Patrimonio pubblico: perché l’Italia è fallita

patrimonio pubblico

Ecco che cosa succede se si confronta il debito pubblico con le proprietà dello Stato

Che il debito pubblico italiano, nonostante le promesse, continui ad aumentare non è un mistero. Ciò che non si sa è che se da una parte le passività finanziarie del bilancio statale crescono sempre di più, creando una zavorra non da poco per i conti pubblici, dall’altra, a complicare le cose ci si mettono anche le attività, cioè il patrimonio pubblico, il cui valore, nel complesso, scende.

Italia fallita: il debito pubblico

Questo porta ad uno scenario da brivido: basta guardare i numeri per concludere che se l’Italia fosse una società i suoi bilanci sarebbero già sulla scrivania di un giudice di un tribunale fallimentare. Se lo merita? Gli italiani se lo meritano? Questo è un affascinante dibattito, ma ora vediamo cosa dicono i numeri.

Ecco che cosa mostra il rendiconto generale dello Stato nel quinquennio dal 2010 al 2014 compilato dal ministero dell’Economia (dipartimento della Ragioneria generale dello Stato).

Il grafico sopra mostra in maniera inequivocabile il lento ma costante aumento delle passività del bilancio del nostro Paese. Nel dettaglio, se a fine 2010 viaggiavano intorno a quota 2.250 miliardi di euro, nel 2012 si sono portate a ridosso di 2.500 per poi superare questa soglia tra il 2013 e il 2014, anno in cui il dato si è attestato a 2.660 miliardi. Ma cosa si intende per passività finanziarie dello Stato? La voce è composta principalmente dal debito pubblico, soprattutto Btp emessi dall’Italia, e dai debiti di Tesoreria.

Quant’è il patrimonio pubblico italiano

Non ci sarebbe nessun problema se all’interno del bilancio dello Stato le attività aumentassero di pari passo. Invece non è così. Il totale delle attività, che tra il 2010 e il 2011 viaggiava intorno ai 750 miliardi, tra il 2012 e il 2013 si è portato a ridosso di 1.000 miliardi, salvo poi scendere a quasi 969 miliardi alla fine del 2014. In particolare, le attività finanziarie, rappresentate principalmente dal conto di cassa, i crediti di Tesoreria e le partecipazioni statali, sono diminuite da 704 miliardi nel 2013 a 669 nel 2014.

Le attività non finanziarie, che comunque hanno un peso nettamente minore e che sono fondamentalmente rappresentate dai beni patrimoniali mobili e immobili, sono salite leggermente da 295 a quasi 300 miliardi. Resta il fatto, ed è questo il punto, che tutte le attività statali alla fine del 2014 non valevano nemmeno 1.000 miliardi, quando invece le passività si attestavano a un valore ben oltre il doppio, 2.660 miliardi.

I dati si riferiscono al: 2010-2014
Fonte: Ministero del Tesoro

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