Per la pastasciutta compriamo da fornitori di grano stranieri

Non ne produciamo abbastanza e lo compriamo all’estero: da Austria e Ungheria

Il grafico mostra la quantità (in kg) di frumento importata in Italia, divisa per nazionalità dei fornitori di grano dai quali ci approvigioniamo. Quelli dell’Unione Europea sono indicati in giallo scuro mentre quelli del resto del mondo in giallo chiaro.

Non produciamo abbastanza. Ecco i nostri fornitori di grano

Come si vede, i nostri principali fornitori di grano sono gli altri Paesi dell’Unione Europea. Al primo posto c’è la Francia, ci ha fornito 350.937.627 kg nel 2015 e 341.021.494 nel primo trimestre del 2016. Al secondo posto tra i paesi da cui acquistiamo grano c’è il Canada, con 328.893.012 kg nel 2015 e 382.946.781 kg nel primo trimestre 2016.

Un po’ più movimentato il terzo posto in classifica. A sorpresa, nel 2015 il terzo fornitore di grano è stata l’Austria, con 176.734.810 kg. Nel primo semestre del 2016, però, è stata superata dall’Ungheria, che ce ne ha già venduto 165.713.227 kg.

Dal resto del mondo, nel 2015 abbiamo importato in totale 1.681.427.321 kg di frumento e ne abbiamo esportati 181.508.274, soprattutto verso il Nord Africa (144.198.000 kg).

Fornitori di grano, non è questione di prezzo

fornitori di grano
Questo grafico mostra l’andamento dei prezzi all’ingrosso del grano duro, quello che si usa per fare la pasta. Come si vede, il grano duro nazionale (linea verde) costa nettamente meno del grano duro di provenienza extracomunitaria (linea rossa e linea azzurra). Confrontando i dati di questo grafico con quelli del precedente, si vede che il netto calo delle importazioni tra il 2013 e il 2014 non è dovuto a un aumento di prezzo del frumento proveniente dall’estero. Infatti, il prezzo del grano duro nazionale ha seguito più o meno lo stesso andamento del prezzo di quello importato, mantenendosi sempre più basso.

Da dove viene il grano per la pasta italiana

Il problema, quindi, è stato un altro: la produzione italiana nel periodo 2005-2015 è stata in media di 4 milioni di tonnellate, una quantità insufficiente per i bisogni dell’industria della pasta. Calcolando il  consumo apparente di grano duro, cioè la differenza tra le quantità prodotte o importate e quelle esportate,  si vede che il fabbisogno di pastasciutta è stato coperto per un 65% dalla produzione interna e per il restante 35% da importazioni dall’estero.

I dati si riferiscono al periodo gennaio 2011-marzo 2016
Fonti: Istat per le quantità, BMTI per i prezzi

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