fenomeno ormai consolidato: quello della cosiddetta “cittadinanza-ponte”.
In pratica, molte persone nate fuori dall’Italia – in particolare in Brasile (30%), Argentina (18,5%) e Marocco (5,5%) – ottengono il passaporto italiano grazie a legami familiari, si trasferiscono per un breve periodo nel nostro Paese, giusto il tempo di registrarsi all’anagrafe, e poi ripartono. Non si tratta quindi di un vero progetto migratorio verso l’Italia, ma di un passaggio funzionale ad acquisire i diritti di cittadinanza europea.
Il documento Istat conferma che molti di questi cittadini vivono in Italia meno di due anni prima di emigrare di nuovo. E spesso, non tornano nei Paesi d’origine: secondo i dati, il 54% dei sudamericani rientra in patria, ma il 39% sceglie di stabilirsi in un altro Paese dell’Unione Europea, approfittando della libertà di circolazione prevista per i cittadini italiani. Le destinazioni più comuni sono Germania, Spagna, Portogallo e Paesi Bassi.


