La Bce smette di comprare? Il debito pubblico sale di 2 miliardi

Le previsioni sull’aumento dei costi per gli interessi sui titoli di Stato per il 2017 e 2018

Prima o poi (forse prima che poi) il sostegno di Mario Draghi all’economia del Continente finirà. Cioè: prima o poi il Quantitative easing della Banca centrale avrà termine e, con esso, l’acquisto di titoli rappresentativo del debito pubblico dei vari Paesi europei.

Che cosa è il Qe di Draghi

Il sostegno consiste nel fatto che con un compratore “certo” di titoli del debito pubblico, i tassi ai quali i titoli vengono piazzati sul mercato si abbassano dando sollievo ai bilanci dei vari Stati che, appunto, possono pagare meno il proprio debito. Ma la domanda che tutti si fanno è: che cosa succederà a questi tassi quando la Bce terminerà di comprare titoli? E, soprattutto, di quanto aumenterà il costo dei debito per i vari stati europei? Questa, in effetti, è la domanda delle domande, perché un eccessivo aumento del costo del debito pubblico può far saltare qualsiasi previsione economica e costringere gli Stati a rimettersi a fare i conti.

Considerando che l’Italia sta, in queste settimane, stilando i dettagli della manovra economica, la sorpresa di un aumento dei tassi potrebbe essere molto poco piacevole. Soprattutto se la crescita non si consolida e l’inflazione resta bassa: il rapporto debito/Pil aumenterebbe e con lui anche il rischio di default, misurato sia dalle agenzie di rating che dall’andamento dei Cds. Per conoscere l’andamento recente dei Cds (Credit default swap) basta leggere questo post mentre questo è il post che spiega il giudizio delle agenzie di rating sull’Italia negli ultimi 30 anni .

Che impatto avrà sul debito pubblico

Per rispondere alla domanda su quale sarà l’impatto dell’aumento dei tassi sull’economia italiana, si possono, ovviamente, fare solo ipotesi e una delle più autorevoli e ponderate l’ha fatta il centro studi Bruegel che ha preso in considerazione anche (dettaglio importante) la maturità del debito italiano, ovvero, la durata a scadenza dei titoli del debito pubblico piazzati sul mercato. Bruegel ha prese in considerazione le previsioni economiche dei vari Paesi emesse nel maggio del 2017 dalla Commissione europea e il risultato di questi calcoli sono indicati nel grafico sopra.

La Francia ha più debito pubblico di noi

E’ indicato l’aumento della spesa a servizio del debito in rapporto al Pil del Paese, considerando due anni, 2017 e 2018, e tre scenari: che i tassi sui titoli del debito pubblico aumentino di 50, 100 e 150 punti. Come si vede in tutti e tre i casi l’Italia è il Paese che spenderebbe di più rispetto a tutti i grandi Paesi europei. Ed è ovvio considerando l’ammontare complessivo del debito pubblico nazionale. E questo nonostante che la Francia abbia da poco sfondato il muro dei 2.500 miliardi di euro dei debito. Sono meno dei 2.278 miliardi dell’Italia (dato di luglio 2017) eppure pagherebbe meno conseguenze. Evidentemente perché la Francia è ritenuto un Paese meno a rischio. Nello scenario peggiore, in caso di un aumento dei tassi di 150 punti base, l’Italia dovrebbe sopportare, nel 2018, un costo pari allo 0,31% del Pil, ovvero, all’incirca 2 miliardi di euro.

I dati si riferiscono al: 2017-2018

Fonte: Bruegel

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In un mese il debito pubblico è cresciuto di 20 miliardi

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