Abbandono scolastico in Italia, tra i peggiori d’Europa

Il 13,1% dei 18-24enni (543mila persone) non va a scuola, soprattutto al Sud

Alla conferenza stampa del 7 settembre il premier Giorgia Meloni ha annunciato misure drastiche per ridurre l’abbandono scolastico in Italia: ragazzi e ragazze che non frequentano la scuola. “Oggi che non manda i figli a scuola paga una multa di 30 euro”, si è indignata la Meloni. Le nuove regole seguono la tragedia del doppio stupro subìto da due bambine tredicenni a Caivano e l’omicidio di un ragazzo di Napoli ammazzato da un coetaneo che girava con la pistola carica in tasca e che, per una banale lite per un parcheggio, l’ha usata commettendo l’omicidio.

Ma qual è la situazione in Italia? Diciamo subito che ben pochi stati in Europa presentano dati peggiori dei nostri nonostante il Piano strategico Europe 2020 (varato nel 2010) prevedeva di portare il tasso di abbandono scolastico al 10% in Europa. Difficile da raggiungere, soprattutto per noi: l’abbandono scolastico in Italia è al 13,1%, ma con un netto miglioramento negli ultimi anni.

Le cause dell’abbandono scolastico in Italia

Per prima cosa dobbiamo precisare che l'”abbandono scolastico è un fenomeno complesso ed articolato che appare causato – come ci dice la stessa Istat –  da una serie di fattori, tra cui la situazione socio-economica della persona, il background formativo della famiglia, i fattori di attrazione del mercato del lavoro, il rapporto con la scuola e i con i programmi educativi offerti, le caratteristiche individuali e caratteriali della persona”. In Europa, il fenomeno è misurato dalla quota di 18-24enni che possiede al più un titolo secondario inferiore ed è fuori dal sistema di istruzione e formazione.

Abbandono scolastico in Italia: i dati regionali

Abbiamo detto che il tasso di abbandono scolastico in Italia si attesta al 13,1%, pari a 543mila giovani, in leggero calo rispetto all’anno precedente. L’abbandono scolastico in Italia coinvolge maggiormente i giovani uomini (15,6%) rispetto alle coetanee (10,4%) e infatti nel 2020, solo tra le ragazze si è registrato un calo nel valore dell’indicatore (-1,1 punti). I divari territoriali rispetto al fenomeno dell’abbandono scolastico sono molto ampi e persistenti, nonostante la differenza tra Nord e Mezzogiorno scenda a 5,3 punti (grazie al calo dell’abbandono scolastico nel Mezzogiorno), dai 7,7 del 2019.

In particolare, nel 2020, l’abbandono degli studi prima del completamento del sistema secondario superiore o della formazione professionale è stato del 16,3% nel Mezzogiorno, 11% nel Nord e 11,5% nel Centro. Gli squilibri regionali appaiono marcati: diverse regioni hanno valori inferiori al 10% mentre Sicilia, Campania, Calabria e Puglia hanno le maggiori incidenze di abbandoni (19,4%, 17,3%, 16,6% e 15,6% rispettivamente).

L’abbandono scolastico in Italia e condizione socio-economica

È noto che la condizione socio-economica della famiglia di origine è un fattore determinante dell’abbandono scolastico in Italia. Incidenze molto elevate di abbandoni precoci si riscontrano dove il livello d’istruzione o quello professionale dei genitori è più basso. Infatti l’abbandono degli studi prima del diploma riguarda il 22,7% dei giovani i cui genitori hanno al massimo la licenza media.

La povertà incentiva l’addio alla scuola

Tassi di incidenza molto più contenuti, pari al 5,9% e al 2,3%, si riscontrano, invece, per i giovani rispettivamente con genitori con un titolo secondario superiore e genitori con un titolo terziario. Similmente, se i genitori esercitano una professione non qualificata o non lavorano, gli abbandoni scolastici sono più frequenti (circa il 22%), mentre sono contenuti quando la professione più elevata tra quella del padre e della madre, è altamente qualificata o impiegatizia (3% e 9%, rispettivamente).

Il Europa il 10,2% delle persone lasciano la scuola

Per fare un confronto con gli altri Paesi dobbiamo prendere i dati sull’abbandono scolastico dell’Eurostat del 2019, secondo i quali la percentuale di giovani europei tra 18 e 24 anni che ha lasciato gli studi prima di diplomarsi è stata del 10,2%. Obiettivo quasi centrato, insomma, tuttavia la percentuale italiana si è rivelata ancora una volta più alta, del 13,5% (come abbiamo visto c’è stato un miglioramento nell’ultimo anno). Il grafico in alto mostra il tasso di abbandono scolastico registrato da ciascun Paese dell’Unione europea nel 2019.

