Nel 2020 registrati 1.990 morti al giorno: +13% sul 2019

L’effetto della pandemia da coronavirus sulla popolazione italiana

Le conferme continuano ad arrivare, i demografi e gli statistici dell’Istat ribadiscono quello che da mesi sembrava sempre più probabile: il 2020 a conti fatti si rivelerà essere per l’Italia l’anno con la perdita demografica maggiore dall’Unità, eccezion fatta per il 1918, in cui alla guerra si aggiunse un’altra epidemia, quella di influenza Spagnola.

Secondo le ultime stime sarà di 300 mila persone il calo naturale della popolazione che avremo sofferto per lo scorso anno. Era da molto tempo che le nascite erano meno dei morti, creando un gap colmato solitamente, ma non negli ultimi anni, dal fenomeno migratorio. Ma negli ultimi decenni mai come nel 2020 i decessi avevano superato la soglia dei 700 mila. E allo stesso tempo, e questo è l’altro lato della medaglia, mai le nascite erano scese sotto le 400 mila come con tutta probabilità è accaduto nel 2020.

La causa di tutto ciò è una sola, il Covid19. I morti per coronavirus ufficiali sono stati circa 74 mila, ed è a questi che si deve il surplus di decessi rispetto al 2019 e agli anni precedenti. Ricordiamolo, nel 2019 erano mancate 1761 persone al giorno, per un totale di circa 643 mila. L’anno successivo dovrebbero essere 1990 i decessi giornalieri, quindi circa 726 mila in un anno. L’eccesso, di 77 mila persone, è compatibile con i numeri ufficiali. Se ai 74.159 morti per coronavirus registrati al 31 dicembre aggiungiamo infatti quelli che soprattutto nella primavera non sono stati attribuiti al Covid19 ma a questo erano dovuti e consideriamo i minori decessi per incidenti, su strada o sul lavoro, i conti dovrebbero tornare.

morti coronavirus

Morti per coronavirus, le differenze all’interno del Paese

Non tutto il Paese però è stato colpito dalla pandemia e dalle perdite di vite umane che ha provocato allo stesso modo. Come si vede nella nostra infografica, l’incremento rispetto agli anni “normali”, come il 2019 o il 2015 è stato molto più deciso al Nord.

Dove nel 2020 si sono avute secondo le stime attuali 1004 morti totali, che siano state per Covid19 o altro. Nel 2019 erano state 827, nel 2015 837. Tra 2019 e 2020 quindi vi è stato un incremento del 21,4%, molto superiore al +13,4% medio italiano.

Più contenuto il surplus di morti nel Mezzogiorno, dove i decessi giornalieri sono passati da  578 a 606, con un aumento del 4,8%, mentre nel Centro dai 356 del 2019 sono divenuti 380 l’anno scorso segnando un incremento del 6,7% un po’ maggiore che al Sud e nelle Isole, ma comunque molto inferiore a quello nazionale.

La ragione di queste disparità risiede nel modo violentissimo in cui il Covid19 ha potuto colpire il Nord, e in particolare la Lombardia centrale, tra Bergamo, Lodi e Cremona, in cui ha potuto agire indisturbato tra febbraio e la prima parte di marzo provocando decessi non evitabili per mancanza di conoscenze scientifiche. Morti per coronavirus tra l’altro in molti casi neanche registrate ufficialmente come tali, avvenute in casa.

Il dislivello tra le macro-aree italiane è rimasto poi intatto o quasi nel resto dell’anno perché durante la seconda ondata autunnale e invernale le moltissime morti per coronavirus che si sono verificate sono state spalmate in modo piuttosto omogeneo sul territorio nazionale e non più concentrate solo in un’area.

Il ruolo del calo di nascite e immigrazioni

Nella perdita di popolazione che l’Italia ha con tutta probabilità sofferto nel 2020, di circa 300 mila persone, appunto, hanno un ruolo anche i fattori in entrata oltre che quelli in uscita, si diceva. Se le nascite di novembre e dicembre, di cui ancora non si sa ancora il dato nazionale, fossero numericamente le stesse che nel 2019 quelle totali dell’anno ammonterebbero a 412 mila. Ma sappiamo già dai dati già giunti da alcune grandi città che vi è stato un crollo, dell’8,2% a novembre e del 21,6% a dicembre, che cade non a caso nove mesi dopo lo scoppio dell’emergenza a marzo. Un calo naturalmente superiore a quello del 3,2% dei primi 10 mesi, in linea con il declino demografico del Paese, e che porterà i nuovi nati sotto le 400 mila.

Ma ad aggravare il quadro vi è il brusco stop all’immigrazione. Quella dall’estero è crollata del 42%, e solo molto parzialmente è stata compensata da un calo del 17% di quella verso l’estero. Gli arrivi dalla Nigeria per esempio sono scesi del 72,8%, quelli dalla Cina del 63,1%.

Il Covid19 appare essere stato quindi un grande acceleratore di tendenze demografiche già in atto, ma fino all’anno scorso molto più lente. Ora c’è quindi bisogno di un’accelerazione anche delle misure che da tempo sono necessarie per contrastarle

I dati si riferiscono al 2020

Fonte: ISTAT

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