La produttività del lavoro è diminuita ancora

Che cos’è e perché è importante, da noi è sempre stata più bassa del resto d’Europa

Le determinanti della crescita del Pil sono molte: c’è la domanda interna, sia pubblica che privata, gli investimenti, le esportazioni nette, ma in realtà nel lungo periodo quello che consente un incremento di questi fattori e che si va a identificare con il PIL stesso è la produttività, ovvero la misura dell’output in relazione all’input.E gli input sono nell’economia sostanzialmente di due tipi, capitale e lavoro. Se il valore aggiunto riesce a crescere più di quanto sia cresciuto il lavoro o il capitale impiegato per produrlo allora si ha una crescita della produttività positiva e anche una crescita dell’economia.

Nell’infografica vediamo in particolare come si è mossa la produttività del lavoro in base ai dati dell’Istat. È stata ottenuta misurando l’incremento del valore aggiunto e sottraendo quello delle ore lavorate. Nel 2019 per esempio nel caso dell’Italia il valore aggiunto ha avuto crescita zero, mentre le ore lavorate sono aumentate del 0,4%. Il risultato è una produttività del lavoro negativa per lo 0,4%. Vuol dire che la maggiore occupazione non ha in realtà provocato un aumento proporzionale del prodotto. Ogni ora lavorata in più ha prodotto meno di quelle precedente. Questo accade se ad aggiungersi sono per esempio lavoratori di settori  a bassa marginalità, come è successo nel nostro Paese, per esempio nel commercio, nel turismo, in ambiti ben poco tecnologici. Perché è la tecnologia quasi sempre quella che fa in modo che un input, in termini di lavoro o capitale, possa generare più prodotto.

Produttività inferiore nel nucleo originario della UE

Una conseguenza della produttività negativa è che i salari dei lavoratori, che alla fine seguono la produttività stessa, devono scendere, o comunque non salire. Ed è per questo che gli stipendi in Italia non sono cresciuti meglio negli ultimi 20 anni, perché ogni lavoratore in più è stato messo in condizione di produrre meno di quanto fatto ad esempio da quelli europei.In media infatti nel 2019 nella UE la produttività del lavoro è stata superiore, con un aumento del 0,9%, principalmente grazie a quella dei Paesi dell’Est, visto che nel nucleo occidentale, rappresentato dalla UE a 15 (quella prima dell’allargamento del 2004), ci si è fermati a un +0,5%, come nell’area Euro. Tra i Paesi maggiori è la Spagna che ne ha avuta una maggiore, con un incremento del 0,8%, mentre in Germania come in Italia è stata negativa, con una riduzione del 0,2%.

In media tuttavia tra 2014 e 2019 è in Germania che è andata meglio che altrove, con una produttività che è cresciuta dell’1% a fronte di una italiana aumentata solo del 0,2%, mentre in Francia è salita del 0,8% e in Spagna e nel Regno Unito del 0,7%, a fronte di un +1,3% europeo.

Quello che ha fatto la differenza non è l’aumento delle ore lavorate, che anzi in Italia grazie alla ripresa sono anche cresciute più che altrove, dell’1,2%, più che in Germania, dove sono aumentate del 0,7%, e più che nella UE in media. Il problema è che questo lavoro in più ha prodotto un valore aggiunto inferiore. Questo si è incrementato solo dell’1,3% mediamente in Italia, dell’1,7% in Germania, del 3,3% in Spagna.

Tra 2009 e 2014 la produttività massima

Tra il 2009 e il 2014 è stato l’opposto. La produttività è cresciuta perché le ore lavorate a causa della minore occupazione sono calate ancora più del valore aggiunto. Per esempio in Italia e Spagna. Anche se il record è stato tedesco. In Germania a fronte a un +2,8% di aumento delle ore lavorate il valore aggiunto è riuscito a crescere di ben il 2,9%, mettendo a segno un incremento della produttività del 2,1%, contro un +0,9% italiano, che però è stato il dato migliore per l’Italia dal 1995.Di fatto quando per la crisi sono usciti dal mondo del lavoro gli addetti delle aziende meno produttive, la produttività complessiva è cresciuta, ma questo non è molto consolatorio. È la produttività negli anni di crescita che conta, ma questa è ottenibile solo grazie a investimenti e maggiore tecnologia.

I dati si riferiscono al 1995-2019

Fonte: Istat

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