Finanziamenti europei in Sicilia, i numeri dello spreco

Lotta alla mafia, le Regioni del Sud usano 61 milioni sui 509 disponibili

Chissà se nei prossimi giorni di scuola, tra obbligo di green pass e tamponi, qualche professore proporrà ai suoi alunni il paradosso dell’Asino di Buridano. Nel farlo potrebbe prendere come esempio la relazione della Commissione Antimafia sulla gestione dei 509 milioni di fondi Ue destinati alla “realizzazione di azioni nei settori della legalità e sicurezza”. In parole povere il report su come Basilicata, Calabria, Campania, Sicilia e Puglia hanno usato i finanziamenti europei per valorizzare i beni confiscati alle mafie, o meglio, su come non lo hanno fatto. Sì, perché non bastano le indagini, i processi, le eventuali condanne e poi i sequestri, occorre che poi i beni che lo Stato incamera siano valorizzati. Ad esempio: la villa di un boss può diventare un centro medico; una scuola d’infanzia; un centro anziani. Ma per farlo occorrono soldi. A volte anche tanti. I finanziamenti europei del Pon Legalità servono proprio a questo. Solo che, come vedremo, nessuno li usa o li usa pochissimo. Risultato: uno spreco immenso di finanziamenti europei soprattutto in Sicilia.

Dove sono finiti i finanziamenti europei in Sicilia?

Dalla relazione emerge la paradossale immobilità delle regioni. In sei anni, dall’approvazione del Piano operativo nazionale (Pon Legalità 2014/2020), sono stati investiti solo 61 milioni dei 509 a disposizione. Si potrebbe pensare che, come l’asino del paradosso caro a Voltaire, a bloccare il Mezzogiorno sia stata una così grande opulenza, una cifra così ingente da inibire il suo stesso sfruttamento. Le finezze filosofiche purtroppo non c’entrano, la verità è molto più deludente, infatti molte amministrazioni comunali affermano di non conoscere nemmeno quali siano, nel loro territorio, i beni sotto sequestro. Difficile investire in qualcosa di cui non si sospetta nemmeno l’esistenza.

Come accedere ai fondi europei

D’altronde la relazione lo dice chiaro, un quadro informativo completo, relativo al numero e alla tipologia dei beni sequestrati e confiscati non c’è. Per questo, nella relazione del IX comitato della commissione bicamerale Antimafia, compare una guida indirizzata agli enti locali, con informazioni su come procedere per individuare gli eventuali beni confiscati all’interno dei confini comunali. Primo passo è consultare la banca dati Open Regio, fino a qui tutto bene, se non fosse che, ad oggi, il 63% dei 2.176 Comuni con beni confiscati alla mafia all’interno del proprio territorio, non ha neppure le credenziali per accedervi.

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Beni immobili confiscati alla mafia, 5 su 10 inutilizzati

Gli immobili sequestrati dal 1982 ad oggi, sono 36.616. Di questi l’agenzia nazionale ha destinato 17.300 a finalità istituzionali e sociali ma non ha ancora provveduto ad altri 19.309. A causa di varie forme di criticità come irregolarità urbanistiche e condizioni strutturali precarie.

Il grafico sopra mostra gli immobili sequestrati dal 1982 ad oggi e gli investimenti effettuati per valorizzarli negli ultimi 4 anni.  Secondo una ricognizione, avviata nel 2019 dall’Agenzia nazionale su circa 6.000 beni immobili destinati alle amministrazioni comunali, risulta che soltanto poco più della metà dei beni è stato poi effettivamente riutilizzato. Il maggior numero di beni immobili è in Sicilia (6906), segue Calabria (2908),Campania (2747), Puglia (1535). Ad oggi, il 48% degli immobili sono stati destinati dall’Agenzia nazionale per finalità istituzionali e sociali, ma ben 5 beni su 10 rimangono ancora da destinare.

Questo può servire a spiegare lo spreco dei fondi europei negli ultimi sei anni. L’esperienza nella valorizzazione dei beni confiscati è ancora giovane. Ha bisogno non solo di risorse, ma di regole semplici per la sua attuazione. Di modalità chiare per il reimpiego dei beni. Attualmente il Pon legalità ha finalizzato le azioni previste dai suoi protocolli (una per la valorizzazione, una per il supporto alla gestione ed una per il rafforzamento delle competenze organizzative) per un importo decisamente inferiore rispetto alle sue potenzialità.

Finanziamenti europei, Sicilia e Calabria ultime

I 61 milioni investiti su 509 disponibili, rappresentano solo l’11% degli impegni programmati e solo il 4,7% del  rapporto dei pagamenti. La Puglia, con 36,8 milioni, si attesta sul 71% nel rapporto impegni ma solo sul 15,8% nel rapporto pagamenti. La Sicilia, con 2,2 milioni, è al 33% nel rapporto impegni e al 4% nel rapporto pagamenti. La Campania, con 14,9 milioni sta rispettivamente sul 48,2% e sul 52,2%. La Sicilia con 2,2 milioni è a 33% nel rapporto impegni su programmato e appena al 4% nel rapporto pagamenti su impegni. Riesce a fare peggio la Calabria cha ha finanziato tre convenzioni per 9,1 milioni ma ha comunicato che non risultano avviati gli interventi inseriti in queste convenzioni.

Fonte: agenziacoesione.gov.it

I dati si riferiscono al 2014/2020

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