Recovery Fund europeo, 338 miliardi a fondo perduto

Gran parte però sono prestiti, ma non tutti i Paesi dell’Ue li vogliono

I piani nazionali sull’utilizzo dei fondi europei messi a disposizione da Next Generation Eu, come il nostro Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) sono stati in gran parte sottoposti all’attenzione della Commissione Europea. Che ora dovrà esaminarli. Come si sa la parte più sostanziosa, ma anche innovativa, del piano europeo è costituita dal Recovery Fund. Si tratta di dell’insieme degli aiuti a fondo perduto e dei prestiti che Bruxelles mette a disposizione dei Paesi per aiutare la ripresa dalla crisi pandemica. E che vanno molto oltre rispetto ai soliti fondi europei del budget settennale della Commissione, che esiste da molto tempo.

Il Recovery Fund attingerà da fonti proprie della Ue aggiuntive rispetto a quelle già esistenti (contributi dei Paesi, dazi, Iva, ecc), come un prelievo sulle grandi aziende del digitale, un sistema di scambio delle quote di emissione inquinanti, una tassazione sulle emissioni di Co2. Anche se va sottolineato come questi strumenti siano ancora allo studio e protagonisti di confronti e scontri tra Paesi.

Tali risorse serviranno nello specifico a ripagare gli interessi sulle obbligazioni europee che verranno lanciate sul mercato per finanziare il piano, a tassi molto bassi. E questa è la vera novità, anche se in molti non vogliono pronunciare il loro nome si tratterà di Eurobond che da anni da più parti vengono invocati. E che contribuiranno a creare un embrione di politica fiscale autonoma europea. Nel complesso il Recovery Fund consiste in 672,5 miliardi di euro, di cui 360 sotto forma di prestiti e 312,5 di aiuti a fondo perduto. Questi ultimi, espressi in euro del 2018, corrispondono in euro correnti a 338 miliardi.

fondo perduto

Il complesso meccanismo di determinazione degli aiuti a fondo perduto

In realtà il totale sarebbe potuto essere ben superiore, quasi doppio. Perché i prestiti messi a disposizione potrebbero essere decisamente di più. Commissione e Consiglio Europeo hanno infatti deciso che i Paesi possono richiedere credito fino al 6,8% del proprio Reddito Nazionale Lordo, che si differenzia dal Pil perché a questo si aggiungono profitti, redditi, salari che un Paese realizza all’estero, e si sottraggono quelli che altri Stati realizzano all’interno del Paese.

Questo per esempio consentirebbe alla Germania di chiedere 240,9 miliardi, alla Francia di domandarne 168,4, e così via, fino ad arrivare a 951,3 miliardi solo di prestiti. Solo alcuni Paesi tuttavia hanno deciso di usare tale possibilità. Tra questi l’Italia, che come sappiamo userà tutti i 122,7 cui ha diritto, oltre naturalmente agli aiuti a fondo perduto. Che invece sono ben accetti e utilizzati da tutti gli Stati membri. Ma in questo caso la distribuzione per Paese risponde a criteri molto più complessi.

Un 70% di tali aiuti è distribuito in base alla popolazione, all’inverso del Pil pro-capite (ovvero è favorito chi ce l’ha più basso), e al tasso di disoccupazione. Il rimanente 30% è assegnato ancora sulla base della popolazione e dell’inverso del PIL pro-capite, ma a questi criteri si aggiunge il calo del Pil verificatosi nel 2020 e la variazione complessiva avvenuta nel 2020-2021. Il tutto per favorire i Paesi più colpiti dalla crisi e quelli che già risultavano tra i più fragili della Ue. E l’Italia fa indubbiamente parte di entrambe le categorie. Per questo il nostro Paese e la Spagna insieme otterranno ben 138,4 miliardi sui 338 di aiuti a fondo perduto che verranno versati . Rispettivamente 68,9 e 69,5.

Quali Paesi accettano solo gli aiuti a fondo perduto

Proprio la Spagna è però tra i Paesi che solo a queste sovvenzioni si affiderà nel proprio piano di ripresa, nonostante risulti il Paese con il crollo del Pil più pesante nel 2020. Al contrario dell’Italia, che come si sa ha aggiunto ai 68,9 miliardi di aiuti anche i 122,7 di prestiti e altri fondi governativi, componendo il piano più esteso in Europa in termini di risorse impegnate.

Oltre alla Spagna anche altri Paesi, generalmente i più ricchi, si sono limitati a chiedere solo aiuti a fondo perduto, per non fare debito. Naturalmente la Germania, che riceverà solo i 25,6 miliardi che le spettano, aggiungendone poi 2,3 propri nel piano presentato. La Francia, che ha domandato 40,9 miliardi. E poi Belgio, Danimarca, Lettonia, Lussemburgo, l’Austria, Slovacchia, Finlandia, Svezia, Paesi Bassi. 

Come l’Italia invece agirà la Grecia, che ha chiesto sia i 17,8 miliardi di aiuti a fondo perduto sia i 12,7 di prestiti che le spettano. Idem la Romania. Mentre Polonia, Portogallo, Slovenia sono in una posizione intermedia, avendo intenzione di domandare solo una parte dei prestiti.

Ma ancora non tutti i Paesi hanno presentato dei piani dettagliati. E anche i numeri del resto non sono ancora certi, in particolare per quel riguarda gli aiuti. Nel giugno 2022 saranno rivisti sulla base dei dati definitivi sule performance economiche dei Paesi nel 2020 e 2021. Se per esempio l’Italia dovesse crescere più del previsto quest’anno potrebbe ricevere meno risorse. È quello che normalmente si chiama “happy problem”. Anche se forse rovinerebbe i piani per alcuni progetti per cui gli stanziamenti sono stati già delineati nel Pnrr presentato a Bruxelles. Ma lo scopriremo tra più di un anno.

I dati si riferiscono al 2020-2021

Fonte: Parlamento Europeo

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