Tutti gli stipendi-scandalo dei ministeriali

Sul reddito legato al merito solo chiacchiere. Ecco chi arriva a 75mila euro al mese

Quanto conta la meritocrazia nella pubblica amministrazione nel determinare gli stipendi dei dirigenti nei ministeri italiani? Non molto: nonostante la riforma degli anni ’90 prima e la cosiddetta “riforma Brunetta” siano state dipinte come un’iniezione di merito e modernità, per i dirigenti di primo piano, più che i risultati, contano ancora gli anni di permanenza sulla poltrona.

E’ possibile che la situazione cambi dopo l’approvazione dei decreti applicativi della riforma Madia della Pubblica amministrazione? Potrebbe essere, ma per il momento la situazione è questa.

Meritocrazia nella pubblica amministrazione. Chi l’ha vista?

Lo stipendio dei dirigenti di prima e seconda fascia è composto da più elementi: una retribuzione minima fissata dal Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro; una parte determinata in relazione all’incarico; le retribuzioni dovute in base all’anzianità e, infine, il tanto atteso “merito”, cioè la cosiddetta “retribuzione di risultato”, ossia un premio assegnato in base alle performance individuali.

Ebbene, almeno per quanto riguarda i dirigenti di prima fascia, questa ultima componente è quasi ininfluente, e secondo uno studio condotto dalla Banca d’Italia su otto ministeri su dodici (Economia, Giustizia, Istruzione, Interni, Infrastrutture, Lavoro, Agricoltura e Sanità) i numeri lo dimostrano.

Nella tabella qui sopra sono indicati, per i ministeri presi in esame, il numero e la percentuale sul totale, dei dirigenti che vi lavorano e che sono stati oggetto della ricerca di Bankitalia. Ebbene: per quanto riguarda le retribuzioni, al ministero del Lavoro 13 dirigenti su 19 percepiscono lo stesso stipendio (11.591 euro mensili), 5 su 19 percepiscono 10.5309 euro, e solo un dirigente percepisce un salario con una retribuzione di risultato capace di staccarlo dal mucchio, con ben 16,938 euro.

Quanto guadagna un impiegato ministeriale

Ancora più omogenea la situazione alla Sanità, dove 11 su 12 dirigenti di prima fascia percepiscono lo stesso identico stipendio (31.932 euro) indipendentemente dalle prestazioni. Stipendi d’oro che toccano un unico individuo retribuito oltre il doppio dei colleghi al ministero dell’Agricoltura, dove su 10 dirigenti ben 6 hanno ricevuto stipendi da 35mila euro, 3 da 38mila euro, e un asso pigliatutto arriva a quota 75mila euro.

La “retribuzione di risultato”, questa variabile che dovrebbe sancire il livello di meritocrazia di un dirigente ministeriale, tende invece a essere più presente tra i dirigenti di seconda fascia, quantomeno tra quelli che lavorano all’Istruzione, alla Giustizia e alle Infrastrutture.

Differenze da Bulgaria degli anni ’50 al ministero dell’Economia, dove tutti i 509 dirigenti di seconda fascia hanno ricevuto lo stesso identico stipendio di 6.879 euro. Poche differenze anche al ministero del Lavoro, che premia – si fa per dire – 118 dirigenti su 122 con lo stesso identico stipendio da 6.415 euro. Notevoli invece le differenze tra i dirigenti di diversi ministeri: al ministero della Giustizia, ad esempio, i premi assegnati in base alla performance sono un quinto di quelli che si aggiudicano i dirigenti del ministero dell’Istruzione.

Obiettivo meritocrazia nella pubblica amministrazione? Secondo Banca d’Italia è stato fallito: in media, la retribuzione di risultato costituisce solamente il 12% del totale per i dirigenti di seconda fascia, e addirittura un esiguo 9% per quelli di prima fascia. Che sono anche i più pagati.

I dati si riferiscono al: 2015

Fonte: Banca d’Italia

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