Ogni studente costa all’Italia 8.200 euro all’anno

Meglio solo di Spagna e Portogallo. La Germania non fa tagli alla scuola e investe 10.695

Lo Stato italiano spende per ogni studente che frequenta una scuola pubblica 8.200 euro all’anno. Troppo poco, se si fa il confronto con gli altri Paesi del mondo presi in esame dall’Ocse fino al 2015 (l’ultimo dato disponibile). Anche la spesa complessiva di fondi pubblici per l’istruzione è fra le più basse: l’Italia non va oltre il 7,2% dell’intera spesa pubblica, pari al 3,6% del Pil.

La spesa pubblica per studente

Il grafico sopra mostra quanto investe ciascun Paese in spesa pubblica per studente. In testa c’è il Lussemburgo, con una spesa pubblica pro capite che sfiora i 20mila euro. Una cifra da capogiro che comprende l’intero ciclo di studi, dalla scuola primaria all’università. In seconda posizione ci sono gli Stati Uniti con 14.553 euro e subito dopo la Norvegia 13.837 euro.

Per trovare l’Italia bisogna guardare oltre la metà del grafico. Con 8.200 euro, ci poniamo ben al di sotto della media Ocse (9.247 euro). Questo divario è più contenuto se si considera solo la scuola primaria (poco più di 100 euro di differenza), mentre aumenta all’università: comprese le attività di ricerca, l’Italia spende 9.913 euro all’anno, quasi 4mila in meno rispetto alla media Ocse.

Peggio di noi fanno il Portogallo e la Spagna, entrambi poco sopra gli 8mila euro, e diversi Paesi dell’est Europa. In coda c’è il Messico: qui la spesa annua per studente è di 3.182 euro, addirittura 6 volte inferiore a quella del Lussemburgo.

Le variazioni della spesa pubblica per studente

Il report dell’Ocse analizza anche quanto è variata la spesa annua per studente negli ultimi anni. Il grafico sotto prende in considerazione il periodo 2008-2015 (l’ultimo disponibile) nei cinque Paesi più popolosi dell’Unione europea (Italia, Francia, Spagna, Germania, Regno Unito).

L’unico Paese dove gli investimenti pubblici nella scuola sono cresciuti senza sosta è la Germania. Nonostante la crisi economica che ha travolto l’Europa nel 2011, i tedeschi in 7 anni hanno aumentato la propria spesa annua per studente del 33,1%. Bene anche gli inglesi, con un boom del 28,2% registrato a partire proprio dal 2011.

Italia, Francia e Spagna, invece, in concomitanza alla crisi dei debiti sovrani hanno fatto tutte dei tagli all’istruzione. I più penalizzati sono stati gli studenti spagnoli: la spesa pro capite di Madrid è iniziata a calare a partire dal 2009 e ha raggiunto il punto più basso nel 2014 (-10,7% in sei anni). Il primo segnale di ripresa è arrivato solo nel 2015.

Quanto pesa l’istruzione sui conti pubblici

La classifica stilata dall’Ocse sembra capovolgersi se si guarda a un altro dato, cioè a quanto incide l’istruzione sulla spesa pubblica di ciascun Paese. Con il 7,2%, infatti, l’Italia è in terzultima posizione prima di Ungheria e Grecia. Anche il Lussemburgo precipita in coda alla classifica (8,1%), mentre salgono in testa Nuova Zelanda, Cile e Messico, tutte sopra il 17%. Cosa significa? Che questi Paesi spendono quasi un quinto dei propri fondi nella scuola, ma non sempre questo si traduce in una maggiore efficienza del sistema educativo.

I dati si riferiscono a: 2008-2015

Fonte: Ocse

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