Le pensioni d’oro al Nord sono 11 volte quelle del Sud

Lega contraria al taglio, ecco perché: in 59.164 prendono oltre 5mila euro. Nel Mezzogiorno 5.397

Lo spauracchio del taglio delle pensioni d’oro rischia di creare divisioni all’interno della maggioranza di governo tra Movimento 5 Stelle (favorevole) e Lega (contraria). Il partito guidato da Luigi Di Maio è convinto di poter ridurre i super assegni erogati dall’Inps per recuperare risorse da destinare alle pensioni più povere per portarle al minimo di 780 euro (“pensioni di cittadinanza”); gli uomini di Matteo Salvini considerano la tagliola ingiusta e iniqua.

Ma, oltre che per ragioni giuridiche, la diffidenza del Carroccio è tutta di natura elettorale: il 65% di chi incassa pensioni d’oro (o giù di lì) è residente nel Nord della penisola. Il taglio delle pensioni d’oro rischia, quindi, di travolgere lo zoccolo duro dell’elettorato leghista.

Perché il taglio delle pensioni d’oro?

Il grafico sopra mostra il numero e la residenza dei pensionati italiani più ricchi, coloro che possono contare su un assegno lordo mensile di almeno 4.500 euro al mese pagato dall’Inps. 

Nel Nord Ovest in 14.181 hanno un assegno tra i 4.500 e i 4.999 euro lordi mentre altri 28.927 pensionati viaggiano dai 5mila in su: il loro assegno mensile medio è di 6.349,38 euro. Nel Nord Est in 5.466 oscillano in prima fascia ma sono ben 10.590 i pensionati che superano i 5mila lordi al mese.

Complessivamente, nel Nord Italia vivono 59.164 italiani che possono contare su una ricca pensione: tantissimi, più di quante ce ne siano in tutto il resto del Paese. In 24.053 sono residenti nel Centro, appena 5.337 al Sud e solo in 2.530 nelle Isole. Lo schema è, quindi chiaro: la Lega difende i pensionati con un assegno più ricco che risiedono nel suo feudo elettorale dal taglio voluto dal M5S che, con il taglio, vorrebbe beneficiare quelli che risiedono nel territorio che li ha portati a vincere le ultime elezioni, il Mezzogiorno.

Quanto costano i super pensionati?

Se questi sono i valori in termini assoluti, per avere un panorama più chiaro è utile guardare l’impatto della spesa per i super pensionati sul totale pagato annualmente dall’Inps. Attualmente l’Inps calcola di spendere 200 miliardi e 491 milioni di euro nell’intero 2018, per 17.886.623 assegni pensionistici. Solo una piccola parte di questa montagna di denaro va a finanziare le pensioni d’oro. Complessivamente, in ogni caso, i conti dell’Inps sono disastrosi.

La torta qui sopra mostra esattamente – al centesimo – quanto costa all’Inps ogni singola classe di importo, nome tecnico che indica la fascia di reddito medio pro capite mensile lordo dei pensionati. Passando con il mouse su ogni porzione è possibile scoprire appunto la classe, il suo costo in milioni di euro e l’impatto in percentuale sul totale monte-pensioni. La seconda torta, invece, indica il numero delle persone che ricevono gli assegni per classe di importo, in assoluto e percentuale.

Facciamo un esempio: la porzione nera indica le pensioni d’oro, la classe di importo che comprende gli assegni mensili oltre i 5mila euro lordi. Pensioni che valgono il 2,55% della spesa complessiva dell’Inps e costano 5,1 miliardi di euro l’anno. Ad incassarle è solo lo 0,34% dei pensionati italiani: 61.471 persone su 17,8 milioni di erogazioni.

Per alcuni c’è sicuramente troppa sproporzione e il taglio delle pensioni d’oro immaginato dai pentastellati mira ad un rapido riequilibrio. Ma di certo un taglio delle pensioni d’oro non riuscirà a rimettere in piedi i conti pubblici, né a finanziare le promesse elettorali.  Su sedici classi di importo, quella nella quale ricadono i paperoni è solo al quintultimo posto in termini di spesa annuale. A drenare la maggior parte delle risorse dell’Inps sono le mini pensioni da 500-749 euro: costano all’ente previdenziale 46,6 miliardi di euro e arrivano sui conti correnti di 6.541.990 di italiani. A spanne, il 10% della popolazione.

I dati si riferiscono al 2018

Fonte: Inps

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