I prezzi della case in Italia sono inferiori al 2015

Che cos’è successo con la pandemia? I prezzi sono in aumento. Ecco le regioni più costose

I prezzi delle case aumentano, anche se in modo lieve. E le compravendite, com’era preventivabile, sono crollate durante il lockdown. Secondo le stime dell’Istat nel primo trimestre 2020 l’indice dei prezzi delle abitazioni acquistate dalle famiglie, per fini abitativi o per investimento, aumenta dello 0,9% rispetto al trimestre precedente e dell’1,7% nei confronti dello stesso periodo del 2019 (era +0,2% nel quarto trimestre 2019).

Questi andamenti si presentano in un contesto di brusco calo dei volumi di compravendita (-15,5% la variazione tendenziale registrata per il primo trimestre del 2020 dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate per il settore residenziale) imputabile alle misure adottate per il contenimento della Covid-19 che hanno drasticamente limitato la possibilità di stipulare i rogiti notarili, determinando una forte flessione delle transazioni a partire dal mese di marzo.

I prezzi delle case nelle regioni italiane

E i prezzi delle case? A giugno 2020 – secondo l’osservatorio di Immobiliare.it – per gli immobili residenziali in vendita sono stati richiesti in media € 1.944 al metro quadro, con un aumento del 1,09% rispetto a giugno 2019 (1.923 euro al metro quadrato).  Come si vede nel grafico in alto, nel mese di giugno 2020, il prezzo richiesto per gli immobili in vendita è stato più alto nella regione Valle d’Aosta, con 2.871 al metro quadro. Al contrario, per un immobile in vendita nella regione Calabria vengono richiesti solo 962 per metro quadro, il valore più basso di tutta Italia.

Nello stesso mese, il prezzo richiesto per gli immobili in affitto è stato più alto nella regione Sardegna, con 22,13 euro al mese per metro quadro. I prezzi medi più bassi sono stati invece richiesti nella regione Calabria, con solo 4,76 euro al mese per metro quadro, il valore più basso a livello nazionale.

L’andamento storico dei prezzi

Le conseguenze economiche della pandemia di Covid19 ancora non c’entrano, si tratta “solo” della lunga coda della crisi del 2009-2013, eppure gli effetti di quest’ultima sul mercato edilizio erano evidentissimi ancora l’anno scorso, con l’Italia all’ultimo posto quanto a incremento dei prezzi delle case dal 2015 e al terzultimo per quanto riguarda i prezzi degli affitti.

Non è una novità la crisi del settore, quello che spicca è il confronto con i nostri vicini e con la situazione precedente alla grande recessione. L’Italia è parte di quella minoranza di Paesi in cui i prezzi erano ancora più bassi rispetto al 2007, assieme a Romania, Grecia, Irlanda, ecc.

Per il nostro Paese vi sono i dati del 2010, quando il costo delle case era a quota 118,1, posto quello del 2015 uguale a 100. Ma nel 2007 i numeri non erano molto diversi, certo più alti di quelli del 2019, quando eravamo ancora a 98,5, gli unici in Europa ancora al di sotto del livello 2015, a segnalare la prosecuzione, caso unico nel continente, di quel calo del valore degli immobili iniziato in ritardo in Italia, dal 2012, ma poi proseguito molto più a lungo.

In testa l’anno scorso c’erano invece quei Paesi che per vari motivi hanno avuto una crescita o una ripresa più forte. O perchè dell’Est Europa, dove da anni il PIL e i redditi salgono molto più che a Ovest, come in Ungheria, dove le case costavano il 67,58% in più che nel 2015, e in Repubblica Ceca, dove l’aumento è stato del 41,9%. O perchè sono riusciti a sconfiggere prima e meglio la crisi, come il Portogallo e l’Irlanda, dove la crescita rispetto al 2015 è stata del 41,46% e del 34,41%.

In Italia gli affitti in 4 anni sono saliti dell’1,1%

In questi Paesi è divenuto in proporzione più conveniente prendere una casa in affitto. Al contrario dell’Italia, dove nonostante siano cresciuti pochissimo, gli affitti sono saliti comunque più dei prezzi delle case dal 2015 al 2019, incrementandosi dell’1,1%. Si tratta in ogni caso dell’aumento più basso in Europa dopo quelli della Francia, in cui è stato del 0,67% e della Grecia, dove erano a un livello inferiore a quello di quattro anni prima.

Come è facilmente comprensibile gli affitti si muovono a ritmi molto diversi da quelli delle case, hanno un andamento più simile a quello dei prezzi di beni e servizi. E’ difficile ci sia un vero e proprio calo, che infatti è accaduto solo in Paesi come Grecia e Cipro negli anni. Vi sono costi fissi in termini di manutenzione e utenze che non consentono una compressione dei prezzi eccessiva, e non c’è stata negli anni scorsi una bolla come quella immobiliare, che poi ha prodotto il proprio scoppio. Anzi, i prezzi eccessivi delle case e la maggiore mobilità interna in alcune aree hanno favorito il mancato calo degli affitti.

Est Europa anche negli affitti l’area con i maggiori aumenti

In ogni caso un rallentamento c’è stato: da un valore di 88,2 del 2007 (con come riferimento 2015=100) si è andati nel 2011 a 97,98, fino appunto a 100 nel 2015 e 101,1 nel 2019. Significa che gli ultimi 4 anni sono stati quelli con l’aumento minore rispetto ad altri quadrienni, pur di crisi.

Tra i Paesi invece con le crescite maggiori, i soliti, Estonia, Irlanda, Lituania, Ungheria, Slovenia, quelli in cui l’economia ha corso di più, almeno fino all’emergenza coronavirus, che cambierà ancora le volte le carte, anche se in un modo che per ora non sappiamo.

I dati i riferiscono al 2007-2019

Fonte: Eurostat

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