I professori italiani sono i più anziani del mondo

Il 58% ha più di 50 anni (in Gran Bretagna solo il 20%) e appena il 2% è under 30

Il 58% degli insegnanti in Italia ha più di 50 anni. Nessuno, tra i Paesi Ocse, ha una percentuale così alta quando prendiamo in considerazione tutte le scuole, dalla primaria alle scuole superiori. Sono i dati che emergono dal rapporto Ocse  “Education at glance“. Il risultato è che la scuola in Italia ha i docenti più anziani.

L’età media degli insegnanti in Italia

Nell’istruzione primaria e secondaria, circa il 35% degli insegnanti  dei Paesi dell’Ocse ha almeno 50 anni e potrebbe raggiungere l’età pensionabile nel prossimo decennio, mentre il numero della popolazione in età scolastica è destinato ad aumentare, questo fa emergere la necessità impellente per molti governi di assumere nuovi insegnanti e formarli. Vale anche per il nostro Paese che così abbasserebbe l’età media degli insegnanti in Italia. Nel 2019, il 58% degli insegnanti della scuola primaria in Italia aveva almeno 50 anni, una percentuale superiore alla media Ocse pari al 33%. Il problema sono le difficoltà di accesso al lavoro di insegnante.

Pnrr, la riforma per assumere i precari della scuola

Nel Pnrr c’è una voce specifica per stabilizzare e assumere i docenti precari e tutti gli altri che non sono ancora riusciti a ottenere nemmeno la prima supplenza. Secondo i dati Ocse i docenti precari in Italia sono più di 200.000. Il Piano, quindi, con l’azione 2.1: “Sistema di reclutamento dei docenti” mira a stabilire un nuovo modello di reclutamento, legato a un ripensamento della formazione iniziale e addirittura, “dell’intera carriera”.

L’obiettivo è 70mila nuovi docenti entro il 2024

Il fine è quello di determinare un significativo miglioramento della qualità del sistema educativo del nostro Paese, strettamente legato a un aumento della professionalità del personale scolastico. Ciò sarà garantito attraverso la formazione degli insegnanti e la semplificazione delle attuali procedure di concorso pubblico. Per questa riforma, la Commissione Ue ha imposto l’obiettivo di reclutare, attraverso il nuovo metodo, 70mila docenti entro il 2024. Le nuove modalità di reclutamento sono state già definite nel decreto legge 73 del 2021, mentre per quanto attiene alla formazione iniziale e continua dei docenti il provvedimento è in corso di definizione.

L’età degli insegnanti alle scuole superiori

In media in tutti i Paesi dell’Ocse la percentuale di insegnanti con almeno 50 anni aumenta se crescono anche i livelli di istruzione in cui essi esercitano l’insegnamento, fino al 36% nell’istruzione secondaria di primo grado e al 40% nell’istruzione secondaria di secondo grado. In Italia questa percentuale varia dal 53% al livello di secondaria di primo grado e al 62% al livello di secondaria di secondo grado. In parole povere licei e superiori sono quelli con i prof più anziani e medie ed elementari quelli con maestre e maestri più giovani.

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italia scuola

Insegnanti anziani? Il confronto europeo

Sul tema abbiamo i dati di Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea. In Italia il 53% dei docenti è over 50 (il calcolo di Eurostat è più ottimistico di quella dell’Ocse), mentre il 17% ha più di 60 anni. Per trovare un personale docente con un’anzianità prossima alla nostra (ma più bassa) bisogna andare in Lituania (50% sopra i 50 anni), Estonia (49%), Bulgaria (48%), Grecia (47%), Lettonia (46%) e Austria (45%).

Dall’altro lato della classifica, gli insegnanti più giovani si trovano nelle scuole di Malta e del Regno Unito, dove gli over 50 sono appena il 20%. Tra i grandi Paesi Ue, anche Spagna e Francia hanno medie d’età inferiori a quella dell’intera Unione.

La scuola in Italia è troppo anziana

Ma come si diventa insegnanti? Sulla carta, stando al sito del ministero dell’Istruzione, non c’è niente di più facile. In realtà trovare un posto nel settore pubblico che non sia da insegnante precario, è molto più complicato.

Dal punto di vista dell’istruzione, ecco come fare. Prima di tutto occorre avere un titolo di studio di accesso, ovvero una laurea magistrale, ma non basta ci vuole anche l’abilitazione, i famosi 24 cfu per l’insegnamento. Dopo le strade sono due: o mandare centinaia di “mad” in tutte le scuole d’Italia sperando di essere selezionati per una supplenza (mad significa messa a disposizione e possono mandarla anche quelli che non hanno ancora completato il ciclo magistrale) o partecipare al concorso ordinario, grazie al quale nel caso di vittoria si aprono finalmente le porte… della classe. Ed è il primo giorno di scuola, per la seconda volta. Ma con una non trascurabile differenza, un contratto a tempo indeterminato.

Perché la scuola in Italia non è una priorità politica

Questi dati sull’età degli insegnanti nella scuola in Italia dimostrano che il turn over è bloccato anche a causa della scarsità di studenti per via dell’inverno demografico italiano. Molti problemi, pochissime soluzioni nonostante che per 9 italiani su 10 la scuola è la vera priorità del Paese. In questa definizione rientra sia la riqualificazione degli edifici scolastici che la stabilizzazione dei precari, ma anche un aggiornamento più serrato degli insegnanti oltre ad un maggiore collegamento tra la “teoria” insegnata sui banchi e la “pratica” che si impara sui luoghi di lavoro. Il numero, 9 italiani su 10 sono preoccupati per lo stato della scuola in Italia, emerge da una ricerca che Swg ha svolto per il sindacato Gilda degli insegnanti. Per il 54% degli intervistati da Swg la buona qualità dell’insegnamento è un tema prioritario per il Paese che la politica non riesce, però, a mettere a fuoco.

I dati sono aggiornati al: 2022

Fonte: Ocse ed Eurostat

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