Viaggi nell’Unione europea, una babele di regole diverse

La tabella per orientarsi tra le restrizioni alla frontiere legate al coronavirus

Neanche gli euroscettici e la crisi economica hanno fatto così tanto per minare l’unità europea come la pandemia di coronavirus. In aprile, nel momento più duro della seconda ondata, erano 17 su 26 i Paesi dell’area Schengen che avevano reintrodotto i controlli alla frontiera. Gran parte li hanno rimossi in estate, ma a novembre 8 Stati, tra cui Francia e Germania, continuano a effettuarli, avendo tra le motivazioni, oltre al Covid, anche quelle riguardanti il terrorismo e l’immigrazione irregolare. Al 25 novembre, infatti, erano un terzo i Paesi dell’Unione europea che prevedevano controlli alle frontiere. Nella tabella in alto realizzata con i dati di un report del think tank del Parlamento europeo potete vedere, Paese per Paese, quali sono le misure in vigore.

Guardando i dati all’interno della tabella, non è difficile rendersi conto di come si sia creata una tale babele di regole per viaggiare da portare la Commissione Europea a elaborare una raccomandazione del Consiglio Europeo, quindi non vincolante. Riguarda i criteri per definire a basso, medio o alto rischio le diverse regioni della Ue, con una situazione attuale che le vede quasi tutte nella categoria massima, con più di 50 casi per 100 mila abitanti in due settimane e un rapporto tra tamponi positivi e test superiore al 4%, o più di 150 se lo stesso rapporto è inferiore al 4%. Il punto è che non solo non tutti i Paesi applicano queste regole, ma si lascia molta discrezionalità nella determinazione delle misure da intraprendere nei confronti di chi provenga dalle aree a rischio, quanti giorni di quarantena, se ci vuole un tampone negativo o no, se si deve compilare un modulo.

Paese che vai regole che trovi

Ma veniamo al dunque: si varia tra Paesi molto severi e molto laschi. Quelli più morbidi sono sicuramente il piccolo Lussemburgo, che vive del resto dei rapporti economici quotidiani con i propri vicini, e la Svezia, che del resto fin da marzo si è sempre opposta a restrizioni importanti anche all’interno. Questi due Paesi membri non hanno nessun divieto di ingresso, non chiedono test o quarantene, neanche la compilazione di moduli. All’estremo opposto quei Paesi che invece hanno messo uno stop a tutti gli ingressi, salvo eccezioni (per motivi familiari o sanitari). Sono Danimarca, Finlandia, Ungheria. Si tratta di una violazione delle raccomandazioni del Consiglio Europeo, che consentono l’ingresso anche dalle aree a rischio, ma con precauzioni.

Quali? Ad esempio, la quarantena, chiesta quasi ovunque, da sola o in alternativa a un tampone negativo, tranne per quei Paesi in cui quest’ultimo è imprescindibile e quindi non è prevista alcuna quarantena, come in Danimarca, Grecia, Francia, Repubblica Ceca. Al contrario, in altri casi non è possibile utilizzare il criterio del tampone ma si può solo stare in isolamento, per esempio in Romania, Norvegia, Paesi Bassi, Lettonia, per 10 o 14 giorni, anche su questo non c’è omogeneità, con la Romania che chiede due settimane di quarantena. In Germania, Austria, Belgio, Slovenia si può scegliere tra i due metodi, in Slovacchia sono indispensabili entrambi, come in Cina.

L’Italia divide in 6 gruppi i Paesi esteri

Se vi state chiedendo, arrivati a questo punto, quale sia la situazione in Italia, la risposta è questa: dipende dal Paese di provenienza. Mentre in gran parte dei casi le regole si applicano a tutti i quasi i Paesi Ue e Schengen, e solo pochi hanno recepito la raccomandazione del consiglio che le limita alle regioni ad alto rischio (ora quasi tutte comunque), nel nostro caso i Paesi stranieri sono stati divisi in sei fasce, di cui tre riguardano l’Europa (una è per San Marino e il Vaticano). Per chi viene da Belgio, Francia, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Spagna, Regno Unito, è necessario il tampone negativo, per gli altri Paesi Ue/Schengen basta l’autodichiarazione, tranne che per chi viene dalla Romania, che deve stare 14 giorni in isolamento.

Cambiano molto quindi anche i criteri per giudicare ad alto rischio i Paesi stranieri. Diversi Paesi membri a differenza dell’Italia ne usano di numerici, e si va da quelli del Consiglio Europeo ad altri più restrittivi, come quelli finlandesi ed estoni, e meno, come quelli tedeschi per cui la soglia sono i 50 contagi ogni 100 mila abitanti per una settimana, e non per due come per altri. Nel caso della Svizzera il contagio deve essere del 60% superiore che nel Paese. Lo sforzo di armonizzazione delle regole per viaggiare appare molto sfidante, e forse riusciranno ad arrivare prima i vaccini di un’unica regolamentazione europea in questo campo.

I dati sono del 25 novembre 2020

Fonte: Think Thank del Parlamento Europeo

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