Le imprese che pagano più tasse in Italia: Eni è prima

Nel 2020 ha versato 2,65 miliardi di euro, ma è crollo delle entrate

Tra le imprese che versano più tasse in Italia Eni è sempre stata prima negli ultimi 4 anni: la multinazionale partecipata dallo Stato ha pagato più imposte di tutti tra il 2017 e il 2020. Il calcolo delle tasse che si devono pagare in Italia non è mai semplice, soprattutto se si tratta di grandi aziende. Queste devono fare i conti, letteralmente, con leggi e regolamenti sempre diversi, deroghe a quelli già esistenti, detrazioni, anticipazioni e proroghe. È questo uno dei motivi per cui da un anno all’altro cambia anche sensibilmente l’ammontare di quanto versato, e di conseguenza la classifica delle imprese che versano di più.

Chi paga più tasse sulle imprese

Abbiamo quindi esaminato gli ultimi bilanci di quelle che secondo il report più recente di Mediobanca sono le aziende più grandi d’Italia a livello di fatturato. Con 62,6 miliardi di euro di ricavi nel 2020 è Enel a risultare la più importante, seguita da Eni, con 44, e poi da Gse (Gestore dei Servizi Elettrici), con 26,3. Seguono Fca Italy, con 20 miliardi, e poi Telecom Italia (15,6), Leonardo (13,4), e Ferrovie dello Stato (10,5). Tutte hanno visto le proprie entrate in calo nell’anno più duro della pandemia, a volte in modo vistoso, come nel caso di Eni, che ha perso ben 25,9 miliardi. E le tasse pagate hanno seguito generalmente lo stesso trend al ribasso.

Tasse sulle imprese, cosa è accaduto nel 2020

È soprattutto il caso di Telecom Italia, la più grande impresa italiana del settore telecomunicazioni che aveva pagato nel 2017, 2018 e 2019 rispettivamente 490, 375 e 513 milioni di euro a livello di gruppo, ma nel 2020 ha registrato quelli che si definiscono “proventi per imposte” per  5 miliardi e 955 milioni. Ovvero le tasse sono risultate un guadagno e non un costo.

Cosa è successo? Il motivo è legato alla pandemia e molto tecnico. L’azienda ha approfittato di una novità introdotta dal Decreto Agosto del 2020, che ha abbassato al 3% (prima era del 10% o 12%) l’imposta sostitutiva sulla rivalutazione dei beni aziendali. Valutare di più un proprio asset vuol dire rafforzare il patrimonio dell’impresa, ma si paga una tassa su questa operazione, tassa che è stata resa meno salata per favorire i bilanci aziendali già in sofferenza per la crisi pandemica.

Telecom Italia ha iscritto nel proprio bilancio nel 2020 il risparmio di tassazione di cui godrà nei prossimi anni a causa del provvedimento dell’esecutivo. Il risultato è una voce attiva di 5 miliardi e 995 milioni assolutamente straordinaria e irripetibile.

Quante tasse paga l’Eni

Meno stravolgimenti, ma comunque cambiamenti significativi, hanno interessato il conto economico di Eni ed Enel, le due imprese più grandi del Paese. La prima ha versato all’erario ben 2 miliardi e 650 milioni. Si tratta della cifra più grande pagata da una singola azienda, più bassa di quella corrisposta nel 2019, 5 miliardi e 591 milioni di euro, nel 2018 (5 miliardi e 970 milioni) e nel 2017 (3 miliardi e 467 milioni).

La ragione sta nel calo sia del fatturato che dell’utile di Eni. L’utile operativo, in particolare, che nel 2018 sfiorava i 10 miliardi e nel 2019 era di 6 miliardi e 432 milioni di euro, è diventato una perdita di 3 miliardi e 275 milioni. Fatale è stato il netto calo dei ricavi, che sono scesi da 69 miliardi e 881 milioni di euro a 43 miliardi e 987 a causa del crollo dei prezzi dell’energia nell’anno dei lockdown e del blocco delle attività produttive. Il più che dimezzamento delle tasse pagate è dunque una conseguenza naturale della crisi economica dello scorso anno.

tasse imprese

Quante tasse paga l’Enel

Come si vede, la classifica delle tasse più alte pagate dalle imprese in Italia non segue esattamente quello dei fatturati. Enel, infatti, è prima per quanto riguarda i ricavi, ma seconda per quanto riguarda le imposte. Nel 2020 ne ha pagate per un miliardo e 841 milioni. A differenza di altre aziende in questo caso siamo davanti a un aumento delle tasse versate che nel 2019 erano state di 836 milioni. L’anno scorso sono tornate all’incirca ai livelli del 2017 e 2018, quando erano ammontate rispettivamente a un miliardo e 882 milioni di euro e un miliardo e 852 milioni.

La ragione è che Enel è stata tra le poche imprese che ha avuto nel 2020 risultati economici migliori rispetto al 2019. Non dal punto di vita del fatturato, diminuito di 16,7 miliardi, ma da quello dell’utile operativo, cresciuto di 1,1 miliardi, principalmente grazie a una riduzione dei costi energetici che l’azienda sostiene.

Le tasse pagate dalle più grandi imprese pubbliche

A livello di ricavi tra le più grandi del Paese ci sarebbe anche Fca Italy, che secondo i dati di Mediobanca ha realizzato un fatturato di 20 miliardi nel 2020. Tuttavia a causa della fusione con Psa in Stellantis non è presente un bilancio consolidato dell’impresa che descrivi quali siano le imposte pagate allo Stato italiano dalla casa automobilistica, anche se, comunque, di fatto non può più essere definita come un’azienda italiana.

Mentre lo sono completamente Gse (Gestore dei servizi energetici), Leonardo e Ferrovie dello Stato, che anzi sono possedute o controllate dal Tesoro. La prima nel 2020 ha pagato 479 milioni di euro di imposte, meno che nel 2019 (584 milioni) e nel 2018 (940 milioni). Il calo è stati causato da un minore utile, dovuto non tanto a un fatturato inferiore, ma a proventi da partecipazione in altre imprese più bassi che si sono quasi dimezzati in due anni.

Le tasse pagate in Italia dalle altre due importanti imprese statali sono però in confronto quasi inesistenti.  Leonardo ha versato solo 12 milioni l’anno scorso, meno di un decimo rispetto al 2019. Del resto si è più che dimezzato, passando da un miliardo e 153 milioni di euro a 517 milioni, l’utile operativo, a causa di maggiori costi che Leonardo stesso definisce “non ricorrenti”.

Le Ferrovie hanno versato solo un milione nel 2020

Le Ferrovie dello Stato sono state colpite ancora più duramente dalla pandemia. Nelle settimane più dure si sono praticamente fermate. E hanno visto il proprio utile prima delle imposte, che era di 653 milioni di euro nel 2019, scomparire e diventare una perdita di 561 milioni l’anno scorso. Non stupisce quindi che le tasse siano passate da 60 milioni a 1 solo. La speranza delle imprese che la ripresa faccia crescere oltre il Pil anche fatturati e utili è certamente condivisa anche dal Tesoro, perché insieme a essi riprenderanno a salire anche le imposte e il gettito dello Stato.

I dati si riferiscono al 2017-2020

Fonte: Bilanci delle imprese

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