Rispetto al Pil Pechino spende meno di Usa e Ue. Ma l’aumento è molto più veloce
La quota di budget che la Cina investe in ricerca e sviluppo è ancora inferiore rispetto a quanto spendono Stati Uniti e Unione Europea, se si confronta la cifra ai rispettivi Pil. Ma cresce molto più velocemente. In termini assoluti, come mostra il grafico in alto, tra 2000 e 2010 Pechino ha aumentato del 18% gli investimenti in R&D (research and Development), e ancora del 12% tra il 2010 e il 2015. Negli Usa la stessa spesa è cresciuta rispettivamente del 2,1% e del 2,3% negli Usa, mentre nella Ue del 3,1% e del 2,9%.
In R&D gli Stati Uniti battono tutti
Per avere un quadro più attendibile, questi numeri vanno appunto rapportati alla diversa crescita del Prodotto interno lordo delle tre potenze. Confrontando questo dato con quello degli investimenti in R&D risulta che a spendere la quota maggiore del Pil tra 2010 e 2015 sono stati gli Stati Uniti (2,7%), mentre Ue e Cina si trovano a pari merito (1,9%). Ma si nota anche come Pechino stia aumentando questa cifra a un ritmo più accelerato: nel 2000-2010 investiva in media nel settore l’1,3% del Pil, nel 2010-15 è passata all’1,9%. Più lenta la corsa di Washington (dal 2,6% al 2,7%) e di Bruxelles (dall’1,7% al 1,9%).
L’ingegneria chimica parla mandarino
Di conseguenza è aumentato il peso cinese nell’ambito delle pubblicazioni scientifiche. Come si vede nel grafico sotto, i paper firmati da ricercatori cinesi sono aumentati in tutti i settori tra il 2007 e il 2017: dal 20% al 24% nell’ingegneria, dal 18% al 26% nelle scienze materiali, dal 15% al 26% nell’ingegneria chimica (in queste ultime due discipline la Cina è ora al primo posto per numero di pubblicazioni). Addirittura dal 7% al 16% nella biogenetica molecolare.
Parallelamente sono scese le quote europee e americane, in tutti i settori rappresentati nel grafico: per quanto riguarda l’Ue questo calo è stato registrato soprattutto nelle scienze materiali (dal 26% all’11%) e in quella biogenetica molecolare in cui Pechino galoppa (dal 27% al 19%); gli Usa sono diventati più carenti nell’ingegneria chimica (dal 30% al 23%).
Scienze sociali, le pubblicazioni più citate sono cinesi
Si potrà obiettare che non tutte le ricerche hanno lo stesso impatto nel mondo accademico: a livello qualitativo è difficile competere, per esempio, con una pubblicazione dell’università di Harvard, firmata da un premio Nobel. Per essere più rigorosi, si può quindi considerare solo il 10% delle pubblicazioni, quelle in assoluto più citate. Ma anche in questo caso è di nuovo la Cina a primeggiare: nel 2004 solo il 5,8% delle pubblicazioni cinesi rientrava nella “top 10%”, dieci anni dopo si era già saliti al 9,7%.

Qualitativamente la ricerca cinese è inferiore alla media
Anche Usa e Ue si sono migliorati da questo punto di vista, ma meno velocemente: i primi sono passati dal 15% di pubblicazioni più citate al 15,4%, la seconda dal 10,8% al 12,1%. Questo significa che qualitativamente la ricerca cinese è ancora inferiore alla media, ma di poco. A livello di pubblicazioni, Pechino fa meglio (e supera tutti gli altri) nelle scienze sociali (17,1%), e nelle scienze della vita (13,4%). Subisce un peggioramento rispetto al 2004 solo in matematica.
E Washington e Bruxelles in cosa eccellono? La prima nettamente in informatica, ambito in cui arrivano al 18,5% di pubblicazioni “top”, poi in astronomia (17,7%) e in medicina (6,5%). Il Vecchio continente, invece, dà il meglio di sé in agricoltura (14,6%), nelle geo-scienze e in biologia.
I dati si riferiscono al: 2017
Fonte: Parlamento Europeo
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