Più 34% nei primi nove mesi del 2015. Il motivo? Gli operai non vengono pagati
Sono drammaticamente in crescita gli scioperi in Cina. Secondo il China Labour Bulletin solo tra il primo dicembre e l’8 sono state organizzate ben 1.050 astensioni dal lavoro in tutto il Paese. La cartina mostra le città dove si sono svolte le proteste più importanti. Ma è bene chiarire subito che i sindacati cinesi non c’entrano nulla, per un semplice motivo…
Non è merito dei sindacati cinesi
I sindacati cinesi non esistono, almeno ufficialmente, ciò significa che le agitazioni sono tutte di carattere spontaneo. In quasi tutti i casi gli scioperi sono stati provocati dalla decisione delle imprese di non pagare i dipendenti, soprattutto quelli del settore edile. Non è un caso che ben il 55% delle astensioni dal lavoro sono state promosse proprio dai lavoratori edili, in particolare nelle aree del Guangdong, Henan, Shandong e Hebei.
Nel settore delle costruzioni il problema del mancato pagamento degli stipendi pare sia endemico, ma anche nel settore industriale, che ha promosso il 23% degli scioperi, non pagare gli operai rischia di diventare una tradizione. Altri settori che in futuro potrebbero essere interessati dagli scioperi sono quelli della moda, in particolare quello della produzione di scarpe, colpito dalla concorrenza di Paesi dove il costo del lavoro è ancora più basso che in Cina. Dovrebbero restare immuni dalle proteste i settori tecnologicamente più avanzati: i dipendenti che lavorano per la Apple costruendo l’iPhone sono in genere pagati regolarmente anche perché i proprietari delle fabbriche hanno firmato contratti molto rigidi con il committente americano che non ammette ritardi.
Le miniere cinesi cominciano a chiudere
Ma il peggio non è ancora arrivato. Il governo cinese ha, infatti, pianificato la chiusura di centinaia di miniere non più redditizie, decidendo, di fatto, di lasciare a casa circa 1,8 milioni di persone sia nel settore minerario che in quello, collegato, dell’acciaio. E questo nonostante il fatto che proprio il governo sia perfettamente al corrente del problema degli scioperi: nel novembre dell’anno scorso il ministero delle Risorse Umane e della Sicurezza Sociale, ha rilasciato un rapporto secondo il quale nei primi 9 mesi del 2015 gli scioperi sono aumentati del 34% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente spiegando che nella stragrande maggioranza dei casi le proteste sono state proclamate per ottenere salari arretrati non pagati.
Operai cinesi licenziati causa crack
Ma i dati dell’intero 2015 sono ancora più impressionanti e mostrano una verità della quale si parla poco. Nella tabella qui sotto è indicato il numero degli scioperi proclamati in tutto il Paese mese per mese l’anno scorso.
Si scopre che le proteste sono iniziate ad aumentare in agosto e proprio in quel mese, l’11 agosto per la precisione, si è verificato il crack della borsa asiatica e la svalutazione dello yen. Due eventi che hanno intaccato le previsioni di crescita dell’economia.

Da quel momento in poi i lavoratori hanno iniziato a scioperare e hanno portato il numero totale delle astensioni dal lavoro nel 2015 a quota 2.774 dalle 1.379 del 2014. Anche se i licenziamenti sono aumentati, il motivo principale degli scioperi è stata la difficoltà da parte dei lavoratori di farsi pagare nei tempi stabiliti e l’ignavia delle autorità locali che non sono riuscite a obbligare le aziende a rispettare i contratti di lavoro.
I dati si riferiscono al: 1/12/2015-8/2/2016
Fonte: China Labour Bulletin
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