Aumenta il debito privato di autonomi e piccole imprese

Negativi anche i dati pre Covid19: per la prima volta dal 2011 le imprese vanno in rosso

La recessione che seguirà all’epidemia di coronavirus colpirà le diverse fasce della società non solo in base a come le restrizioni hanno impattato su di esse, quindi per esempio più il commercio e il turismo rispetto alla grande industria, ma anche in base alle condizioni di partenza, alla presenza di risparmio e di debiti nelle famiglie e nelle imprese.

E gli ultimi dati sull’indebitamento netto, ovvero sulla differenza tra debiti e risparmi dell’anno, nel 2019 non promettono molto bene per il futuro, almeno per una parte della società. Una parte molto rilevante in Italia. Quella che l’Istat chiama “famiglie produttrici”, per distinguerla dalle famiglie consumatrici. Si tratta di quelle imprese individuali produttrici di beni e servizi con massimo 5 dipendenti, spesso familiari, quindi autonomi e partite IVA o micro-aziende, attività commerciali. In un contesto di crescita rallentata del Pil nel 2019 queste sono andate in negativo, ovvero i debiti di quell’anno hanno superato i risparmi di 862 milioni. Nel 2018 era il contrario, le famiglie produttrici erano in positivo di un miliardo e 872 milioni, già comunque in deciso calo rispetto ai 4 miliardi e 257 milioni.

Il debito privato delle aziende rimane limitato

Questi dati erano in controtendenza con quelli delle aziende e delle famiglie consumatrici. Queste ultime anzi hanno continuato a creare risparmio. Che nel 2019 nel loro caso ha superato i debiti di 23 miliardi e 621 milioni, più di quanto abbiano fatto nel 2018, 23 miliardi e 256 milioni.

Se la sono cavata bene anche le aziende non finanziarie, ovvero le società a responsabilità limitata, per azioni o quelle individuali ma con più di 5 dipendenti, quindi più slegate dall’opera della sola famiglia proprietaria. In questo caso il risparmio creato è stato di ben 17 miliardi e 44 milioni, il doppio rispetto agli 8 miliardi e 514 milioni del 2018. Non hanno raggiunto le società finanziarie, quindi le banche e le assicurazioni e simili, in cui l’accreditamento netto è stato di 40 miliardi e 615 milioni l’anno scorso, tuttavia con un calo di circa 7,5 miliardi sul 2018 e di 9,5 sul 2017.

Nel complesso il settore privato è rimasto in attivo nel 2019, ma meno che nel 2018, proprio a causa delle performance peggiori delle banche e delle piccole attività familiari. A compensare questi dati il minore indebitamento netto dello Stato, che è sceso l’anno scorso a 29 miliardi e 301, con un miglioramento anche migliore delle attese, rispetto agli anni precedenti. Con la recessione dovuta al coronavirus certamente questi ultimi numeri, quelli relativi alle amministrazioni pubbliche, saranno stravolti. La scommessa sarà non peggiorare in modo irrimediabile anche quelli dei più vulnerabili nell’ambito privato.

Fonte: ISTAT

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