Sostegni all’economia, valgono il 42,3% del Pil in Italia

Sorpresa: se consideriamo anche le garanzie siamo secondi al mondo negli aiuti

Solo il Giappone ha fatto meglio. Può sembrare strano, ma l’Italia è il secondo Paese del mondo per le risorse impegnate in sostegni economici in risposta alla pandemia in rapporto al Pil. Lo dicono i dati del Fondo monetario internazionale. Dobbiamo precisare che questi dati non prendono in considerazione solo i finanziamenti diretti, ma anche le garanzie al credito. E non tengono in considerazione del piano Biden varato negli Stati Uniti a febbraio (arrivano a dicembre 2020).

Pochi probabilmente avrebbero immaginato possibile il livello di spesa in deficit che ha caratterizzato le economie mondiali nel 2020 per rispondere all’emergenza scatenata dalla pandemia. Le risorse impegnate in sostegni economici hanno fatto decollare i debiti di quasi tutti i Paesi. Anche laddove, come in Europa, l’attenzione agli equilibri finanziari e allo stato di salute dei conti pubblici negli ultimi decenni è stata massima.

Sostegni all’economia, qual è stato il Paese più generoso?

Ma vediamo meglio questi dati. Se consideriamo come sostegni economici  non solo la spesa diretta da parte dei governi, ma anche le garanzie al credito, i prestiti da parte dello stato, gli investimenti pubblici in equity da parte dello Stato, allora solo il Giappone ha speso più dell’Italia in proporzione al Pil, 44% rispetto al nostro 42,3%. Cifre molto più alte di quelle medie dei Paesi avanzati, dove si arriva in realtà al 24%.

Media che è stata superata anche in Germania e nel Regno Unito, in cui si è arrivati al 38,9% e al 32,4% del Pil. La Francia ha impegnato invece il 23,5%, e gli Usa anche meno, il 19,2%. Si tratta in questo caso delle misure messe in campo dall’amministrazione Trump, non ancora degli interventi di Biden, visto che la fonte di tali dati, il Fondo Monetario, si fermano al dicembre 2020.

sostegni economici

Sostegni economici, il caso italiano

Come si è detto i sostegni economici possono essere di diverso tipo, diretti, quando lo Stato eroga sussidi e come si dice mette soldi nelle tasche dei cittadini più colpiti dalla crisi, o indiretti, tramite per esempio garanzie al credito. È importante distinguere anche perché il confronto tra l’azione dei diversi Paesi cambia molto se ci si riferisce agli uni o agli altri.

Ed è evidente che l’Italia scivola di molte posizioni nella classifica dei Paesi più interventisti se parliamo solo della spesa diretta. I 112 miliardi messi in campo nel 2020 sono meno di quelli spesi dalla gran parte degli altri sia in valore assoluto che in proporzionale al Pil dell’Italia. Rappresentano il 6,8% del nostro prodotto interno lordo, una percentuale piuttosto ridotta rispetto al 12,68% medio dei Paesi avanzati, all’11,03% tedesco, dove si arriva a 367 miliardi di euro, e soprattutto alle percentuali molto superiori di diversi Paesi extra-Ue, come gli Usa e l’Australia, dove lo Stato ha erogato verso cittadini e imprese in modo diretto rispettivamente il 16,7% e il 16,2%, mentre in Giappone si è giunti al 15,6%.

Hanno speso meno di noi i Paesi dell’Est e quelli scandinavi, dove la pandemia ha colpito meno o vi sono state meno restrizioni. E la Spagna, in cui lo sforzo più diretto e immediato dello Stato non è andato oltre il 4,1% del Pil l’anno scorso.

Le garanzie al credito

L’Italia ha decisamente puntato su altro. Più che in spesa in cassa integrazione e ristori alle piccole imprese e ai professionisti in difficoltà, che pure ci sono stati, ma in misura minore che altrove, il governo italiano ha superato gli altri in interventi indiretti. Prima di tutto in garanzie al credito. Sono stati messi sul piatto 579 miliardi, che rappresentano la grandissima maggioranza della spesa indiretta italiana, cui vi sono da aggiungere solo i 3,3 miliardi di investimenti in Alitalia. La Germania ha iniettato nell’economia 926 miliardi di interventi dello stesso tipo, ma in percentuale sul PIL si tratta di meno di quanto fatto dall’Italia, 27,8% contro 35,5%. In generale sono i Paesi Ue e il Giappone quelli che hanno preferito queste tipologie di sostegni economici ai sussidi diretti.

Sostegni all’economia, i Paesi a confronto

Negli Usa rappresentano solo il 2,4% del Pil per esempio. E la ragione sembra chiara. Le garanzie al credito sono soldi potenziali, non vanno a incidere direttamente sul deficit, se non quando eventualmente venissero spesi in caso di un credito non rimborsabile. E i Paesi più indebitati, come l’Italia o il Giappone appunto, o quelli che sono più attenti al debito, come la Germania, hanno ritenuto meno impattante usare questi strumenti.

La conseguenza è che però vi è stato un livello di assistenza a chi ha più sofferto la crisi inferiore a quello possibile altrove. Dove l’arrivo di soldi direttamente sul conto corrente ha fatto più effetto sia sui redditi della famiglia o dell’azienda coinvolta, sui su quelli nazionali. In Italia infatti gli interventi pubblici hanno evitato un crollo del Pil che sarebbe stato secondo i calcoli del 20%, limitandolo all’8,9%. Ma in Usa il prodotto interno lordo è sceso molto meno, del 2,3%, contro un calo potenziale senza sostegni economici di ben il 25%.

I dati si riferiscono al 2020

Fonte: Fmi

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