Soldi: torna il materasso, 951 miliardi sono in contanti

Gli italiani hanno 4.217 miliardi di attivo (in calo del 3,6%) e 941 di debiti (in crescita dell’1,6%)

Lo si sente ripetere così spesso che è diventato un luogo comune: gli italiani sono un popolo di risparmiatori che conservano i soldi sul conto corrente, o sotto il materasso. Il fatto è che è davvero così, e la tendenza per i risparmi delle famiglie è addirittura in crescita. A certificarlo è il rapporto della Banca d’Italia aggiornato all’ultimo trimestre del 2018.

I risparmi delle famiglie

Il grafico sopra rappresenta, appunto, lo stato patrimoniale delle famiglie italiane (e delle aziende senza scopo di lucro), diviso per attività e passività. Le somme riportate non comprendono gli immobili, ma solo la ricchezza finanziaria: vale a dire il denaro in conti correnti, titoli, fondi, polizze, assicurazioni vita e simili. Ciò che salta subito all’occhio è che le attività sono decisamente più delle passività: le prime ammontano a 4.217 miliardi e 895 milioni, contro i 941 miliardi e 62 milioni di debiti. È proprio questo il tesoretto di cui sopra, quello a cui fanno riferimento spesso anche i politici quando vogliono rassicurare sulla solidità del Paese, che ha ancora molto risparmio privato nonostante la bassa crescita.

A dirla tutta, però, tra il 2017 e il 2018 Bankitalia ha registrato un calo dell’attivo di circa 156 miliardi, corrispondente a un -3,6% dei risparmi delle famiglie. Al contrario le passività – cioè i debiti, contratti tipicamente con banche e finanziarie – sono cresciute di quasi 15 miliardi (+1,6%). Il motivo? Sta anche (soprattutto?) nel rallentamento dell’economia vicino alla crescita a zero. E che si è esplicitato in modo molto differente in base agli strumenti interessati: vediamo come.

In banconote e conti correnti 950 miliardi

Il calo dell’attivo non si è riscontrato in tutte le voci. Sono cresciuti, infatti, i risparmi degli italiani conservati in forma liquida in banconote o in conti correnti: l’ultimo dato parla di 951,98 miliardi di euro detenuti in questo modo, contro i 910,56 miliardi di un anno prima. Un aumento pari al 4,5%, che diventa un +5,3% se si considerano anche i conti presso le banche (vedi alla voce “IFM”, Istituzioni Finanziarie Monetarie) che sono la maggioranza. Segno che gli italiani si confermano grandi risparmiatori.

Tra gli altri tipi di depositi, cala la consistenza dei conti correnti: è passata da 450,39 miliardi e 390 milioni a 438 miliardi e 79 milioni (-2,7%). Ma non è questo il risultato più negativo: fanno ancora peggio i titoli a medio e lungo termine, che subiscono una contrazione del 7% (da 313,51 nel 2017 a 291,41 miliardi nel 2018): questo tipo di prodotto attira sempre meno i risparmi delle famiglie e ha perso valore nell’arco dei 12 mesi. Vanno male anche le obbligazioni emesse dalle banche, che hanno sofferto un calo del 27,8%, passando da 88 miliardi e 738 milioni a 64 miliardi e 74 milioni: bruciano ancora le perdite di chi aveva acquistato i titoli delle banche venete fallite.

Effetto spread sui risparmi delle famiglie

Al contrario, nel corso del 2018 gli italiani hanno dimostrato di fidarsi dei titoli emessi dallo Stato (tipicamente i Btp), aumentati da 124,49 a 130,81 miliardi. Il loro successo si è concentrato tutto nell’ultimo trimestre dell’anno scorso: prima erano anche loro in diminuzione. Che i maggiori rendimenti legati all’aumento dello spread abbiano invogliato alcuni risparmiatori? Forse. Nel complesso la crescita è stata del 5,1%.

A salire, anche se in modo più modesto, sono anche le riserve assicurative (+0,6%), che hanno raggiunto i mille miliardi. A tirare sono principalmente le polizze vita e i fondi pensione, che comunque non eguagliano i numeri raggiunti all’estero.

Sempre nell’attivo, calano invece le azioni e partecipazioni delle imprese (-13,3%), soprattutto di quelle quotate in Borsa (21,7%). Non attirano nemmeno i fondi comuni (-7,2%), in particolare quelli emessi in Italia (-10,9%).

Giù i prestiti brevi, salgono i mutui

Passando al capitolo delle passività, diminuiscono i prestiti a breve termine (che comunque sono molto pochi, meno di 50 miliardi) mentre aumentano i debiti per mutui a lungo termine: negli ultimi tre mesi dell’anno scorso sono arrivati a quota 671 miliardi e 443 milioni (+ 15 miliardi, +2,2%). Notevole anche la performance dei prestiti emessi da società finanziarie che non siano le banche tradizionali: nonostante in valore assoluto si tratti ancora di cifre limitate (83,65 miliardi), in percentuale sono saliti del 19,2%.

I dati si riferiscono al: quarto trimestre 2018

Fonte: Banca d’Italia

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