Urbanizzazione in Italia, ecco i 15 comuni più cementificati

In testa Casavatore, Arzano e Melito, nel napoletano. Al Nord primo è Lissone

Non vi sono boschi né prati, e i campi coltivati, i parchi e i giardini pubblici sono pochissimi. La quasi totalità del territorio è occupata da costruzioni, che siano abitazioni private o strutture pubbliche. È questo il panorama dei comuni italiani più cementificati, vittime di una urbanizzazione in Italia che ha proceduto senza regole e senza criterio. Secondo l’ultimo report sul consumo di suolo del Snpa (Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente), cui fanno capo l’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione la Ricerca Ambientale) e le agenzie regionali Arpa, il cemento continua a dilagare in Italia, soprattutto al Sud e soprattutto nel Napoletano. Ci sono città dove la copertura artificiale supera, come si vede nella nostra infografica, il 60%, il 70%, l’80%, e persino il 90% del territorio.

Dove e quali sono i comuni italiani più cementificati

A Casavatore, per esempio, il 90,9% del territorio comunale è coperto da cemento delle costruzioni o dall’asfalto delle strade. Si tratta di un piccolo centro immediatamente a Nord di Napoli, di solo 1,53 kmq (119 volte meno di Milano), in cui vivono 18.683 persone secondo i dati del 2019. Non è un caso che oltre a essere al primo posto tra i comuni italiani più cementificati sia in cima anche alla classifica di quelli più densamente popolati, con ben 12.211 abitanti per kmq, contro una media italiana di 196.

Ma tutta l’area dell’hinterland napoletano è caratterizzata da questo enorme affollamento. Dopo Casavatore, infatti, vi è Arzano, anch’esso nella cintura settentrionale di Napoli, dove a essere costruito è l’83,2% del territorio. Segue Melito di Napoli, a pochi chilometri di distanza, con l’81,2%, e la vicinissima Cardito, con il 73%.

La confusa urbanizzazione in Italia

Come si può notare nella nostra infografica, tra i 15 comuni italiani più cementificati non figurano municipi che non sorgano in Lombardia e Campania. Sono queste, infatti, le due regioni più densamente popolate e qui vi sono le aree metropolitane più grandi, quelle di Milano e di Napoli.  Dopo quelli campani, infatti, nella classifica dei comuni più cementificati c’è Lissone, in provincia di Monza e Brianza dove ad essere ricoperto dal cemento è il 71,3% del territorio. Tra i primi dieci compare anche Sesto San Giovanni, nell’hinterland milanese, con il 68,8%, e poi, al 14esimo posto, Corsico, a sud ovest del capoluogo lombardo, con il 65,8%.

Urbanizzazione in Italia, il caso Lombardia

Al 12esimo posto c’è la piccola Lallio, che sorge appena fuori Bergamo, e che ha vissuto negli ultimi decenni una grande espansione urbanistica. Qui il cemento e l’asfalto occupano il 67% della superficie comunale. Sono però i comuni del napoletano a rappresentare la maggioranza di quelli che figurano in questo triste ranking. Tra questi anche Frattaminore, Casoria, Torre Annunziata, Portici, Frattamaggiore, tutti con più di due terzi del territorio coperto da costruzioni o strade.

urbanizzazione in Italia

Tra le grandi città Torino supera Napoli

Se invece volessimo confrontare la situazione delle metropoli avremmo delle sorprese. Non sono Milano o Napoli i grandi comuni italiani più cementificati, ma Torino. Nel capoluogo piemontese il consumo di suolo è del 65%, maggiore di quello di Napoli, 62,9%, e di Milano, 58,2%. Ben più bassa, invece, la percentuale della superficie comunale costruita a Roma: solo il 23,5%. Ma in questo caso, oltre alla presenza di grandi aree destinate a parco pubblico conta anche il fatto che i confini della città sono stati estesi enormemente per inglobare larghe porzioni di campagna, a differenza di quanto accaduto a Milano, Napoli o Torino.

Un altro esempio positivo ed eccezionale è quello di Venezia, dove il consumo di suolo è solo del 17,2%. All’interno della superficie comunale complessiva, però, sono contate anche parte delle acque interne della laguna, su cui ovviamente non si costruisce nulla.

In Val d’Aosta più verde che cemento

Se qualcuno poi volesse cercare le località in cui a farla da padrone è il verde dovrebbe salire lungo le vallate e i crinali delle montagne della Val d’Aosta e del Piemonte. È Bionaz, a poco meno di 40 km da Aosta, al confine con la Svizzera, a essere il comune con il minor consumo da suolo in Italia, solo dello 0,25%. E’ a 1.600 metri sopra il livello del mare e ospita solo 220 anime su una superficie di ben 142,09 kmq, più estesa di quella di Torino o di Napoli, ma in questo caso è occupata quasi solo da pinete e cime rocciose.

Pochissime le case, in rapporto all’ampiezza del territorio, anche a Noasca, in provincia di Torino, che sorge in parte nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, a Rhêmes-Notre-Dame, anch’essa in Valle d’Aosta, e poi a Carcoforo, sulle alpi vercellesi, e Pietraporzio, nel cuneese. Si tratta di piccolissimi comuni, che, a differenza di altri nella regione alpina, non sono stati quasi interessati dallo sviluppo turistico, e anche per questo ora presentano un consumo di suolo quasi inesistente, uguale o inferiore allo 0,3%.

Per ogni italiano ci sono 359mq di asfalto o cemento

La gran parte della popolazione però, non vive né nei 15 comuni italiani più cementificati né a Bionaz o Noasca. Quale è quindi la situazione dell’urbanizzazione in Italia? Secondo il Snpa in Italia sono più di 21mila i chilometri quadrati ricoperti da case, infrastrutture o strade, quasi quanto l’intera Lombardia, il 7,1% di tutto il territorio nazionale. Per ogni italiano vi sono 359 mq, quanto quattro trilocali, di suolo consumato. Nel 2015 erano 349 e questo vuol dire che il processo di incremento della distruzione dell’ambiente naturale, iniziato molti decenni fa, è continuato, anche se a un ritmo più rallentato a causa della stagnazione economica e demografica e, di recente, del Covid.

Cosa succederà nel 2050

Gli analisti prevedono che se questo trend dell’urbanizzazione in Italia fosse confermato anche in futuro nel 2050 vi sarebbero altri 801 kmq interessati dal consumo di suolo. Non sembra una cifra enorme, ma vi è da considerare che nello stesso lasso di tempo la popolazione del nostro Paese, si stima, è destinata a diminuire, non ad aumentare. Ciò significa che ogni cittadino porterà su di sé il peso di una sempre maggiore quantità di asfalto e cemento.

I dati si riferiscono al: 2020

Fonte: Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) 

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