Prezzi agricoli cresciuti del 21,85 in 10 anni

Ecco quali sono i prodotti che sono cresciuti di più. Suini in controtendenza: -20%

I prezzi agricoli di base sono sempre stati un tema molto sentito dagli agricoltori e dagli allevatori in Italia. Le loro fluttuazioni, spesso molto ampie, non gli garantiscono entrate fisse ma la cosa peggiore è che la formazione dei prezzi agricoli è indipendente dal lavoro dell’agricoltore stesso.

I produttori italiani si sentono il più delle volte come “pricetaker”, più che “pricemaker”, ovvero devono accettare i prezzi che il mercato, i distributori e le grandi aziende alla fine della filiera impongono; il prezzo del latte per il pecorino subito dai pastori sardi di poco tempo fa ne è un esempio.

I prezzi agricoli sono cresciuti più dell’inflazione

I dati pubblicati da Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo) confermano le ampie fluttuazioni, anche in tempo di Covid. In media a gennaio ponendo il valore del 2010 uguale a 100, i prezzi agricoli erano a 121,85. Vuol dire che in 10 anni e mezzo sono aumentati del 21,85%. L’indice di rivalutazione di Istat ci dice che invece i prezzi al consumo tra 2010 e 2020 sono aumentati del 9,3%.

I prezzi agricoli crescono il doppio dell’inflazione

Ciò significa che i prezzi agricoli, almeno quelli all’origine, sono cresciuti del doppio rispetto all’inflazione. È in teoria una buona notizia per gli agricoltori, ma in realtà ci sono enormi differenze oltre che tra prodotto e prodotto anche tra mese e mese. Tanto per iniziare la crescita dei prezzi delle coltivazioni agricole è stata molto più decisa, del 34,12% rispetto al 2010, mentre nel caso dei prodotti di allevamento l’incremento è stato molto più ridotto, del 9,1% in più di 10 anni.

prezzi agricoli

L’inflazione dei prezzi agricoli ai minimi a luglio nel 2020

E non a caso è tra i prodotti agricoli da coltivazione che si trovano quelli che sono cresciuti di più dal 2010, ovvero il prezzo dell’olio d’oliva, che costa in origine il 63,4% in più di allora, e il prezzo del tabacco, che ha visto un aumento del 98,51%. Se nel caso del prezzo del tabacco già un anno fa era il prodotto con i maggiori incrementi, il caso del prezzo dell’olio è una novità. Nel gennaio 2020 l’inflazione per l’olio d’oliva era del 14,85%, sempre con riferimento al 2010. È da maggio e soprattutto dall’estate che il suo prezzo ha cominciato a crescere più della media.

Il prezzo del tabacco è cresciuto del 98%

Nonostante proprio in estate nel complesso i prezzi agricoli abbiano raggiunto l’inflazione inferiore, solo del 10,49% a luglio, dopo la fase di maggiore emergenza della pandemia di Covid. Anche in quel mese, come oggi, era evidente comunque la grande differenza tra i prodotti da coltivazione e da allevamento. Tra i primi quelli oggi con l’inflazione minore, del 26,99% rispetto al 2010, sono quelli degli ortaggi. Ma in ogni caso si tratta di un incremento superiore a quello di quasi tutti i prodotti da allevamento, tra cui alcuni vedono addirittura prezzi più bassi di quelli di 10 anni fa.

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I prodotti che costano meno rispetto al 2010

Se nel complesso i prezzi di questi ultimi hanno visto un aumento del 9,3% in circa 10 anni, con un minimo del 0,17% in giugno, ci sono invece prodotti che costano oggi meno che nel 2010. Sono gli ovini e i caprini, il cui prezzo è del 95,7% rispetto a quello di allora. E poi i suini. In questo caso i loro prezzi sono addirittura il 94,2% di quelli del 2010.

Il prezzo di suini e caprini è sceso rispetto a 10 anni fa

A giugno era stato raggiunto un livello ancora più basso, del 79,88%. Voleva dire che per comprare un suino si pagava più del 20% in meno rispetto a 10 anni fa. Bassa anche l’inflazione relativa ai prodotti avicoli, quindi i polli, solo del 6,02% in 10 anni. Il prezzo del latte bovino all’origine è aumentato invece dell’11,55%, ed è stato anche tra quelli che ha avuto minori fluttuazioni nell’ultimo anno, un po’ come il prezzi dei bovini stessi.

Al contrario di quanto accaduto per esempio nel caso del prezzo dei conigli che era solo il 69,75% di quello del 2010 e ora è superiore del 34,17% più alto. È quasi raddoppiato dunque. Questi dati sui prezzi agricoli, in particolare la differenza tra i prodotti coltivati e quelli di allevamento sono una conferma del perché sono stati più gli allevatori degli agricoltori a essere protagonisti di proteste negli ultimi anni. Che probabilmente non saranno le ultime

I dati sono del 2020 e 2021

Fonte: Ismea

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