Assegno unico familiare: stanziati 21,7 i miliardi di euro

Alle risorse già presenti per i vari bonus si aggiungeranno 6 miliardi

Gli obiettivi dichiarati sono la semplificazione e l’efficienza. A questi punta, secondo le intenzioni del governo, l’assegno unico familiare per i figli che il Senato ha approvato definitivamente. Dovrebbe partire a luglio e portare nelle famiglie con minori da 80 a 240 euro mensili, in base all’età del figlio e all’Isee del nucleo familiare.

Come funziona l’assegno unico familiare per i figli 2021

L’assegno unico per il figlio sostituirà tutti i benefit di vario tipo che ora vanno a chi ha un minore a carico. Bonus per i figli che nel tempo si erano moltiplicati. C’è l’assegno familiare, che spetta ai lavoratori con figli che vivono in un nucleo in cui il reddito mensile dei due genitori non supera i 1.270,69 euro al mese o non si va oltre i 726,11 per un genitore singolo. Ci sono poi le detrazioni fiscali per figli a carico, che a livello di impegno finanziario dello Stato è l’intervento più importante. E ancora gli assegni per chi di figli ne ha 3 o più, quindi per le famiglie numerose, che costituisce un benefit a parte.

A chi spetta l’assegno unico familiare

Con l’andare del tempo era poi diventato chiaro che il problema principale in Italia non era solo il mantenimento dei minori ma la mancanza degli stessi, cioè il calo delle nascite. Per questo sono stati aggiunti altri interventi più specifici, come il premio alla nascita, un bonus di 800 euro pagato dallo Stato al momento in cui viene messo al mondo un bambino o una bambina. Oppure il bonus asilo nido, con cui viene aiutato, fino a un’erogazione massima di 3mila euro, chi rientra nei parametri Isee stabiliti.

assegno unico familiare

L’assegno unico figli 2021 costa 6 miliardi

Il risultato della coesistenza di tutti questi bonus figli è la necessità per le famiglie di fare diverse domande, con una moltiplicazione della burocrazia, maggiori spazi per errori, un impegno sia da parte dei genitori che dello Stato (soprattutto dell’Inps) che dei datori di lavoro i quali dovrebbero pagare per conto dell’Inps gli assegni familiari.

Il bonus per i figli a carico

Il Ddl approvato dal Parlamento dovrebbe unire le risorse che ora finanziano gli interventi già presenti, ma aggiungendo altri miliardi a quelli già ora spesi per lo stesso scopo. La spesa complessiva dovrebbe essere alla fine tra 20,7 e 21,7 miliardi di euro.  Il calcolo nasce dalla somma di varie voci. Ci sono i 7,6 spesi per detrazioni fiscali per figli a carico, i 5,7 per gli assegni familiari, e queste sono le fette più grosse, cui si aggiungono 400 milioni per il premio alla nascita, 600 milioni per il bonus asili nido, altri stanziamenti minori, e un miliardo proveniente dal fondo per l’assegno unico universale che già era stato creato nel 2020. Quindi per il premio di natalità, il bonus asili nido, il congedo di paternità obbligatorio. Oggi tutto confluisce nell’assegno unico e a queste risorse vengono aggiunti 5 o 6 miliardi provenienti dal Fondo per gli interventi di riforma fiscale.

Italia tra gli ultimi per spesa per la famiglia

Con l’assegno unico e l’aumento degli stanziamenti che lo rendono possibile l’Italia dovrebbe risalire una delle tante classifiche europee in cui si ritrova tra gli ultimi posti, quella sulla spesa pubblica a sostegno della famiglia e dei minori. Secondo gli ultimi dati a tale scopo viene dedicato solo l’1,1% del Pil, contro una media europea del 2,2%. Basti pensare che in Danimarca si arriva al 3,4%, in Germania al 3,3%, in Norvegia al 3,1%, in Austria e Finlandia al 2,9%. Tutti Paesi che tra l’altro hanno un tasso di fertilità superiore a quello italiano.

Solo nei Paesi Bassi si spende quanto nel nostro Paese in percentuale sul Pil. Anche in Grecia, per esempio, si arriva all’1,7%. In Spagna all’1,3%. L’assegno unico ci dovrebbe portare all’incirca al livello spagnolo. Maggiore di quello attuale, ma ancora molto lontano da quello dei Paesi con un welfare focalizzato sui minori più che sulle pensioni.

I dati si riferiscono al 2021

Fonte: Ufficio Parlamentare di Bilancio

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