A marzo 2022 l’inflazione in Italia tocca il 6,7%

Record dal 1991. Germania 7,3%, Spagna 9,8%. E adesso c’è il pericolo stagflazione

L’inflazione in Italia e in Europa nel 2022 sarà strutturale questo vuol dire che la “fiammata” inflazionistica non si esaurirà in poco tempo. In Germania il Cancelliere Olaf Scholz deve fare i conti con il dato inflazionistico più alto degli ultimi 40 anni, 7,3%. Mentre per il Governo spagnolo di Pedro Sanchez lo scenario della perdita del potere d’acquisto è ancora più drammatico con un tasso d’inflazione che balza al 9,8% raggiungendo il livello più alto dal 1985. L’inflazione in Italia a marzo 2022 vola al 6,7%. Il mese scorso era arrivata al 5,7%. Nel grafico in apertura il tasso d’inflazione annuale per mese e per Paese Ue dal 2017 ai primi mesi del 2022.

Inflazione in Italia: a marzo 2022 il caro energia schizza a +45,9%

In Italia lo stato dell’inflazione a marzo 2022 è questo: continua l’accelerazione dell’indice nazionale dei prezzi al consumo per il nono mese consecutivo toccando un record che non si vedeva da luglio 2021, il rialzo più ampio è naturalmente quello dei prezzi beni energetici che passano dal +38,6% di gennaio all’attuale +45,9%. Gli aumenti pesano anche sul “carrello della spesa” che accelera di quasi un punto percentuale portandosi a +5%.

Cosa succederà ora? Secondo gli analisti il costo della vita scenderà nei prossimi mesi ma non raggiungerà mai i livelli di “mini-inflazione” dell’era pre-Covid. Le ragioni sono quelle note: il rincaro dei prezzi del settore energetico e di quello alimentare dovuto al rincaro dei fertilizzanti. Secondo un’analisi dell’ufficio studi di Intesa Sanpaolo l’aumento della bolletta energetica è il principale responsabile. In parole povere (se ancora c’era qualche dubbio) la causa è l’invasione russa dell’Ucraina e la corsa all’indipendenza energetica dei Paesi europei.

Che cosa è la de-globalizzazione

Il fatto è che neanche un immediato cessate il fuoco riuscirà a frenare l’ictus inflazionistico, perché? La ragione è il processo di “de-globalizzazione”in corso. Per spiegarla in parole semplici i Paesi hanno imparato la lezione e d’ora in poi per difendersi da future guerre e nuove pandemie e quindi assicurarsi l’approvvigionamento dei prodotti dei settori più sensibili (farmaceutico, energetico e quello trasversale dei semiconduttori) se li “faranno in casa”. Il rimpatrio delle produzioni farà quindi salire i prezzi e li terrà alti. Questa è la principale ragione dell’onda lunga dell’inflazione. Alla fine di questo “viale del tramonto” gli analisti già intravedono il pericolo della stagflazione.

Cosa si può fare contro la stagflazione

Con la parola “stagflazione” si fa riferimento a uno scenario economico in cui sono presenti in contemporanea lunghe ondate di rialzo dei prezzi e stagnazione economica, ovvero la mancata crescita del Pil. Questo produce una “gelata” economica tanto più restia a sciogliersi quanto più il rincaro è causato dalle materie prime. In questa situazione le banche centrali dispongono di un’unica manovra: ridurre la massa di moneta circolante aumentando i tassi d’interesse per ridurre i consumi e di conseguenza far calare i prezzi.

Con questa inflazione nel 2022 l’Italia rischia la recessione?

Il problema è che questa extrema ratio della politica monetaria usata dalle istituzioni finanziarie negli anni del boom economico è difficilmente replicabile nel contesto del rallentamento della crescita attuale. Questo perché l’attuale rincaro non è causato da un aumento dei consumi ma bensì da un rialzo strutturale e non passeggero dei prezzi delle materie prime. Agire in questo modo intervenendo sui tassi d’interesse quindi potrebbe far scivolare pericolosamente i Paesi verso la recessione economica.

I dati si riferiscono al: 2017-2022

Fonte: Eurostat

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