Per ridurre le disuguaglianze 29,6 miliardi dal Pnrr

Andranno agli aiuti per la ricerca del lavoro, rigenerazione urbana e housing sociale

La quinta missione del nostro Pnrr in ordine di risorse disponibili, quella su inclusione e coesione, si occupa, per così dire, delle infrastrutture sociali del Paese che sono importanti quanto quelle materiali. Tra gli obiettivi c’è quello di ridurre le disuguaglianze sociali, che in Italia più che in altri Paesi minano il capitale umano e sociale limitando alla fine anche lo sviluppo economico. Quindi i divari di genere, quelli territoriali tra Nord e Sud, quelli crescenti tra poveri e non istruiti e i segmenti della società invece più favoriti. Disuguaglianze che sono evidenti anche dall’amplissima fascia degli inattivi, coloro che non lavorano e non cercano un’impiego, tra le più grandi in Europa.

Quanti soldi per ridurre le disuguaglianze

Si tratta di 29,62 miliardi, di cui 2,56 provenienti dal fondo complementare governativo e 7,25 da React-Eu, che proprio di questi temi si occupa in modo specifico. Sono tre le principali componenti di questa parte del Pnrr su inclusione e coesione: le politiche per il lavoro, le infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore, e infine la coesione territoriale. Come per le altre missioni a essere dettagliato nel Pnrr del governo però è solo l’utilizzo di quelle risorse provenienti dal Recovery Fund, che in questo caso sono 19,81 miliardi.

Gli obiettivi del Pnrr su inclusione e coesione

Circa 6,01 miliardi sono destinati alle politiche attive del lavoro e alla formazione, il capitolo preponderante della prima componente. Si parla qui di inclusione di coloro che sono esclusi dal mondo produttivo. Con lo scopo di aumentare l’occupazione e ridurre il mismatch di competenze che da sempre ci caratterizza. Sarà istituito un programma nazionale, la Garanzia di occupabilità dei lavoratori (Gol), che si occuperà di prendere in carico disoccupati e persone in transizione occupazionale, che per esempio percepiscono la Naspi, il Reddito di Cittadinanza, la cassa integrazione straordinaria, aiutandoli a trovare lavoro.

Parallelamente sarà adottato un Piano nazionale nuove competenze per formare questi cittadini che spesso mancano di competenze utilizzabili nel mondo del lavoro. Si tratterà, come avviene nel Nord Europa, di attività di formazione (le cosiddette upskilling e reskilling). Che però coinvolgerà, con l’aiuto del fondo React-Eu anche chi è già occupato, in accordo con i sindacati e le aziende.

Saranno inoltre potenziati con 600 milioni i centri per l’impiego, che fino ad ora sono stati poco efficaci nel costruire un incontro tra le esigenze della domanda e dell’offerta di lavoro. E sarà istituito un Fondo Impresa Donna, per rafforzare l’imprenditorialità femminile. All’interno di questa porzione di Pnrr su inclusione e coesione sono previsti anche 650 milioni per il potenziamento del Servizio Civile Universale, che in questo contesto si inserisce tra i programmi di apprendimento non formali che potranno essere a disposizione dei giovani tra i 18 e i 28 anni.

ridurre le disuguaglianze

Rigenerazione urbana e housing sociale

Il capitolo più importante per risorse stanziate è però quello che si occupa di rigenerazione urbana e housing sociale proprio con l’obiettivo dichiarato di sostenere le fasce più deboli della popolazione e ridurre le disuguaglianze. Che appartiene alla seconda componente della missione del Pnrr su inclusione e coesione, quella su infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore. Si tratta di 9,02 miliardi stanziati per aiutare i comuni in progetti di riduzione di situazione di emarginazione e degrado sociale nei quartieri più in difficoltà e accrescere il decoro delle aree pubbliche. Un’altra funzione sarà quella di creare piani urbani integrati tra comuni, per esempio tra una metropoli e i centri limitrofi, per fornire servizi aggiuntivi alla persona e migliorare l’accessibilità alle infrastrutture soprattutto nelle periferie.

Riparte l’edilizia pubblica

Dovranno poi essere realizzate nuove strutture di edilizia pubblica, ovvero le case popolari, ma ma senza nuovo consumo di suolo, puntando sulla riqualificazione di aree degradate e la sostenibilità ambientale. Ai servizi sociali, disabilità e marginalità sono destinati 1,25 miliardi. Che appaiono pochi se consideriamo che questa voce include sia il sostegno a famiglie e Terzo Settore per percorsi di autonomia per i disabili, che l’housing temporaneo per i senzatetto, sia la riconversione e il miglioramento delle Rsa per gli anziani.

Ridurre le disuguaglianze vuol dire anche nuovi impianti sportivi

Circa 700 milioni inoltre andranno al recupero di aree cittadine con la realizzazione in loco di impianti sportivi e parchi urbani attrezzati. Un po’ tutto il Next Generation Eu per l’Italia è disegnato per ridurre il ritardo del Mezzogiorno rispetto al resto d’Italia, e quindi non stupisce che questa parte del Pnrr su inclusione e coesione dedicata specificatamente alla coesione territoriale assorba solo 1,98 miliardi. Gran parte delle strategie mirate all’abbattimento di questo divario sono incluse in altre missioni e altri capitoli.

In Pnrr e le Zone economiche speciali

In questo vi sono investimenti più specifici e particolari. Come il rafforzamento delle Zone Economiche Speciali, (Zes), ovvero quelle aree del Mezzogiorno con una legislazione economica di vantaggio, per esempio in termini di rapidità dell’installazione di nuovi cantieri o dell’insediamento di nuove imprese. Saranno poi potenziati i servizi delle aree interne. Sono sostanzialmente tutti quei comuni soprattutto appenninici a bassa densità abitativa in cui spesso mancano presidi sanitari, farmacie, centri per i disabili e sono abitati prevalentemente da anziani e persone fragili. E che necessitano del sostegno pubblico per poter continuare a erogare servizi fondamentali. Si punterà anche a valorizzare le risorse naturali delle stesse aree.

Riutilizzare i beni confiscati alla mafia

Un’altra linea di azione nell’ambito della coesione sarà anche la riqualificazione di 200 beni confiscati alla criminalità organizzata, e il potenziamento delle attività Terzo Settore mirate a ridurre da dispersione scolastica nel Mezzogiorno. Ma a questo scopo andranno solo poche centinaia di milioni di euro. L’impressione generale è che sia stata data in realtà molta più attenzione all’occupabilità delle persone che a misure di welfare e assistenza. Il sottotesto è che il vero strumento di uscita dalla povertà e dall’esclusione sia alla fine proprio il lavoro.

I dati si riferiscono al 2021-2026

Fonte: Presidenza del Consiglio dei Ministri

Leggi anche: Il Pnrr di Draghi e quello di Conte: il confronto

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