Gli iscritti al Partito comunista in Cina sono solo il 6,7%

Al via il terzo mandato di Xi, il leader cinese più longevo dai tempi di Mao

Sabato 22 ottobre 2022 in Cina si è concluso il ventesimo Congresso Nazionale del Partito comunista cinese (Pcc). Il leader Xi Jinping è stato confermato per un terzo mandato come Segretario generale, presidente della Repubblica Popolare e capo delle Forze Armate. La conferma a livello politico rappresenta il completo predominio di Xi Jinping; ora il leader cinese è il più longevo e potente uomo al comando dai tempi di Mao Zedong. Al Congresso sono stati anche rinnovati i sette membri del Comitato permanente del Politburo, l’organo esecutivo ristretto attraverso cui il Partito governa la Cina: ora sono tutti uomini molto vicini a Xi Jinping. Il suo obiettivo accelerare l’ascesa della Cina come superpotenza militare e tecnologica, mantenendola sotto il controllo inflessibile del Partito Comunista e naturalmente “riportare a casa” la disubbidiente Taiwan.

La Cina nuovamente motivata a prendersi Taiwan

Xi Jinping vuole annettere alla Cina l’Isola di Formosa (il nome dato dai portoghesi a Taiwan all’epoca della sua scoperta) per due ragioni: la prima è storica e ideologica; completare il piano di riunificazione del Paese iniziato da Mao Tse-tung per unire militarmente e politicamente Cina e Taiwan, la seconda è strategica: Taiwan infatti è una miniera d’oro per le risorse necessarie a costruire la supremazia tecnologica, indispensabili per la costruzione di microchip e semiconduttori. Infine la posizione geografica dell’Isola permetterebbe alla Cina di aumentare il suo controllo militare sul Pacifico. Una supremazia che gli Usa non vogliono concedere.

Nancy Pelosi a Taiwan, Xi è pronto alla guerra?

La tensione è sempre più alta man mano che si avvicina la data in cui la Cina la smetterà con le incursioni aeree di provocazione e tenterà l’invasione di Taiwan, secondo l’intelligence taiwanese entro il 2025. Ma una guerra tra Usa e Cina, in una situazione che ha fin troppi punti in comune con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, potrebbe scoppiare anche prima. Perché? La ragione è che Pechino è pronta a dare l’ordine di far alzare i caccia quando si verificano situazioni diplomatiche volte a far proseguire gli accordi bilaterali tra Usa e Taiwan. Per questo l’imminente visita di Nancy Pelosi, la speaker della Camera dei rappresentanti americana, a Taipei potrebbe essere l’innesco di un conflitto che per ora è rimasto verbale anche se i caccia si sono effettivamente alzati in volo.

Un conflitto che vedrebbe, per citare le parole di Xi Jinping durante l’infuocato discorso del 27 giugno 2021 in occasione del centenario della fondazione del Partito comunista cinese “una grande muraglia d’acciaio forgiata da 1,4 miliardi di cinesi pronta a reagire contro chiunque s’intrometta nella missione storica di riunificazione della Cina”. Ma i cittadini cinesi sono tutti iscritti al Partito? La risposta è no.

Quanti sono davvero i comunisti cinesi

Comunisti in Cina: quanti sono e chi sono i comunisti cinesi. Gli iscritti al Pcc (Partito comunista cinese) sono ancora un pugno di riso nella mani di Xi Jinping. Rappresentano infatti, al 2021, solo il 6,7% della popolazione cinese, ovvero 95,15 milioni di persone su un totale di 1,4 miliardi di abitanti. Un numero davvero esiguo considerato il totale della popolazione cinese. In ogni caso il Pcc è il secondo partito più grande al mondo, il primo posto è occupato dal Partito del popolo indiano che conta il doppio degli iscritti del Partito comunista cinese con oltre 180 milioni di tesserati.

