L’incidenza in Francia e Usa è nettamente più alta
La trombosi è una delle malattie cardiovascolari più comuni, ma è stata spesso citata assieme al coronavirus. Si è cominciato a parlare di trombosi e i suoi sintomi con i primi morti di Covid, quando si è scoperto che a provocare i decessi non era tanto la polmonite in sé, ma episodi di embolia polmonare o anche trombosi venosa che colpivano il malato, magari anche quando si stava in realtà rimettendo. Per questo si è cominciato a usare eparina per prevenire i sintomi di trombosi. Ma negli ultimi mesi le trombosi sono tornate in auge in relazione ai vaccini, in particolare a quello realizzato da Astrazeneca, che nel piano vaccinale italiano e in quello di molti Paesi europei è quello che è stato più acquistato.
I sintomi di trombosi dopo il vaccino
È emerso dopo milioni di somministrazioni che i sintomi di trombosi sono una delle possibili reazioni avverse di questo vaccino. Con l’eccezione della rara trombosi del seno venoso celebrale non è stata tuttavia riscontrata un’incidenza superiore alla media tra i vaccinati. Nonostante questo in molti Paesi le autorità hanno vietato la vaccinazione con tale preparato al di sotto dei 55-60 anni, e in Italia l’Aifa l’ha raccomandata solo per gli over 60.

Trombosi in Italia, i dati epidemiologici
In caso di formazione di un coagulo di sangue si parla di sintomi di trombosi. Il coagulo può avvenire in una vena, solitamente di un arto, come per esempio la coscia o il polpaccio, e si tratta in questo caso di trombosi venosa profonda. Che può colpire più raramente anche l’addome, il bacino, le vene delle braccia, e occasionalmente anche quelle celebrali. Un altro tipo di trombosi frequente è quella polmonare, che occorre quando un embolo ostruisce un’arteria appunto polmonare, che a differenza di altre arterie trasporta sangue venoso.
L’incidenza delle trombosi in Italia
Ma qual è l’incidenza delle trombosi in Italia? Colpiscono 131 persone ogni 100 mila abitanti ogni anno, con quella venosa profonda che appare largamente maggioritaria, con 100 casi su 100mila persone. Se non viene trattata porta alla morte nel 26% dei casi. Come per molte altre patologie sono gli anziani i più colpiti. Se solo 5 bambini e adolescenti su 100 mila persone sono colpiti, a 70-80 anni si sale a 500-2500 su 100 mila. Anche se vi è un picco tra le donne in età fertile, a causa dell’uso degli anticoncezionali e delle gravidanze, che favoriscono l’insorgenza di trombosi.
I morti per trombosi in Italia e nel mondo
La frequenza di trombosi in Italia non sembra però essere superiore a quella di altri Paesi occidentali. E questo nonostante l’età media della popolazione sia tra le più alte al mondo. Anzi secondo le indagini epidemiologiche degli ultimi anni per esempio in Danimarca si arriva a 1,92 casi su 1000 abitanti, quindi 192 su 100mila, in Francia a 1,83, negli Usa a 1,61, in Norvegia a 1,48, quindi più del nostro 1,31 (131 su 100mila abitanti). Si scende a 0,745 nel Regno Unito e soprattutto nei Paesi asiatici: su 100 mila taiwanesi e coreani solo rispettivamente 15,9 e 13,8 subiscono una trombosi.
I sintomi di trombosi nei malati Covid
È un dato già osservato in un Paese multietnico come gli Usa, dove appare molto ampia la differenza tra afroamericani, colpiti anche più dei bianchi, e asiatici, che vengono colpiti molto meno. Ci sono sia fattori ambientali, come una diversa alimentazioni, che genetici. Ed è forse anche alla base della maggiore mortalità tra gli afroamericani durante la pandemia di Covid. Perché le trombosi sono state tra le più importanti cause di morte tra i malati di coronavirus. Il meccanismo è simile a quello che si innesca nei rarissimi casi di trombosi seguite alla vaccinazioni con Astrazeneca. Vi è una stimolazione degli anticorpi che provocano una reazione spropositata del corpo. Che di fatto attacca se stesso e colpisce quindi anche il sistema circolatorio.
Il 25% dei vaccinati ha sintomi di trombosi
Le trombosi in Italia e altri Paesi secondo le ultime ricerche interessano ben il 25% dei pazienti colpiti da Covid e ricoverati in ospedale. In particolare il 35% dei malati gravi. E a differenza delle trombosi comuni in questo caso a prevalere sono le embolie polmonari. Naturalmente la presenza di alcuni fattori come ipertensione, diabete, cancro, età avanzata, aumentano il rischio. Ma certo è che è il Covid che in varie forme che ha portato questa patologia al centro dell’attenzione anche del pubblico comune, con tutte le conseguenze in tema di allarmismo che oggi vediamo
I dati si riferiscono al 2010-2020
Fonte: Journal of Thrombosis and Haemostasis, Frontiers in Cardiovascular Medicine
Leggi anche: Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte
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