L’industria farmaceutica cresce ma non per il Covid

Gli occupati sono cresciuti del 10%. Il 43% dei dipendenti è donna

Uno dei settori di cui più si parla in questo momento è, comprensibilmente, quello dell’industria farmaceutica. E’ uno dei pochi comparti industriali che non ha subito alcuna battuta d’arresto, continuando ad evidenziare una dinamica espansiva e prospettive di crescita più che positive. Eppure, non si può dire che il motivo di tale crescita sia unicamente l’emergenza sanitaria; anzi, a onor del vero, anche l’industria farmaceutica ha registrato alcune fragilità per le interdipendenze della sua filiera, estesa e articolata.

Le caratteristiche dell’industria farmaceutica

Il motivo di questo sviluppo, che negli ultimi cinque anni ha segnato un tasso medio superiore al 3% per quanto riguarda il fatturato, è dovuto sicuramente anche all’alto valore tecnologico del settore. Rispetto ad altri settori industriali, compresi quelli a medio-alta tecnologia come autoveicoli e apparecchiature tecnologiche, quello farmaceutico risulta certamente il più dinamico e il più innovativo. Basta pensare che il 90% dei dipendenti dell’industria farmaceutica è laureato o diplomato, una quota significativamente più elevata rispetto alla media dell’industria che si ferma al 65%.

industria farmaceutica

Il valore aggiunto dell’industria farmaceutica è del 118%

I dati Istat mostrano che tra il 2014 e il 2019 l’industria farmaceutica ha aumentato l’occupazione più di tutti gli altri settori, addirittura del 10% rispetto al 5% della media. Questo grazie soprattutto alla crescita dei dipendenti addetti alla Ricerca e Sviluppo, produzione e personale di sede. Un dato molto significativo, accompagnato anche dall’aumento degli investimenti che hanno generato valore su tutto il territorio nazionale.

L’industria farmaceutica ha aumentato i dipendenti del 10%

Il grafico sopra mostra che il settore farmaceutico è quello caratterizzato da un più alto valore aggiunto per addetto, il 118% in più rispetto alla media manifatturiera. Inoltre, aziende come Abiogen Pharma, Alfasigma, Angelini, Chiesi, Dompé, Fidia, I.B.N. Savio, Italfarmaco, Kedrion, Mediolanum, Menarini, Molteni, Recordati e Zambon registrano, sempre per addetto, il più alto indice di investimenti e una marcata propensione all’export. Basta pensare che l’80% della produzione supera i confini nazionale e che le imprese a capitale italiano realizzano all’estero più del 70% delle loro vendite.

Donne e giovani sono il motore dell’intero settore

Nell’industria farmaceutica le pari opportunità sono già una realtà. Le donne rappresentano il 43% degli addetti, contro un 29% negli altri settori, e ricoprono ruoli importanti. Nella Ricerca, inoltre, le donne rappresentano il 52% degli addetti. Dati molto positivi si registrano anche per l’occupazione giovanile, tema tra i più strategici per la crescita in Italia. I dati Inps mostrano che dal 2014 gli addetti under 35 nella farmaceutica sono cresciuti del 16% e circa l’80% di questi ha un contratto a tempo indeterminato. Al di là delle oscillazioni in Borsa e dei grandi investimenti in tempi di pandemia, quindi, quello della farmaceutica è un settore altamente produttivo e che non smette di innovarsi per rispondere alla pressante competizione con Cina, India e Stati Uniti.

I dati si riferiscono al 2020

Fonte: Federfarma

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