Il decreto Ristori costerà 5,5 miliardi di euro

Una parte dei fondi possono essere finanziati senza aumentare il deficit

Con il nuovo DPCM si inaspriscono le restrizioni contro la pandemia di Covid e si determinano ulteriori chiusure, anche se modulate secondo tre gradi diverse di severità applicabili in base alla situazione sanitaria ed organizzativa delle regioni. E già si parla di un decreto Ristori bis, a poca distanza del primo.

Ma rimane per ora in vigore solo quello di fine ottobre, che risarcisce in modo diversificato i soggetti economici che devono fermare le proprie attività. E che naturalmente ha i suoi costi per lo Stato. Il Tesoro ha stimato che questi ammontino in termini di indebitamento netto, ovvero deficit, a 5 miliardi, 553 milioni  e 96 mila euro per il 2020, ma naturalmente anche nel 2021 e gli anni successivi vi saranno dei costi. Saranno quindi nel 2021 881,4 milioni, 298 milioni nel 2022, 73 milioni nel 2023, e 21 milioni sia nel 2024 che nel 2025.

Nonostante l’attenzione mediatica si sia concentrata sulle misure di sostegno alle attività commerciali (i cosiddetti “ristori”, appunto) in realtà come spesso accade in Italia il decreto affronta in 34 articoli una serie di temi molto diversi. Oltre ai ristori vi sono le misure a favore degli operatori della cultura e del turismo, dell’agricoltura, delle associazioni sportive, nonchè la cancellazione della seconda rata dell’IMU, la proroga della Cassa Integrazione. All’interno vi sono poi anche disposizioni sull’uso dei tamponi antigenici.

Da qui l’elevato costo per lo Stato.

Il ruolo di un minor deficit rispetto a quello previsto

Tuttavia per lo stesso Tesoro questo impegno finanziario non consisterebbe in nuovo deficit, ma verrebbero utilizzati risparmi derivanti da un minore uso di stanziamenti varati per decreti precedenti e dall’aggiornamento sulle stime sull’indebitamento netto, migliore del previsto.

Per esempio una parte sarebbe la spesa finanziabile con l’attività di monitoraggio stabilita dal Decreto rilancio di maggio sui provvedimenti legati all’emergenza Covid varati fino al Decreto Agosto affinchè venisse rispettato il tetto massimo di deficit dell’11,9% sul PIL stabilito dal Governo. Il risultato è che a quanto pare secondo il Documento Programmatico di Bilancio (DPB) l’esborso è stato minore del previsto per esempio relativamente alla fiscalità attiva differita, agli acquisti di veicoli a bassa emissione, ai bonus ai lavoratori presenti in azienda in marzo, ai canoni di locazione di immobili non residenziali.

Questo effetto, quello del monitoraggio, produce un “tesoretto” perchè provoca, con le minori uscite registrate un andamento migliore del deficit sul PIL. Il deficit previsto nella Nota di Aggiornamento al DEF (NADEF) è del 10,8% del PIL, ma si stima che con i provvedimenti precedenti al decreto Ristori si arriverebbe al 10,7%, con un piccolo margine quindi utilizzabile.

Le previsioni ottimistiche del Tesoro

Da qui la previsione che grazie agli effetti di queste evidenze di bilancio tutto lo sforzo finanziario stimato sarebbe coperto senza creazione di nuovo deficit. Si tratterebbe alla fine di circa 3,3 miliardi. Nello specifico le uscite sarebbero alla fine 2 miliardi e 463 milioni e le entrate minori 864 milioni, per esempio in termini di mancato pagamento di IMU. Sono numeri diversi dai 5,5 miliardi di costo complessivo citati inizialmente perchè nel decreto stesso sono citati tagli alle misure e ai bonus precedenti che da soli vanno coprire parte degli stanziamenti.  Nel 2021 il fatto che alcune agevolazioni del 2020 sono solo proroghe di pagamenti (ad esempio alcuni versamenti di contributi) da versare l’anno successivo farebbe sì che vi sarebbero addirittura più entrate per 805 milioni assieme a più uscite per 798,4 milioni. Con qualche milione di avanzo, così come negli anni successivi.

E come detto oltre alle misure precedenti tagliate vi sono quelle non utilizzate dagli italiani, che ha consentito allo Stato di spendere meno e ora di destinare quei fondi al decreto Ristori.

Si tratta di valutazioni come sempre ottimistiche. E sono destinate a essere riviste alla luce del probabile decreto Ristori bis e del peggioramento della crisi dovuto alla seconda ondata, che forse non era stata prevista in questa misura.

Non a caso alcune forze politiche già chiedono l’innalzamento del tetto del deficit

I dati si riferiscono all’ottobre 2020

Fonte: Servizio del Bilancio del Senato

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