Gli investimenti per opere pubbliche sono crollati del 15%

Tutti i dati in calo: crescono solo i finanziamenti per le micro-opere

La crisi economica, anche se è finita, ha lasciato le sue profonde cicatrici sul tessuto economico italiano. L’austerità ha colpito laddove era più comodo e più facile, negli investimenti in opere pubbliche.  E’ certamente meglio, per i governi, nazionali o locali, non realizzare una strada, una ferrovia, una metropolitana, che del resto non c’era, che tagliare una spesa corrente che il beneficiario ritiene un diritto acquisito.

Quante opere pubbliche si fanno in Italia

Il 2014 è stato il primo anno in cui il Pil ha mostrato timidamente un segno + e, come mostra il grafico sopra, sono state avviate 39.056 procedure di appalto per un valore totale di circa 27,3 miliardi pari al 3,3% della spesa pubblica e al 45,4% di tutta la spesa in conto capitale, ovvero per investimenti. Su tutto il Pil questi lavori pubblici rappresentavano l’1,7%.

Nel 2015 la ripresa si è consolidata, pur rimanendo debole, eppure non c’è stata una svolta per le opere pubbliche. Anzi. Nonostante l’aumento delle procedure d’appalto, diventate 39.916 il valore economico è diminuito a poco più di 24 miliardi di euro, circa 3 miliardi e 272 milioni in meno rispetto al 2014. In proporzione alla spesa pubblica si è scesi dal 3,3% al 2,9%, in relazione alla spesa capitale dal 45,4% al 35,2%, e al Pil dal 1,7% al 1,5%

In realtà, la spesa per le opere pubbliche cala

Si tratta solo della coda di un lungo declino di tutta la spesa per investimenti, non solo nel campo delle opere pubbliche, che era cominciato all’inizio della crisi economica, e che accomuna tutta l’Europa del Sud. Dal 2009 al 2015 la spesa per investimenti era scesa del 32% in Italia, e in rapporto al Pil si era passati dal 3,4% al 2,2%. Ma nell’ambito delle opere pubbliche la questione diventa abbastanza grave, perché il calo è proseguito anche nel 2016. Nel grafico sotto le colonne rosse rappresentano il numero di procedure in ogni quadrimestre del 2015 e quelle azzurre quelli del 2016.

opere pubblicheNel 2016 in ogni quadrimestre vi è stata una diminuzione delle procedure d’appalto rispetto al periodo corrispondente dell’anno precedente.
Lo vediamo nelle curve a destra. Quella azzurra rappresenta il calo per ogni quadrimestre rispetto a quello dell’anno prima, mentre la linea rossa raffigura la crescita per ogni quadrimestre del 2016 rispetto a quello immediatamente precedente, una crescita positiva solo nel terzo quadrimestre dell’anno (gli ultimi 4 mesi) rispetto al secondo.
Nel complesso nel 2016 le procedure di appalto superiori ai 40mila euro sono state inferiori del 29% rispetto all’anno precedente.

Il confronto con la spesa del 2016

E in termini di valore economico si è scesi del 15%, come mostrano i grafici sotto, che hanno lo stesso significato di quelli precedenti, tranne che per il fatto che rappresentano il valore economico e non il numero di procedure.

opere pubbliche
Solo nel secondo quadrimestre vi è stato un leggero aumento rispetto al corrispondente periodo precedente (curva azzurra a destra). E la crescita in questi 4 mesi centrali dell’anno rispetto ai primi mesi sempre del 2016 (curva rossa a destra) non compensa la brutta performance complessiva.
C’è poi un ulteriore dato negativo riguardante il 2016. A calare, a livello di procedure di appalto e di importi in denaro, sono stati tutti quelli superiori ai 150mila euro. In particolare c’è stata una diminuzione del 41,9% nel valore degli appalti tra i 150mila e 1 milione di euro e del 54,5% per quelli tra uno e 5,2 milioni. Giù del 4,2% anche quelli più alti di questa cifra. A crescere, in valore, solo i piccoli e piccolissimi appalti, quelli tra i 40 e i 150mila euro.

Stiamo lasciando indietro le grandi opere? La domanda è legittima se aumentano gli stanziamenti solo per le piccole opere pubbliche, se si finanzia solo il cambio delle grondaie delle scuole e non nuove linee della metropolitana.

I dati si riferiscono al: 2014-2016

Fonte: Banca d’Italia

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