abbandono scolastico in italia

I dati dell’abbandono scolastico in Italia e in Europa

A sorpresa il tasso più alto di abbandoni è stato quello islandese, del 17,9%. In un Paese piccolo bastano pochi casi specifici e a fare innalzare le statistiche, ma rimane un dato sorprendente considerando che i Paesi nordici  sono sempre stati esempi virtuosi nel campo dell’istruzione. A seguire la Spagna e Malta con, rispettivamente, il 17,3% e il 16,7% di percentuale di dispersione scolastica. Peggio dell’Italia fanno anche Romania e Bulgaria, di solito del resto in fondo alle classifiche europee, con rispettivamente il 15,3% e il 13,9%. I Paesi con la minore abbandono scolastico sono, invece, Grecia (4,1%), Lituania (4%) e Croazia (solo il 3%).

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Abbandono scolastico in Italia: sesti, ma miglioriamo

L’Italia ha ottenuto il sesto posto nel 2019. Il caso italiano però può essere letto anche sotto un’altra luce, meno allarmante. Il grafico qui in basso mostra infatti l’andamento storico dei dati dell’abbandono scolastico in Europa e in Italia tra il 2010 e il 2019.

I dati mostrano che i giovani italiani dieci anni fa erano più propensi a mollare tutto piuttosto che a continuare a sgobbare sui libri. La media europea di abbandono scolastico infatti quell’anno era al 13,8%, mentre quella italiana era del 18,6%.

Ma l’abbandono scolastico in Italia è in calo

Il miglioramento italiano è stato più veloce di quello europeo, e questo è un dato certamente positivo, anche perché si partiva da dati decisamente superiori. Il gap si restringe dunque. Ma c’è chi ha fatto meglio, almeno a credere alla correttezza dei dati. Per esempio Spagna e Portogallo, in cui si è passati rispettivamente dal 28,2% al 17,3% e dal 28,3% al 10,6%.  Sorprendente anche la Grecia, in cui l’abbandono scolastico dal 13,5% del 2010 è crollato al 4,1% del 2019. Un progresso, quello di in particolare di Grecia e Portogallo, tra l’altro ottenuto in un periodo di grave crisi economica, che getta le basi forse per un futuro migliore. E da cui possiamo imparare.

Quali sono i motivi dell’abbandono scolastico in Italia

Dopo aver visto i numeri, proviamo a interrogarci sui motivi dell’abbandono scolastico, perché ci devono essere per forza delle cause che fanno dell’Italia uno dei peggiori in Europa sotto questo profilo. Secondo l’Invalsi, che non si limita a coordinare i test sugli studenti per verificare la loro preparazione scolastica ma li commenta, i motivi per i quali in Italia c’è un così alto tasso di abbandono scolastico sono diversi e di diversa “gravità”.

Gli studenti demotivati e le cause socio-economiche

Ci sono motivi che riguardano il singolo studente, ma anche la scuola e poi c’è un problema di sistema nel suo complesso. Il singolo studente può avere difficoltà cognitive o di apprendimento, ma questo non spiega il fenomeno, ovviamente. Ci può essere demotivazione da parte dello studente dovuto ad un senso di inadeguatezza rispetto al corso di studi che gli prospetta davanti, ma c’è anche, senza dubbio, un problema di condizione famigliare, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti socio economici. Se una famiglia, cioè, ha difficoltà economiche è ovvio che reputerà più importante per i propri figli un percorso lavorativo e non gli studi.

Per i bravi insegnanti è difficile emergere

La condizione socio economia della famiglia ha a che fare, naturalmente, con il contesto geografico nel quale è inserita ma, e qui veniamo al nodo della scuola in quanto tale, tra i motivi dell’alto tasso di abbandono scolastico in Italia ci può anche essere una cattiva relazione tra studenti ed insegnanti ma anche tra gli insegnanti e le famiglie, ovvero, nella difficoltà di far comprendere alle famiglie l’importanza della formazione dei figli in vista del suo futuro lavorativo.

Esistono poi dei problemi strutturali, cioè di sistema. Uno di questi, per esempio, è la selezione del personale docente: oggi nella scuola, come un po’ in tutti gli ambiti della pubblica amministrazione, è difficile fare emergere le qualità e l’impegno personale. Generalmente gli scatti di carriera avvengono sulla base della sola anzianità e anche i concorsi non sono spesso strutturati in modo da premiare le qualità personali dei candidati insegnanti. L’insieme di questi fattori portano a una disaffezione da parte degli studenti e anche ad un abbandono scolastico “implicito”: significa che il percorso di studi viene magari completato ma alla fine si hanno delle competenze talmente basse e talmente poco spendibili sul mercato del lavoro che, di fatto, è come se il ciclo di studi fosse stato inutile.

I dati si riferiscono al: 2010-2020

Fonte: Eurostat

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