Chi sono i comunisti cinesi e perché è difficile iscriversi

Come mai i comunisti cinesi iscritti al partito sono cosi pochi? La ragione è che prendere la tessera del Pcc rappresenta un cambio radicale dello stile di vita e un impegno continuo. Bisogna partecipare alle riunioni, frequentare seminari ideologici, impegnarsi nelle campagne di beneficenza ufficiali, essere insomma sempre disponibili per le esigenze del Partito. Ottenere la tessera rappresenta, di contro, un concreto incentivo per ambire a migliorare la propria condizione sociale. Una promozione di status direttamente legata al rilascio dell’iscrizione che, per questo motivo, è rigorosa.

La domanda per essere accettata richiede un lungo iter di verifica pluriennale, la maggior parte degli aspiranti membri effettua diversi tentativi prima di vedersi accettata la richiesta e, di questi, solo uno su otto è ammesso al processo di esame finale. In Cina è diffusa la voce che lo stesso Xi Jinping abbia fatto domanda d’iscrizione al Pcc ben 10 volte.

Tessera del Pcc, solo un cittadino su 8 riesce a ottenerla

Per questo quella degli over 60, categoria nella quale rientrano anche i pensionati, è di gran lunga la fascia d’età più rappresentata tra gli iscritti al Pcc. Fanno parte di una categoria, quella di senior, per la quale l’iscrizione al Partito non comporta più vantaggi per la carriera mentre ne offre diversi al Partito, come il tempo da dedicare. Gli over 60 iscritti al Partito comunista cinese sono infatti circa 37 milioni, più di un terzo del totale.

Chi sono i comunisti cinesi: contadini e pensionati

Fin dall’inizio il partito si è presentato come il portavoce del proletariato. La sua missione era combattere le distinzioni di classe rovesciando la borghesia di stampo capitalista attraverso la collettivizzazione della produzione. Per questo operai e lavoratori del settore agricolo, inclusi contadini, pastori e pescatori, costituiscono ancora quasi un terzo dei membri del Pcc. La loro quota, tuttavia, non è più in crescita e mostra anzi una leggera diminuzione. La ragione risiede nell’obiettivo del Pcc per il futuro, ovvero  la creazione di un pool di leader di partito appartenente alla classe dirigente più giovane e istruita capace di sostenere il complesso, e per certi versi incoerente, capitalismo ibrido cinese, anche detto “capitalismo di Stato”.

Nel 2012 gli agricoltori e gli operai, inclusi pastori e pescatori, costituivano il 38,3% dei membri totali del partito ma nel 2019 sono scesi al 34,8%. Mentre la percentuale di professionisti, tecnici e dirigenti tra i membri del partito è cresciuta passando dal 31,6% del 2012 al 34,4% del 2019. Rispetto al passato oggi le candidature degli studenti e dei “colletti bianchi” più giovani sono favorite rispetto a quelle dei lavoratori dell’agricoltura.

comunisti cinesi

Partito comunista cinese, assenti le donne dai ruoli apicali

Le donne, nel Partito comunista cinese, sono decisamente sotto rappresentate anche se la loro presenza è in crescita. Nel 2019 c’erano circa 25,6 milioni di donne iscritte, ovvero circa il 27,9% del totale. Tre i 25 membri dell’Ufficio politico del Partito comunista cinese, l’organo decisionale del partito, vi è una sola donna: Sun Chunlan. Le donne inoltre rappresentano solo il 25% dei 2.953 deputati dell’Assemblea nazionale del popolo (Anp), la massima legislatura cinese, e il 20,5% dei 2.156 membri della Conferenza consultiva politica del popolo cinese, il principale organo consultivo politico del paese.

Le differenze etniche all’interno del Partito comunista cinese

I membri delle minoranze etniche costituiscono circa il 9% della popolazione del Paese, e sono sempre più rappresentati all’interno del Partito comunista cinese. Nel 2012 i membri del partito appartenenti a minoranze etniche erano 5,8 milioni, ovvero il 6,8%. In otto anni sono cresciuti di quasi un punto percentuale (una scalata non facile considerando la difficoltà nell’essere accolti tra i “dignitari” del Pcc) arrivando a quota 7,4%.

I dati si riferiscono al: 2021

Fonte: Dipartimento dell’organizzazione del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese 2012-2019

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