Pensioni Inps, il buco 2017 sarà di 5,8 miliardi

Drammatico bilancio di previsione. Aumentano ancora i trasferimenti statali: 107 miliardi

E’ abbastanza normale credere che le proprie pensioni saranno pagate dai contributi che ognuno “mette da parte” adesso. Invece non funziona così, basta guardare il bilancio Inps.

Come funziona il bilancio Inps

E non solo perché in realtà i contributi pagati oggi vanno in un fondo che paga la previdenza degli attuali pensionati e non solo perché domani la pensione di chi lavora oggi arriverà dai contributi di chi in quel momento starà lavorando, ma soprattutto perché in realtà da sempre i contributi, i nostri o degli altri, dei lavoratori del passato e presumibilmente del futuro, semplicemente, non bastano.

E l’ultimo bilancio previsionale dell’Inps ce lo mostra. Per pagare le pensioni Inps è sempre più necessario ricorrere all’intervento dello Stato, ovvero delle tasse. Per il 2017 è previsto che le entrate dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale dovranno essere abbondantemente rinforzate dai trasferimenti pubblici ovvero, appunto, dalle tasse.

Le pensioni sono pagate dalle tasse

Nel grafico sopra sono esplicitate le entrate correnti dell’Inps dal 2012 con le voci principali che costituiscono la quasi totalità del bilancio. Come si vede vi è stata una crescita ogni anno, fino a raggiungere il totale di 330 miliardi e 865 milioni di euro. Il grafico sotto mostra, invece, la crescita degli incassi dell’Inps in termini di differenza tra il 2012 e il 2017 in base alle varie voci che abbiamo preso in considerazione.

Come si vede, la crescita delle entrate dell’Inps, complessivamente, nel 2017 rispetto al 2012, è dell’8,03%, superiore a quella del Pil, anche nominale, che fino al 2014 è stata negativa e dopo solo debolmente positiva.

Che cosa sono le entrate contributive

La cosa più interessante è che però le entrate contributive, ovvero quelle che effettivamente provengono dai contributi versati dai lavoratori di oggi, sono solo una parte del totale. Nel 2017 saranno presumibilmente 219 miliardi e 287 milioni, in crescita rispetto al 2016 e agli anni precedenti, ma non di molto. Rispetto al 2012 l’aumento è del 5,39%, soprattutto grazie al balzo di 3,8 miliardi tra 2015 e 2016. Le entrate proprie dell’Inps, derivanti da redditi propri, da vendita di beni e servizi, sono briciole, tra l’altro stagnanti negli anni.

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E di conseguenza praticamente tutto ciò che manca proviene proprio da trasferimenti dall’esterno, che nella grandissima parte dei casi sono trasferimenti dello Stato centrale. Ben 107 miliardi e 371 milioni nel 2017. In crescita di più di 2 miliardi rispetto al 2016.

La crescita dei trasferimenti statali nel bilancio del 2017 rispetto al consuntivo 2012 è del 14,47%. Un aumento dunque decisamente più alto di quello di tutte le altre voci importanti. In altre parole l’Inps sta in piedi solo perché lo Stato usa le tasse di tutti per salvarlo ogni anno.

Quant’è la spesa per le pensioni

La dipendenza dell’Inps dallo Stato è ancora più evidente osservando la proporzione delle entrate. Il 32,45% delle entrate dell’ente guidato da Tito Boeri proviene dalle casse pubbliche. Nel grafico sotto vediamo le stesse voci di prima, in percentuale.

Fatto 100 il totale del flusso in entrata, i contributi dei lavoratori, sia che siano pagati da loro o dalle imprese che li impiegano, costituiscono (nel 2017 “costituirebbero”) il 65,94%, ma erano il 67,53% nel 2012. Di fatto le diverse riforme, come il passaggio al sistema contributivo che commisura la pensione ai contributi effettivamente versati, non sono riuscite ad aumentare il peso dei contributi. C’è, cioè, sempre più bisogno dello Stato, come e più di quando si andava in pensione con il retributivo, quando contavano gli ultimi stipendi, e non quello che si era effettivamente versato.
Infatti i trasferimenti dalle tasse dei cittadini passano dal 30,74% del totale del 2012 al 32,45% del 2017.
E non potrebbe che essere così.

L’Inps può fallire?

Nonostante questa iniezione di fondi statali però il disavanzo corrente dell’Inps non è andato migliorando, anzi, visto che, come mostra il grafico sotto, la differenza tra entrate e uscite correnti è prevista che aumenti nel 2017, di circa 2,5 miliardi, raggiungendo i 5 miliardi e 825 milioni, dopo anni di calo. E questo, è bene ricordarlo, dopo i trasferimenti statali.

Insomma, evidentemente l’invecchiamento della popolazione è una forza più potente delle riforme. Crescono le persone che giungono all’età in cui maturano la pensione di vecchiaia e allo stesso tempo rimangono in vita più anziani di prima. E la crescita dei contributi, complice probabilmente la decontribuzione dei nuovi assunti e l’aumento del numero di pensioni di anzianità e delle pensioni di vecchiaia, non è sufficiente a mantenere i conti in ordine.
Anzi, questi peggiorano e solo attingendo sempre più alle tasche degli italiani si riesce a chiudere il bilancio dell’Inps, in passivo tra l’altro. Fino a quando?

I dati si riferiscono al: 2012-2017

Fonte: Bilancio di previsione Inps

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